LONDRA – In un’intervista che ha sorpreso il mondo della musica e non solo, la leggenda del pop britannico Sir Cliff Richard, 85 anni, ha rivelato di essere in trattamento per un cancro alla prostata da circa un anno. La notizia, data durante una toccante conversazione con il giornalista Dermot Murnaghan per il programma “Good Morning Britain” di ITV, arriva a pochi giorni di distanza da un simile appello alla prevenzione lanciato da Re Carlo III, anch’egli in cura per una forma tumorale. Due figure iconiche del Regno Unito che, a breve distanza, usano la propria voce per trasformare una battaglia personale in un potente messaggio di sanità pubblica.
Con la sua consueta compostezza, l’artista di successi intramontabili come ‘The Young Ones’ e ‘We Don’t Talk Anymore’, ha spiegato che la malattia è al momento “scomparsa”, ma ha aggiunto con realismo: “Non so se tornerà. Non possiamo prevedere questo genere di cose”. Una frase che racchiude l’incertezza di ogni paziente oncologico ma che, allo stesso tempo, rafforza il suo messaggio principale: l’importanza vitale di “farsi controllare”.
La scoperta “fortunata” e il potere della diagnosi precoce
Dal punto di vista scientifico e medico, la storia di Sir Cliff è un caso emblematico del valore della diagnosi tempestiva. Il cantante ha raccontato che la scoperta è avvenuta quasi per caso, durante un controllo medico di routine richiesto ai fini assicurativi prima di un tour in Australia e Nuova Zelanda. “La fortuna è stata che il tumore non era molto vecchio e, soprattutto, che non aveva generato metastasi. Non si era infiltrato nelle ossa o in altre parti del corpo”, ha sottolineato Richard. Questa condizione, nota in oncologia come malattia localizzata, aumenta esponenzialmente le probabilità di successo delle terapie e di una prognosi favorevole.
Il suo racconto si allinea perfettamente con quello di Re Carlo III, che la settimana scorsa, in un videomessaggio per la campagna “Stand Up To Cancer”, ha attribuito i progressi delle sue cure e la prossima riduzione delle terapie proprio alla “diagnosi precoce”, che “semplicemente, salva vite”. L’intervento quasi coordinato di due personalità così amate sta avendo un impatto mediatico enorme, ponendo i riflettori su una patologia che rappresenta il tumore più diffuso tra gli uomini.
Un appello al Governo: “Ridicolo non avere uno screening nazionale”
Spinto dalla sua esperienza personale, Sir Cliff Richard non ha esitato a criticare duramente l’attuale sistema sanitario britannico, definendo “assolutamente ridicolo” che nel Regno Unito non esista ancora un programma di screening nazionale per il cancro alla prostata, a differenza di quanto avviene per altre neoplasie come quelle al seno o all’intestino. “Abbiamo dei governi per prenderci cura del nostro Paese e di chi ci vive. Tutti meritiamo di avere la stessa possibilità di fare un test e iniziare le cure molto presto”, ha affermato con passione.
Le sue parole trovano eco in quelle di associazioni come Prostate Cancer UK, che da anni si batte per un cambiamento, ricordando che il cancro alla prostata è “l’ultimo grande tumore senza un programma di screening di massa”. Attualmente, il Comitato Nazionale per lo Screening del Regno Unito ha solo proposto una bozza di raccomandazione per un programma mirato a uomini con specifiche mutazioni genetiche (BRCA1 o BRCA2), che rappresentano una fascia ad altissimo rischio.
Un’alleanza con il Sovrano per la salute pubblica
La rivelazione di Sir Cliff si è trasformata in un’offerta di collaborazione diretta al Sovrano. Il cantante si è detto più che disponibile a unire le forze con Re Carlo per sensibilizzare l’opinione pubblica e promuovere campagne di prevenzione. “Ho collaborato con molte organizzazioni benefiche nel corso degli anni e se il Re fosse felice di sostenerci, mi unirei sicuramente a lui”, ha dichiarato, lanciando un messaggio diretto: “Se il Re sta ascoltando, penso che la maggior parte di noi direbbe ‘sì, siamo disponibili'”.
Questa potenziale alleanza tra due icone nazionali potrebbe rappresentare un punto di svolta, esercitando una pressione significativa sul governo e ispirando milioni di uomini a superare la reticenza e a sottoporsi a controlli regolari. È una testimonianza di come, in un’epoca di comunicazione di massa, le figure pubbliche possano giocare un ruolo fondamentale nel promuovere stili di vita consapevoli e comportamenti virtuosi per la salute collettiva.
