ROMA – Si allungano i tempi per il verdetto finale sul caso Open Arms. L’attesa udienza presso la quinta sezione penale della Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi sul destino processuale del leader della Lega ed ex Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, è stata rinviata al 17 dicembre. La decisione, giunta nella mattinata dell’11 dicembre, è scaturita dall’accoglimento di un’istanza di legittimo impedimento presentata dalla difesa.

A fermare, per ora, l’iter giudiziario è stata un’indisposizione dell’avvocato Giulia Bongiorno, legale di Salvini, che le ha impedito di essere presente in aula. Un rinvio tecnico, dunque, ma che mantiene alta la tensione su una vicenda che intreccia in modo indissolubile cronaca giudiziaria, decisioni politiche e la drammatica questione dei flussi migratori nel Mediterraneo.

Una Battaglia Legale che Parte da Lontano: Agosto 2019

Per comprendere la portata dell’odierna decisione, è necessario riavvolgere il nastro fino all’agosto del 2019. In quei giorni, Matteo Salvini, allora a capo del Viminale nel primo governo Conte, negò per 19 giorni l’autorizzazione allo sbarco alla nave della ONG spagnola Open Arms, con a bordo 147 migranti soccorsi in mare, tra cui diversi minori. Quella lunga attesa al largo delle coste italiane, con condizioni igienico-sanitarie e psicologiche a bordo sempre più precarie, portò la Procura di Palermo ad aprire un’inchiesta.

Le accuse formulate a carico di Salvini sono gravissime: sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. L’ipotesi accusatoria si fonda sull’idea che il Ministro, con la sua politica dei “porti chiusi”, abbia illegittimamente privato della libertà personale i migranti a bordo e si sia sottratto ai doveri imposti dalle convenzioni internazionali sul soccorso in mare.

Dall’Assoluzione di Palermo al Ricorso “per Saltum”

Il percorso giudiziario è stato tutt’altro che lineare. Dopo un lungo e mediatico processo, il Tribunale di Palermo, nel dicembre 2024, ha assolto Matteo Salvini con la formula “perché il fatto non sussiste”. Secondo i giudici di primo grado, la condotta dell’allora ministro rientrava nelle sue prerogative di tutela dei confini nazionali e non configurava i reati contestati.

Una sentenza che non ha convinto la Procura di Palermo. I pubblici ministeri, guidati da Maurizio de Lucia, hanno deciso di impugnare la decisione, scegliendo una via processuale peculiare e piuttosto rara: il ricorso per saltum. Questo strumento giuridico consente di “saltare” il secondo grado di giudizio, la Corte d’Appello, per portare il caso direttamente all’esame della Corte di Cassazione. La scelta si giustifica quando il ricorso si basa su questioni di pura legittimità, ovvero sulla presunta errata interpretazione o applicazione della legge da parte del primo giudice, senza rimettere in discussione l’accertamento dei fatti. Secondo i pm, la sentenza di assoluzione sarebbe carente nelle motivazioni e basata su un’errata interpretazione delle norme internazionali.

Le Reazioni e le Prospettive Future

Il rinvio ha suscitato immediate reazioni. Da parte della ONG Open Arms, il fondatore Oscar Camps ha ribadito la convinzione che “nessun essere umano può diventare oggetto di una decisione politica”, auspicando che il dibattito si sposti dai tribunali a sedi istituzionali per definire politiche migratorie basate sulla tutela dei diritti umani. Valentina Brinis, advocacy officer dell’organizzazione, ha confermato la fiducia nella magistratura, sottolineando come l’ONG si senta “parte civile fino in fondo”.

Matteo Salvini, dal canto suo, ha commentato la notizia con una battuta durante un evento pubblico, mostrando la consueta sicurezza. Tuttavia, la posta in gioco è altissima. La Cassazione non riesaminerà i fatti, ma valuterà la correttezza giuridica della sentenza di Palermo. Gli scenari possibili sono tre:

  1. Rigetto del ricorso: L’assoluzione di Salvini diventerebbe definitiva, chiudendo il caso.
  2. Accoglimento con rinvio: La Cassazione potrebbe annullare la sentenza di assoluzione e rinviare il processo a una sezione della Corte d’Appello per un nuovo giudizio di merito, basato sui principi di diritto stabiliti dalla Suprema Corte.
  3. Accoglimento senza rinvio: Ipotesi più rara, in cui la Corte potrebbe decidere direttamente nel merito.

Un elemento da considerare è la posizione espressa a novembre dalla Procura Generale presso la stessa Cassazione, che in una memoria di 46 pagine ha ritenuto il ricorso dei pm di Palermo infondato, sostenendo che non dimostri la sussistenza di tutti gli elementi dei reati contestati. Si tratta di un parere autorevole, ma non vincolante per i giudici della quinta sezione, che decideranno in piena autonomia.

L’appuntamento è ora fissato per il 17 dicembre, una data che potrebbe scrivere la parola fine o aprire un capitolo completamente nuovo in una vicenda che continua a dividere l’opinione pubblica e a interrogare le coscienze sul delicato equilibrio tra sicurezza nazionale e diritti fondamentali della persona.

Di veritas

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