Bruxelles – L’attesa è quasi finita. Il prossimo 16 dicembre la Commissione Europea svelerà il suo nuovo e complesso pacchetto di sostegno per il settore automotive, una data cerchiata in rosso sui calendari di costruttori, governi e cittadini. Inizialmente previsto per il 10 dicembre, il leggero slittamento, anticipato dal Commissario ai Trasporti Apostolos Tzitzikostas, testimonia l’intensità del dibattito e la delicatezza dei dossier sul tavolo dell’esecutivo guidato da Ursula von der Leyen. Al centro della scena, la potenziale e discussa revisione dello stop alla vendita di nuovi veicoli con motore a combustione interna (benzina e diesel) fissato per il 2035, uno dei pilastri più controversi del Green Deal europeo.
Una Svolta Pragmatica: Neutralità Tecnologica al Centro del Dibattito
La traiettoria verso una mobilità a zero emissioni, un tempo apparentemente lineare, si sta rivelando più tortuosa del previsto. Le crescenti pressioni da parte di importanti stati membri, tra cui Italia e Germania, e delle grandi case automobilistiche, hanno spinto Bruxelles a riconsiderare l’approccio “solo elettrico”. La parola d’ordine che emerge con forza è “neutralità tecnologica”. In una recente lettera inviata alla Commissione, la premier italiana Giorgia Meloni, insieme ad altri cinque leader europei, ha chiesto un cambio di rotta che rispetti pienamente questo principio. Ciò significa aprire la porta, anche dopo il 2035, a tecnologie alternative come i biocarburanti, gli e-fuel (carburanti sintetici a zero emissioni nette) e a un ruolo continuativo per i veicoli ibridi plug-in e le celle a combustibile. Una posizione rafforzata anche da una missiva del cancelliere tedesco Friedrich Merz, che ha trovato “molto positiva” accoglienza a Bruxelles.
Il Commissario Tzitzikostas ha confermato questa apertura, dichiarando che l’esecutivo UE intende essere “aperto a tutte le tecnologie” nella revisione del quadro normativo, segnando un potenziale allontanamento dal dogma precedente. L’obiettivo è trovare un equilibrio tra gli ambiziosi target climatici e la sostenibilità economica e sociale di una transizione che impatta milioni di posti di lavoro e un settore che rappresenta circa il 7% del PIL dell’Unione.
I Nodi da Sciogliere: Flotte Aziendali e Semplificazione Normativa
Oltre alla cruciale questione del 2035, il pacchetto del 16 dicembre affronterà altri due temi strategici per il futuro della mobilità europea.
- Greening Corporate Fleets: Un capitolo fondamentale riguarda l’introduzione di nuove regole per accelerare l’adozione di veicoli a zero emissioni nelle flotte aziendali. Queste flotte rappresentano una quota significativa delle nuove immatricolazioni (fino al 60% in alcuni mercati) e, grazie a un ricambio più rapido e a percorrenze elevate, sono un vettore strategico per la decarbonizzazione. Le ipotesi sul tavolo sono diverse: dall’imposizione di quote minime obbligatorie di veicoli a zero emissioni (ZEV) per le grandi flotte, a target nazionali vincolanti. Si discute di una possibile quota del 50% di auto elettriche entro il 2027, per arrivare fino al 90% nel 2030, anche se le cifre non sono ancora ufficiali. La sfida sarà definire misure efficaci senza gravare eccessivamente sulle piccole e medie imprese.
- Pacchetto Omnibus: Il terzo pilastro dell’intervento è un’iniziativa di semplificazione normativa, il cosiddetto “omnibus”, pensata per sfoltire la complessa giungla di regolamenti che attualmente governa il settore. L’obiettivo è ridurre gli oneri burocratici per le imprese, stimolare la competitività e rendere più agili gli investimenti e l’innovazione, senza compromettere gli obiettivi di sostenibilità. Questa misura, che fa parte di uno sforzo più ampio della Commissione per alleggerire la burocrazia in vari settori, mira a rendere più semplice l’applicazione di normative complesse come la CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) e la Tassonomia UE.
Un Contesto Geopolitico Complesso
La ricalibratura della strategia europea sull’automotive non avviene nel vuoto. Sullo sfondo si muovono dinamiche geopolitiche ed economiche complesse. La crescente e aggressiva concorrenza dei produttori cinesi di veicoli elettrici, unita ai rischi per la competitività dell’industria europea, ha spinto a un’alleanza di fatto tra Italia, Germania e Francia. L’obiettivo comune è evitare che la transizione verde si traduca in una deindustrializzazione del continente, trasformando l’Europa nel solo mercato di sbocco per tecnologie e prodotti extra-UE. Per questo, il pacchetto potrebbe includere anche un aggiornamento degli strumenti di difesa commerciale, come il meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere (CBAM).
Il 16 dicembre, dunque, non si deciderà solo del futuro del motore a scoppio, ma della traiettoria industriale, tecnologica e sociale dell’Europa per i decenni a venire. La Commissione è chiamata a un compito arduo: tracciare una rotta che sia, al tempo stesso, ambiziosa sul piano climatico, realistica sul piano industriale e giusta sul piano sociale.
