Nel vasto universo della musica, talvolta emerge una voce capace non solo di creare melodie accattivanti, ma di tessere, attraverso le note e le parole, un racconto di profonda umanità e di straordinaria forza. È il caso di Angy, nome d’arte di Angelica Peruzzo, diciassettenne cantautrice milanese che con il suo nuovo singolo, “Cuore di Scorta”, ha scelto di affrontare il delicato e doloroso tema del bullismo, trasformando una ferita personale in un inno universale alla resilienza.
Lungi dal voler indulgere in toni melodrammatici, Angy sorprende per la sua capacità di maneggiare una materia così complessa con una chiave di lettura inaspettata: un’ironia leggera, quasi caricaturale, che diventa strumento per sdrammatizzare, per esorcizzare il dolore senza negarlo. Il brano si configura così come un gesto catartico, una liberazione emotiva che segna una tappa fondamentale nel percorso di crescita personale e artistica della giovane.
Dal silenzio alla parola: un percorso di guarigione
Dietro “Cuore di Scorta” si cela un’esperienza vissuta in prima persona. Angelica, studentessa in una scuola internazionale di Milano, ha conosciuto il peso del bullismo in modo silenzioso e doloroso. La sua sensibilità e riservatezza l’hanno portata a interiorizzare la sofferenza, un fardello che solo con il tempo ha trovato la forza di condividere. Il primo passo verso l’elaborazione è avvenuto attraverso la scrittura, con la pubblicazione della raccolta di poesie “16 Battiti”. Un titolo evocativo, che già suggeriva il ritmo di un cuore che cerca di farsi sentire, di trovare il proprio spazio nel mondo.
Oggi, quel percorso trova la sua piena espressione nella musica. “Cuore di Scorta” non è semplicemente una canzone, ma il culmine di un processo di maturazione. È la testimonianza di come l’arte possa diventare un potente veicolo terapeutico, un modo per dare forma all’indicibile e trasformare il trauma in un messaggio di speranza. Con questo brano, Angy non si limita a raccontare la sua storia, ma offre uno specchio a tanti giovani che vivono situazioni simili, invitandoli a non sentirsi soli e a cercare la propria “scorta” di forza interiore.
Decostruire il dolore: una nuova prospettiva sul bullo
Uno degli aspetti più maturi e interessanti del progetto di Angy è la sua volontà di andare oltre la semplice dicotomia vittima-carnefice. La cantautrice, infatti, invita a una riflessione più profonda, suggerendo che spesso chi compie atti di bullismo è a sua volta una persona fragile, spinta da insicurezze personali o da contesti familiari difficili. “Comprendere non significa giustificare, ma promuovere consapevolezza e prevenzione”, sottolinea l’artista, dimostrando una lucidità e una profondità d’analisi non comuni per la sua età.
Questa prospettiva non assolve, ma cerca di spezzare la catena dell’odio attraverso la comprensione. È un invito a guardare oltre l’aggressività, a riconoscere il disagio che spesso si nasconde dietro la maschera del bullo. Un messaggio educativo che Angelica intende portare anche al di fuori dei circuiti musicali, attraverso incontri nelle scuole per condividere la sua esperienza e promuovere un dialogo costruttivo sul tema.
Metafore pop e “bad vibes”: il linguaggio di una generazione
Il testo di “Cuore di Scorta” è intriso di immagini potenti che parlano direttamente al mondo giovanile. La metafora dell’“escape room” descrive con efficacia la prigione emotiva in cui si sente rinchiuso chi è vittima di giudizi e isolamento. Le “bad vibes”, le energie negative che permeano certi ambienti, e la confessione “dormire da soli fa schifo” evocano con disarmante sincerità la vulnerabilità e il bisogno di conforto di chi si sente escluso.
Ma è nel ritornello che si concentra la scintilla del brano: “Giuro avrei voluto almeno un cuore di scorta”. Questa frase, apparentemente semplice, diventa una metafora pop potente e immediata. Il “cuore di scorta” è quella riserva di amore per sé stessi, quella resilienza che permette di sopravvivere quando il proprio io viene ferito, di ripararsi e di trovare la forza per andare avanti. È un’immagine che rimane impressa, un mantra di auto-protezione e rinascita.
Il quarto singolo di Angy, che segue i precedenti “Temporary Love”, “Oops” e “Te Quiero”, si inserisce in un panorama musicale in cui le sonorità pop si fondono con testi introspettivi, creando un equilibrio perfetto tra leggerezza e profondità. Una canzone che riesce a essere al contempo allegra e pungente, luminosa pur nascendo da un’ombra. Una voce autentica e necessaria, che parla a una generazione in cerca di riferimenti e di storie in cui potersi riconoscere.
