Il cinema, nella sua forma più alta, si fa specchio della realtà, anche di quelle più scomode e meno raccontate. È questo il caso di The Teacher, opera prima della regista anglo-palestinese Farah Nabulsi, presentata con grande attesa Fuori Concorso alla 43/a edizione del Torino Film Festival. La pellicola, in uscita nelle sale italiane dall’11 dicembre e distribuita da Eagle Pictures, accende un faro su un fronte spesso dimenticato dai media internazionali: la Cisgiordania. In un momento storico in cui l’attenzione è prevalentemente concentrata su Gaza, il film di Nabulsi emerge come una testimonianza necessaria e coraggiosa, un viaggio emotivo nelle vite di chi vive quotidianamente sotto occupazione.
Una storia di resistenza e umanità
La trama di The Teacher si snoda attorno alla figura di Basem El Saleh, un insegnante palestinese interpretato con straordinaria intensità da Saleh Bakri, attore di spicco del cinema arabo indipendente. Basem è un uomo diviso, un’anima in bilico tra il suo impegno, rischioso e vitale, nella resistenza politica e il ruolo quasi paterno che assume nei confronti di uno dei suoi studenti più fragili, Adam (Muhammad Abed El Rahman). La sua vita è un complesso mosaico di doveri, affetti e scelte morali impossibili, ulteriormente complicato dall’arrivo di Lisa (Imogen Poots), una volontaria britannica con cui nasce la possibilità di un nuovo legame sentimentale.
L’equilibrio precario della vita di Basem e della comunità viene sconvolto da una serie di eventi drammatici. Un oliveto nella zona di Nablus viene dato alle fiamme da alcuni coloni e un uomo palestinese viene brutalmente ucciso. Parallelamente, la narrazione introduce un’altra prospettiva: quella di Simon (Stanley Townsend), un ricco e influente avvocato ebreo americano, la cui vita è sconvolta dal rapimento del figlio, un militare dell’IDF, preso in ostaggio e nascosto proprio a Nablus. Queste due storie, apparentemente distanti, si intrecciano in un crescendo di tensione, mettendo in luce le complesse dinamiche umane e politiche che definiscono il conflitto.
La voce della regista: un’eredità palestinese
Farah Nabulsi, già candidata all’Oscar e vincitrice di un BAFTA per il suo cortometraggio The Present, porta sullo schermo una storia profondamente personale. Nata, cresciuta e formatasi nel Regno Unito, la regista ha sottolineato a Torino come il suo “sangue e la sua eredità” siano profondamente palestinesi. “Le mie esperienze dirette, viaggiando nella Palestina occupata negli ultimi anni, mi hanno davvero aperto gli occhi sull’ingiustizia e sulla discriminazione che vi si verificano, e su quanto tutto ciò sia sistematico e istituzionalizzato”, ha dichiarato Nabulsi.
La sua intenzione, ha spiegato, non era quella di realizzare un film meramente politico, ma di esplorare le “condizioni reali, le esperienze e le emozioni” che spingono le persone a compiere determinate scelte. “Volevo entrare di più nei dettagli”, ha aggiunto, “per portare il pubblico in un viaggio intenso ed emotivo all’interno di quelle vite e di quelle esperienze, nella speranza di lasciare gli spettatori a riflettere sulle scelte e decisioni che i personaggi compiono e sulla crudele realtà in cui sono costretti a prenderle”. Il film, girato interamente in Palestina, in particolare in Cisgiordania, si ispira a eventi reali, cercando di restituire un realismo quasi documentaristico.
Un contesto di violenza crescente
Il film, pur essendo stato girato prima del 7 ottobre 2023, risuona con un’attualità sconcertante. Interrogata sulla situazione attuale in Cisgiordania, la regista ha evidenziato come, in seguito agli eventi di Gaza, la violenza dei coloni si sia ulteriormente intensificata. Tuttavia, ha anche notato come la tragedia di Gaza abbia, paradossalmente, generato una maggiore attenzione mediatica sulla Cisgiordania, un territorio dove l’occupazione militare, l’espansione degli insediamenti illegali, la confisca di terre e le violenze sono una realtà quotidiana da decenni. La Cisgiordania, abitata da circa 3 milioni di palestinesi, è un territorio frammentato, dove la vita è scandita da checkpoint e restrizioni che limitano la libertà di movimento e l’accesso alle risorse.
Un cast internazionale e una produzione corale
The Teacher vanta un cast di talento che contribuisce a dare profondità e sfumature alla narrazione. Saleh Bakri offre un’interpretazione magistrale, incarnando il tormento e la resilienza di un uomo costretto a navigare in un mondo di ingiustizie. Al suo fianco, l’attrice britannica Imogen Poots e il giovane Muhammad Abed Elrahman offrono prove attoriali di grande spessore. Il film è una coproduzione internazionale che ha visto la collaborazione di diverse case di produzione, tra cui Cocoon Films, Native Liberty Productions e Philistine Films, a testimonianza della rilevanza universale della storia raccontata.
Con The Teacher, Farah Nabulsi non si limita a denunciare un’ingiustizia, ma invita a una riflessione più profonda sulla condizione umana, sulla perdita, sulla dignità e sulla disperata ricerca di giustizia in un mondo che sembra averla dimenticata. Un’opera potente e necessaria, che attraverso la poesia delle immagini e la forza del racconto, dà voce a chi, da troppo tempo, è costretto al silenzio.
