MILANO – Un’articolata associazione a delinquere, specializzata in truffe ai danni di persone anziane e vulnerabili attraverso la tecnica del “falso carabiniere”, è stata smantellata dai Carabinieri del Comando Provinciale di Milano. L’operazione, convenzionalmente denominata “Altro Mondo”, ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 21 persone, accusate a vario titolo di associazione per delinquere, furti, ricettazione, riciclaggio e autoriciclaggio. Il valore complessivo dei beni sottratti ammonta a circa 2,5 milioni di euro.
L’INDAGINE “ALTRO MONDO”
L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano e condotta dal Nucleo Investigativo, è stata avviata nel 2023 in risposta a una preoccupante recrudescenza di reati predatori, in particolare furti, rapine e truffe, commessi prevalentemente ai danni di soggetti deboli. Le investigazioni, supportate da attività tecniche, metodi tradizionali e una proficua cooperazione internazionale, hanno permesso di delineare i contorni di un gruppo criminale di matrice sinti, con una solida “base operativa” nel quartiere di Muggiano, alla periferia ovest di Milano.
Da qui, secondo gli inquirenti, venivano pianificati i colpi e gestita l’intera filiera illecita, che non si limitava ai furti ma includeva sofisticate operazioni di ricettazione e riciclaggio della refurtiva, spingendosi fino in Svizzera e Belgio.
IL MODUS OPERANDI: LA TRUFFA DEL “FALSO CARABINIERE”
Il metodo utilizzato dalla banda era collaudato e particolarmente odioso, in quanto faceva leva sulla fiducia dei cittadini verso le Forze dell’Ordine. I criminali individuavano le loro vittime, quasi sempre anziani soli, e le avvicinavano mentre rientravano nelle proprie abitazioni. Qualificandosi come Carabinieri, esibendo falsi distintivi e utilizzando un gergo credibile, riuscivano a conquistare la loro fiducia e a farsi aprire la porta di casa.
Una volta all’interno, con abili manovre diversive, mentre un complice distraeva la vittima, gli altri perlustravano l’appartamento, sottraendo in pochi istanti denaro, gioielli, orologi di lusso e altri oggetti di valore, lasciando le persone derubate in uno stato di confusione e shock. Le indagini hanno permesso di attribuire al gruppo la responsabilità di almeno 12 furti, di cui 10 perpetrati con questa specifica tecnica.
LA STRUTTURA CRIMINALE E IL RICICLAGGIO INTERNAZIONALE
Il gruppo, identificato come la famiglia sinti dei Lafleur, aveva una struttura ben definita. Al vertice, secondo quanto emerso, vi sarebbe stata una donna di 96 anni, Caterina Ussi, capostipite della famiglia, che avrebbe avuto il ruolo di sorvegliare la base logistica di via Muggiano 25. Per lei sono stati disposti gli arresti domiciliari. Tra gli indagati figura anche un agente di polizia, compagno di una delle arrestate, accusato di aver fatto da “palo” durante un colpo e ora sottoposto all’obbligo di dimora.
La refurtiva, una volta raccolta, veniva trasportata all’estero, spesso utilizzando un camper come copertura per eludere i controlli. I gioielli e i preziosi venivano poi “ripuliti” grazie alla complicità di gioiellerie e negozi “compro oro” compiacenti in Svizzera e Belgio, per essere reimmessi sul mercato. Alle accuse di furto si aggiungono infatti 15 episodi di ricettazione, 8 di riciclaggio e 2 di autoriciclaggio.
LE MISURE CAUTELARI E I SEQUESTRI
L’operazione, scattata l’11 dicembre, ha portato all’applicazione di 21 misure cautelari emesse dal GIP del Tribunale di Milano. Nello specifico:
- 6 persone sono state condotte in carcere.
- 9 persone sono state poste agli arresti domiciliari.
- 5 persone sono state sottoposte all’obbligo di dimora.
- 1 indagato era già detenuto per altra causa.
Nel corso delle perquisizioni, eseguite anche in Svizzera con la collaborazione dell’Ufficio Federale della Dogana e della Sicurezza dei Confini, è stato sequestrato un ingente patrimonio. Sono stati rinvenuti circa 43.000 euro in contanti, numerosi orologi di lusso, lingotti d’oro, borse firmate e monili preziosi. Inoltre, sono state sequestrate apparecchiature tecniche come radio trasmittenti, scanner per l’individuazione di microspie e due pistole scacciacani. Già durante le fasi precedenti dell’indagine, erano stati sequestrati beni per un valore di circa 500.000 euro, tra cui 15.000 euro in contanti trovati in un controsoffitto, gioielli e una pistola a salve.
