Roma – Un’offensiva decisa, senza mezzi termini, quella lanciata dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, contro il dilagante fenomeno dell’ultra-fast fashion. Durante un incontro al Mimit dedicato al “Tavolo della Moda”, il ministro ha usato parole forti, paragonando l’importazione massiccia di prodotti cinesi a basso costo a “un’invasione di cavallette senza precedenti”. Questa ondata, ha sottolineato Urso, rappresenta “una minaccia diretta alla sicurezza, alla salute e ai diritti dei consumatori”, raggiungendo dimensioni “insostenibili” che sarebbero anche una conseguenza indiretta dei dazi imposti dagli Stati Uniti alla Cina.

Un Pacchetto di Misure a Difesa del Made in Italy e dei Consumatori

Di fronte a un’assemblea composta dai principali attori del settore moda, incluse associazioni di categoria e organizzazioni sindacali, il Ministro Urso ha illustrato una strategia articolata su più fronti, sia a livello nazionale che europeo, per arginare il problema. L’obiettivo è duplice: proteggere la filiera produttiva italiana, un’eccellenza riconosciuta a livello mondiale, e tutelare i consumatori dai rischi associati a prodotti di dubbia qualità e sostenibilità.

Le misure annunciate si concentrano principalmente su un intervento di natura fiscale e regolamentare:

  • Dazio Europeo sui Pacchi Low-Cost: È stato ottenuto dalla Commissione Europea l’introduzione di un dazio fisso di 3 euro su tutti i pacchi con un valore inferiore a 150 euro provenienti da paesi extra-UE. Questa misura, che dovrebbe entrare in vigore dal 1° luglio 2026, mira a colpire direttamente il modello di business di colossi dell’e-commerce come Shein e Temu, che basano gran parte del loro successo sull’esenzione doganale finora in vigore per le spedizioni di basso valore.
  • Tassazione Nazionale Aggiuntiva: In aggiunta al dazio europeo, il governo italiano ha presentato emendamenti alla Legge di Bilancio per introdurre, in via temporanea, un’ulteriore tassazione di 2 euro sui pacchi di basso valore. Questa imposta nazionale andrebbe a sommarsi a quella comunitaria, con l’intento di coprire i costi amministrativi legati agli adempimenti doganali e rendere più equa la competizione con i produttori europei.
  • Regolamento EPR (Extended Producer Responsibility): Il Ministro ha annunciato che è in “dirittura d’arrivo” il regolamento sulla Responsabilità Estesa del Produttore (EPR). Questo strumento normativo estenderà la responsabilità ambientale anche ai produttori extra-UE che vendono attraverso piattaforme di e-commerce, obbligandoli a farsi carico dei costi legati al fine vita dei loro prodotti.
  • Decreto “Green Claims”: È stato inoltre ricordato il recente decreto, già approvato dal Consiglio dei Ministri, che contrasta le pratiche commerciali scorrette legate a dichiarazioni di sostenibilità ambientale e sociale ingannevoli (il cosiddetto “greenwashing”). Il provvedimento, che recepisce una direttiva UE, rafforza gli strumenti a disposizione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) per sanzionare le aziende che utilizzano “green claims” non veritieri, a tutela sia dei consumatori che delle imprese che investono realmente in sostenibilità.

Le Ragioni della Stretta: Concorrenza Sleale e Rischi per i Consumatori

La posizione del governo nasce dalla constatazione che il modello dell’ultra-fast fashion, basato su una produzione massiva e a bassissimo costo, genera una concorrenza sleale che mette in ginocchio le imprese italiane ed europee, soggette a normative ben più stringenti in materia di lavoro, ambiente e sicurezza dei prodotti. Secondo i dati della Commissione Europea, nel 2024 sono entrati nell’Unione circa 4,6 miliardi di pacchi di valore inferiore a 150 euro, oltre il 90% dei quali provenienti dalla Cina. Un flusso di circa 12 milioni di spedizioni al giorno che, grazie all’attuale franchigia doganale, sfugge a controlli efficaci, con potenziali rischi per la sicurezza e la salute dei consumatori.

Il Ministro Urso ha più volte sottolineato come questi prodotti siano spesso realizzati “senza alcun rispetto per le norme ambientali e del lavoro”, mettendo a repentaglio non solo l’economia ma anche la reputazione del Made in Italy, sinonimo di qualità e artigianalità. La lotta al caporalato e al lavoro nero all’interno della filiera è un altro punto chiave evidenziato durante il Tavolo della Moda, con l’impegno a trovare soluzioni normative condivise per garantire la piena legalità del settore.

Il Contesto Europeo e il Sostegno alla Filiera

L’iniziativa italiana si inserisce in un contesto europeo di crescente attenzione verso la sostenibilità e l’equità del mercato. La decisione dell’Ecofin di abolire l’esenzione dai dazi per i piccoli pacchi è stata fortemente sostenuta da paesi come Italia e Francia, tra i maggiori produttori di moda del continente. L’obiettivo comune è proteggere la filiera tessile-abbigliamento da un modello di business considerato insostenibile, che compromette ambiente, competitività e diritti dei lavoratori.

Oltre alle misure di contrasto, il Ministro ha ricordato gli strumenti messi in campo per sostenere le imprese del settore, come il Piano Transizione 5.0, i contratti di sviluppo (con una soglia ridotta a 1 milione di euro per i mini-contratti per favorire le PMI), il Fondo di Garanzia e la Nuova Sabatini. Particolare attenzione è stata data al rafforzamento del credito d’imposta per i campionari, con una proroga al 2026 e un aumento dell’aliquota.

La battaglia contro l’ultra-fast fashion è appena iniziata. Le misure annunciate dal governo rappresentano un primo, significativo passo per riequilibrare le regole del gioco e promuovere un modello di consumo più consapevole e sostenibile, a difesa di un patrimonio economico e culturale come quello del Made in Italy.

Di atlante

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