GENOVA – Il clima incandescente della vertenza ex Ilva a Genova è sfociato in un episodio di violenza fisica che segna un punto critico nelle relazioni tra le sigle sindacali. Nella mattinata di venerdì 5 dicembre 2025, davanti ai cancelli dello stabilimento di Cornigliano, il segretario generale della Uilm genovese, Luigi Pinasco, e il segretario organizzativo, Claudio Cabras, sono stati aggrediti. L’episodio, denunciato con forza dalla Uil, sarebbe avvenuto al margine di un’assemblea dei lavoratori, in un contesto di forte tensione a seguito della decisione della Uilm di non aderire allo sciopero generale dei metalmeccanici proclamato il giorno precedente da Fim e Fiom.
La dinamica dell’aggressione secondo le vittime
Secondo il racconto di Luigi Pinasco, reso in un’intervista a ‘Quarta Repubblica’, lui e i suoi colleghi sono stati prima bersaglio di insulti, poi aggrediti fisicamente. “Siamo stati inseguiti per alcune decine di metri da una trentina di lavoratori con la felpa della Fiom, abbiamo preso calci e pugni”, ha dichiarato Pinasco. Ha aggiunto di aver ricevuto “due cazzotti forti dietro alla testa e diversi spintoni”. A seguito dell’aggressione, sia Pinasco che Cabras si sono recati al pronto soccorso dell’ospedale Villa Scassi. Al segretario generale è stata refertata una prognosi di dieci giorni per forti giramenti di testa e vertigini, mentre per Cabras i giorni di prognosi sono sette.
La Uil Liguria, in una conferenza stampa, ha parlato di “clima violento e intimidatorio” e di un “attacco squadrista”, denunciando che l’intento dei suoi rappresentanti era semplicemente quello di partecipare e intervenire all’assemblea. Altre fonti riportano che i dirigenti Uilm si trovavano sul posto per un’intervista televisiva. La tensione era palpabile, tanto che, secondo alcune ricostruzioni, un delegato Fiom al megafono avrebbe invitato “chi non ha aderito allo sciopero, ad allontanarsi prima che succeda l’irreparabile”.
Il contesto: la frattura sindacale sulla vertenza siderurgica
L’aggressione si inserisce in un quadro di profonda spaccatura nel fronte sindacale. La vertenza per il futuro dello stabilimento siderurgico di Genova, e più in generale del settore in Italia, ha visto Fim-Cisl e Fiom-Cgil promuovere dure giornate di sciopero e mobilitazione, con blocchi stradali e manifestazioni, per contrastare il piano del governo ritenuto insufficiente a garantire la continuità produttiva e occupazionale. La Uilm ha scelto una linea differente, non aderendo allo sciopero generale del 4 dicembre e criticando le modalità della protesta, una decisione che ha evidentemente esacerbato gli animi. La Uil ha motivato la sua scelta con il disaccordo su una mobilitazione non consultata e su toni ritenuti eccessivi.
Le reazioni: “Rischio terrorismo” e accuse incrociate
Le parole usate per condannare l’evento sono state durissime. Il segretario nazionale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ha evocato il “rischio di rasentare il terrorismo”, un’affermazione forte, condivisa da Pinasco, che ha richiamato la tragica storia di Genova negli anni di piombo. “Bisogna saper cogliere subito i campanelli d’allarme”, ha affermato Pinasco, puntando il dito non contro i lavoratori, ma contro “chi li fomenta mandando messaggi sbagliati continuamente”. La Uil ha inoltre parlato di un’azione premeditata da parte di militanti di Lotta Comunista presenti tra gli aggressori.
Immediata e netta la replica dei vertici di Cgil e Fiom. Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, e quello della Fiom, Michele De Palma, pur condannando la violenza, hanno invitato a “non strumentalizzare” l’accaduto e a non associarlo “irresponsabilmente al terrorismo”, ricordando l’impegno storico del sindacato per la democrazia e il sacrificio di delegati come Guido Rossa. La Cgil ha ribadito la ferma condanna di ogni violenza, definendo però “gravissimo” parlare di una strategia della violenza. Armando Palombo, Rsu della Fiom, interpellato sui fatti, ha preferito non commentare, affermando che “ci saranno le sedi opportune dove poter far valere le proprie rivendicazioni”.
L’episodio ha scatenato un’ondata di solidarietà verso i sindacalisti Uilm da parte di diverse organizzazioni, come la FenealUil, che ha definito l’aggressione un “atto di gravità inaudita”. La vicenda, oltre a finire probabilmente nelle aule di tribunale, lascia una ferita profonda nel mondo del lavoro genovese, evidenziando come la disperazione per il futuro industriale possa tragicamente degenerare in scontro fisico tra chi dovrebbe essere unito nella stessa lotta.
