ROMA – Un equilibrio delicato tra la fedeltà atlantica e la salvaguardia dei conti nazionali. È questa la sintesi della posizione che il governo italiano, guidato da Giorgia Meloni, si appresta a presentare in Parlamento in vista del prossimo Consiglio Europeo. La bozza di risoluzione preparata dalla maggioranza, e nata su iniziativa del neo-ministro per gli Affari Europei, il Pnrr e le Politiche di Coesione, Tommaso Foti, delinea un percorso di sostegno all’Ucraina che, sebbene definito “multidimensionale”, introduce importanti distinguo su due dei temi più dibattuti a Bruxelles: l’invio di ulteriori armamenti e, soprattutto, l’utilizzo degli asset russi congelati per finanziare la resistenza di Kiev.
Sostegno a Kiev, ma senza riferimenti espliciti a nuove armi
Nel testo, che sarà oggetto di limature finali tra le forze di maggioranza prima del voto in Aula previsto per mercoledì, spicca l’assenza di un riferimento esplicito all’invio di nuovi pacchetti di aiuti militari. Se da un lato si conferma l’impegno per una “pace giusta e duratura basata sul diritto internazionale” e per la concessione di “solide garanzie di sicurezza” a Kiev, dall’altro si evita di menzionare direttamente la fornitura di armamenti. Una scelta lessicale non casuale, che riflette le diverse sensibilità all’interno della coalizione di governo e la volontà di non esacerbare il dibattito pubblico su un tema così divisivo. Il ministro Foti ha ribadito che “gli aiuti non servono a continuare la guerra, ma a favorire il processo di pace”, sottolineando però come la Russia non mostri al momento disponibilità a negoziare.
Il nodo degli asset russi: la linea della prudenza
Il punto più qualificante della risoluzione riguarda la gestione dei capitali russi immobilizzati nell’Unione Europea. Di fronte alla proposta, caldeggiata da alcuni partner, di utilizzare questi fondi per sostenere lo sforzo bellico e la ricostruzione dell’Ucraina, l’Italia adotta una posizione di estrema cautela. La bozza impegna il governo a sollecitare la Commissione Europea per “un’approfondita disamina degli aspetti giuridici e finanziari di tutte le opzioni di finanziamento sul tavolo”.
Questa prudenza è stata espressa chiaramente da diverse figure di governo. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha parlato di “serie perplessità dal punto di vista giuridico”, temendo che una mossa del genere possa creare un precedente pericoloso e scatenare un contenzioso legale con Mosca dagli esiti incerti, con il rischio di un “danno d’immagine enorme” per l’Europa. Anche il vicepremier Matteo Salvini ha definito l’operazione “un azzardo e un’imprudenza”. L’Italia, insieme a Belgio, Bulgaria e Malta, ha infatti già messo a verbale a Bruxelles il proprio no all’utilizzo dei fondi, pur avendo votato a favore del loro congelamento a tempo indeterminato.
Il timore, come spiegato dallo stesso ministro Foti, è quello di agire senza una “base giuridica consolidata”, creando un precedente che potrebbe rivelarsi controproducente.
La priorità dei conti pubblici
Dietro questa linea di cautela si cela una preoccupazione prettamente nazionale: l’impatto sui saldi di finanza pubblica. La risoluzione mette nero su bianco che l’Italia, “che con notevole impegno si è guadagnata la prospettiva di un’uscita dalla procedura di deficit eccessivo, presterà particolare attenzione al tema dell’impatto attuale e futuro sui saldi di finanza pubblica”. Un messaggio chiaro ai partner europei: il sostegno a Kiev non deve compromettere la stabilità finanziaria del Paese. L’Italia, infatti, punta a riportare il proprio disavanzo sotto la soglia del 3% del PIL nel 2026, un obiettivo cruciale per la credibilità economica nazionale.
Gli altri temi sul tavolo del Consiglio Europeo
La risoluzione non si limita al solo dossier ucraino. Sebbene con meno dettagli, il testo impegna il governo anche su altri fronti strategici che saranno discussi dai leader europei. Tra questi figurano:
- La crisi in Medioriente: la ricerca di una de-escalation e di una soluzione politica duratura.
- Il Bilancio Pluriennale Europeo: la definizione delle risorse per il periodo 2028-2034, con un occhio di riguardo ai fondi per la coesione e l’agricoltura.
- La gestione dei flussi migratori: un focus particolare sui meccanismi di rimpatrio e sulla cooperazione con i Paesi terzi.
In conclusione, il governo Meloni si presenta all’appuntamento europeo con una posizione che cerca di contemperare le responsabilità internazionali con le esigenze interne. Un approccio pragmatico che, pur confermando la collocazione euro-atlantica dell’Italia, pone dei paletti chiari sulla gestione economica delle crisi globali, a tutela di una stabilità finanziaria faticosamente perseguita.
