MILANO – Un monito forte e chiaro giunge da Milano, dove il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, ha espresso profonda preoccupazione riguardo alla recente decisione dell’Unione Europea di procedere con il congelamento a tempo indeterminato degli asset russi. “Personalmente lo ritengo un azzardo e un’imprudenza”, ha dichiarato Salvini a margine di un evento, sottolineando come il governo italiano abbia “messo i puntini sulle i” in sede europea. La sua posizione riflette un crescente nervosismo all’interno della maggioranza di governo e apre un dibattito complesso sulle implicazioni economiche e giuridiche di tale misura.

La posizione critica di Salvini e i rischi per l’economia italiana

Il cuore dell’argomentazione di Salvini risiede nel principio di reciprocità e nelle potenziali ritorsioni da parte di Mosca. “Confiscare beni, soldi e negozi ha come controindicazione che i russi faranno altrettanto”, ha avvertito il vicepremier. Il timore non è astratto, ma si fonda su dati concreti: “Io ricordo che noi abbiamo 314 aziende italiane in Russia che fanno fatturato e che danno lavoro”, ha aggiunto, concludendo con un’immagine potente: “mi sembra che a Bruxelles qualcuno stia scherzando col fuoco”. Questa dichiarazione evidenzia la spaccatura tra la linea dura di Bruxelles e le preoccupazioni pragmatiche di una parte del governo italiano, consapevole del delicato equilibrio economico che lega le imprese nazionali al mercato russo.

La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha prontamente confermato questi timori, annunciando che Mosca adotterà misure in risposta e che “la nostra risposta sarà immediata”. Questo scenario di escalation preoccupa non solo la politica, ma anche il mondo imprenditoriale italiano, che già risente degli effetti delle sanzioni incrociate.

Il contesto europeo e la decisione sul congelamento degli asset

La decisione dell’UE, approvata con il voto favorevole di 25 Stati membri, mira a rendere permanente il blocco di oltre 210 miliardi di euro di asset russi, immobilizzati come conseguenza delle sanzioni imposte a Mosca dopo l’invasione dell’Ucraina. La misura, basata sull’articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE), è stata concepita per stabilizzare il congelamento dei beni, rendendolo meno soggetto ai rinnovi semestrali che richiedevano l’unanimità. L’obiettivo di Bruxelles è duplice: aumentare la pressione sulla Russia e gettare le basi per un possibile utilizzo di questi fondi per finanziare un “prestito di riparazione” a favore di Kiev.

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha accolto con favore la decisione, definendola “un segnale forte a Mosca” e un “messaggio forte all’Ucraina”. Tuttavia, la mossa non è stata priva di controversie interne all’Unione, con Ungheria e Slovacchia che hanno votato contro.

Le perplessità giuridiche del governo italiano

L’Italia, pur votando a favore del regolamento “in uno spirito di cooperazione”, ha messo a verbale, insieme a Belgio, Bulgaria e Malta, le proprie riserve. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha chiarito la posizione italiana, distinguendo tra il congelamento degli asset e il loro potenziale utilizzo. “Abbiamo serie perplessità dal punto di vista giuridico”, ha affermato Tajani, paventando il rischio di un contenzioso legale con la Russia che, in caso di sconfitta, rappresenterebbe “un danno per l’immagine dell’Italia e dell’Europa intera”. Anche il ministro Tommaso Foti ha espresso cautela, sottolineando la necessità di non creare precedenti pericolosi.

In una nota congiunta, i quattro paesi hanno specificato che il loro voto “non pregiudica in alcun caso la decisione sull’eventuale uso dei beni immobilizzati russi, che deve essere presa a livello di leader”. Hanno inoltre invitato la Commissione e il Consiglio a esplorare “opzioni alternative” per sostenere finanziariamente l’Ucraina, che presentino “rischi significativamente inferiori”.

Un dibattito politico acceso

Le dichiarazioni di Salvini hanno acceso il dibattito politico in Italia, evidenziando sensibilità diverse all’interno della stessa maggioranza e tra governo e opposizioni. Mentre la Lega esprime una linea di massima prudenza, preoccupata per le ricadute economiche, altri partiti, soprattutto all’opposizione, spingono per un utilizzo più deciso degli asset russi a sostegno dell’Ucraina. Questa divergenza di vedute riflette un dilemma più ampio che l’Europa si trova ad affrontare: come bilanciare il sostegno incrollabile a Kiev con la necessità di tutelare la propria stabilità economica e giuridica, evitando al contempo un’ulteriore escalation con Mosca.

La questione degli asset russi si inserisce in un quadro geopolitico complesso, dove le sanzioni economiche rappresentano uno degli strumenti principali di pressione. Tuttavia, come dimostra il dibattito in corso, gli effetti di tali misure sono molteplici e non sempre indolori per chi le impone, sollevando interrogativi cruciali sul futuro delle relazioni tra Europa e Russia e sulle strategie a lungo termine per la risoluzione del conflitto in Ucraina.

Di veritas

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