Sydney, Australia – Una serata di festa e preghiera si è trasformata in un bagno di sangue. La celebrazione pubblica di Hanukkah, nota come “Hanukkah by the Sea”, sulla famosa spiaggia di Bondi Beach a Sydney, è stata teatro di un brutale attacco terroristico che ha causato la morte di almeno 16 persone e il ferimento di altre 38. Tra le vittime figura il rabbino Eli Schlanger, 41 anni, figura centrale della comunità ebraica locale e uno degli organizzatori dell’evento. L’attacco, avvenuto intorno alle 18:40 ora locale di domenica 14 dicembre 2025, ha scosso profondamente l’Australia e ha suscitato una condanna unanime a livello internazionale.
La dinamica della strage
Secondo le prime ricostruzioni, due uomini armati di fucili semiautomatici, identificati come padre e figlio di 50 e 24 anni, hanno aperto il fuoco sulla folla di circa duemila persone riunita per la prima notte della festività ebraica. Molti testimoni hanno inizialmente confuso gli spari con dei fuochi d’artificio, prima di rendersi conto dell’orrore che si stava consumando. “Pensavamo fossero fuochi d’artificio”, ha raccontato un testimone ai media locali, descrivendo scene di panico e una fuga disperata per mettersi in salvo. L’attentatore 50enne è stato ucciso dalle forze dell’ordine intervenute tempestivamente, mentre il figlio 24enne è rimasto gravemente ferito ed è stato ricoverato in ospedale. La polizia ha definito l’episodio “un atto terroristico” mirato a colpire deliberatamente la comunità ebraica.
Le indagini sono in corso e le autorità stanno cercando di capire se ci fosse un terzo complice. Durante le perquisizioni nell’abitazione di uno degli attentatori e in un veicolo collegato alla strage, sono stati rinvenuti ordigni esplosivi rudimentali, suggerendo che l’attacco fosse stato pianificato da tempo.
Chi era il rabbino Eli Schlanger
Il rabbino Eli Schlanger, nato in Gran Bretagna, era una figura molto amata e rispettata all’interno della comunità Chabad-Lubavitch di Sydney. Da 18 anni svolgeva il ruolo di emissario Chabad, dedicando la sua vita all’organizzazione di attività religiose, educative e comunitarie. Era assistente rabbino presso il Chabad of Bondi F.R.E.E. e cappellano carcerario. Lascia la moglie Chayale e cinque figli, l’ultimo dei quali nato solo poche settimane prima della tragedia. “Era un uomo meraviglioso, una persona meravigliosa per la comunità”, ha dichiarato il cognato, Mendel Kastel. “Ha avuto un effetto positivo su così tante persone ed era un vero leader”. La sua morte ha suscitato un’ondata di cordoglio internazionale, con messaggi di condoglianze provenienti da comunità ebraiche di tutto il mondo.
Le altre vittime e l’eroe di Bondi Beach
Oltre al rabbino Schlanger, tra le vittime si contano persone di età compresa tra i 10 e gli 87 anni, tra cui una bambina di 12 anni e Alex Kleytman, un sopravvissuto all’Olocausto. Kleytman è stato ucciso mentre proteggeva la moglie con il proprio corpo. In mezzo a tanto orrore, è emersa anche una storia di incredibile coraggio. Ahmed al-Ahmed, un fruttivendolo di 43 anni, è stato acclamato come un eroe per aver affrontato e disarmato uno degli attentatori a mani nude, salvando probabilmente molte vite. Nonostante sia stato ferito dal secondo terrorista, le sue condizioni non sono gravi.
Le reazioni: “Un atto di malvagio antisemitismo”
Le autorità australiane hanno condannato fermamente l’attacco. Il primo ministro Anthony Albanese lo ha definito “un atto di malvagio antisemitismo che ha colpito al cuore la nazione”. “Il male che si è scatenato oggi a Bondi Beach è incomprensibile”, ha aggiunto, elogiando il coraggio dei cittadini intervenuti per aiutare gli altri. Anche il premier del Nuovo Galles del Sud, Chris Minns, ha dichiarato che l’attacco è stato “progettato per colpire la comunità ebraica di Sydney”.
La comunità ebraica australiana è sotto shock. Jeremy Leibler, presidente della Federazione Sionista d’Australia, ha dichiarato: “C’erano 2mila membri della nostra comunità che celebravano Hanukkah… Siamo in stato di massima allerta”. L’Associazione Ebraica Australiana ha definito la sparatoria una “tragedia del tutto prevedibile”, criticando il governo per non aver adottato misure adeguate a proteggere la comunità.
La condanna è stata unanime anche a livello internazionale. Leader da tutto il mondo, tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Italia e la Commissione Europea, hanno espresso solidarietà all’Australia e alla comunità ebraica, ribadendo la necessità di combattere ogni forma di antisemitismo e odio.
