Roma – L’Italia si conferma tra i Paesi con la pressione fiscale più elevata al mondo, scalando la classifica fino a raggiungere il quarto posto nell’area OCSE nel 2024. Secondo i dati preliminari pubblicati nel nuovo rapporto “Revenue Statistics 2025” dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, il rapporto tra le entrate fiscali e il Prodotto Interno Lordo (PIL) nel nostro Paese ha toccato il 42,8%. Si tratta di un aumento significativo rispetto al 41,5% registrato nel 2023 e al 42% del 2022, segnando un nuovo massimo storico e confermando una tendenza di crescita costante.
Un Quadro Globale: Aumentano le Entrate Fiscali nell’Area OCSE
Il dato italiano si inserisce in un contesto internazionale di generale aumento del carico fiscale. Il rapporto medio tra imposte e PIL nei 36 Paesi membri dell’OCSE per cui sono disponibili i dati è salito al 34,1% nel 2024, con un incremento di 0,3 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Questa crescita, che segue due anni di consecutivo calo, porta le entrate fiscali a un livello record, trainate in particolar modo dalla tassazione sul lavoro.
L’analisi dell’OCSE evidenzia una notevole eterogeneità tra i vari Paesi. Il divario nel rapporto imposte/PIL è molto ampio: si va dal 18,3% del Messico, che si conferma la nazione con la fiscalità più leggera, al 45,2% della Danimarca, che per il secondo anno consecutivo si posiziona al vertice della classifica. Tra questi due estremi, l’Italia si colloca in una posizione di alta classifica, superata solo da Danimarca (45,2%), Francia (43,5%) e Austria (43,4%).
La Classifica dei Paesi più Tassati
Il podio dei Paesi con la maggiore pressione fiscale vede dunque la Danimarca in testa, seguita da vicino dalla Francia, nonostante un lieve calo rispetto al 43,9% dell’anno precedente, e dall’Austria. L’Italia, con il suo 42,8%, si posiziona immediatamente dopo. Altri Paesi con un rapporto tasse/PIL superiore al 40% includono Finlandia, Belgio, Svezia e Norvegia.
Ecco una sintesi della situazione in alcune delle principali economie avanzate:
- Danimarca: 45,2% (in aumento dal 44%)
- Francia: 43,5% (in calo dal 43,9%)
- Austria: 43,4% (in aumento dal 42,6%)
- Italia: 42,8% (in aumento dal 41,5%)
- Germania: 38% (in aumento dal 37,3%)
- Spagna: 36,7% (in aumento dal 36,4%)
- Regno Unito: 34,4% (in calo dal 35%)
- Stati Uniti: 25,6% (stabile)
- Messico: 18,3% (in aumento dal 17,7%)
Complessivamente, 22 dei 36 Paesi analizzati hanno registrato un incremento del prelievo fiscale nel 2024. Gli aumenti più significativi si sono osservati in Lettonia (+2,4 punti percentuali) e Slovenia (+1,9 punti), mentre il calo più marcato è avvenuto in Colombia (-2,2 punti).
Le Cause dell’Aumento e le Implicazioni per l’Italia
Secondo gli analisti, l’incremento della pressione fiscale in Italia non è legato solo a un aumento del gettito, ma anche a una crescita del PIL che stenta a decollare. Questo fa sì che il peso del prelievo fiscale sull’economia nazionale risulti proporzionalmente più elevato. Il forte carico fiscale grava pesantemente su imprese e lavoratori, riducendo il reddito disponibile e potenzialmente frenando consumi e investimenti. Per le imprese, un’imposizione così alta può rappresentare un ostacolo alla competitività e alla crescita, specialmente nell’attuale incerto contesto economico europeo.
Analizzando la composizione del gettito fiscale italiano (dati 2023), emerge che il 29,6% deriva dai contributi previdenziali (contro una media OCSE del 25,5%), il 27% dalle imposte sul reddito delle persone fisiche (media OCSE 23,7%) e solo il 6,6% dalle imposte sulle società (media OCSE 11,9%). Questi dati evidenziano un carico particolarmente oneroso sui redditi da lavoro e da pensione.
Uno Sguardo al Lungo Periodo
La tendenza all’aumento della pressione fiscale non è un fenomeno recente. Le statistiche OCSE mostrano che, guardando al lungo termine, ben 31 Paesi su 38 presentano nel 2024 una pressione fiscale più elevata rispetto al 2010. In questo arco temporale, l’Italia ha visto un aumento di 1,1 punti percentuali, passando dal 41,7% del 2010 al 42,8% attuale, collocandosi in una posizione intermedia per quanto riguarda la variazione. I Paesi che hanno registrato gli incrementi più pronunciati sono la Repubblica Slovacca (+7,7 punti), il Giappone (+7,5) e la Grecia (+7,4). Tra le poche nazioni che hanno ridotto il peso del fisco spiccano l’Irlanda e l’Ungheria.
Il nuovo record raggiunto dalla pressione fiscale italiana riaccende inevitabilmente il dibattito sulla sostenibilità del modello fiscale e sulla necessità di riforme strutturali che possano alleggerire il carico su cittadini e imprese, favorendo al contempo una crescita economica più robusta.
