La politica brasiliana, un palcoscenico di continui colpi di scena, si prepara a un nuovo, intenso capitolo in vista delle elezioni presidenziali del 2026. Con l’ex presidente di destra, Jair Bolsonaro, fuori dai giochi a causa di una pesante condanna, la scacchiera del potere si riorganizza. La mossa più significativa arriva da uno dei nomi più autorevoli dell’opposizione: il governatore di San Paolo, Tarcísio de Freitas, che ha ufficialmente espresso il suo sostegno alla pre-candidatura del senatore Flávio Bolsonaro, primogenito dell’ex capo di Stato.
La lealtà come bussola politica: le parole di de Freitas
Tarcísio de Freitas, ex ministro delle Infrastrutture durante il governo Bolsonaro e oggi alla guida dello stato più ricco e popoloso del Brasile, era considerato da molti analisti come il naturale erede politico e il candidato più competitivo per sfidare l’attuale presidente progressista, Luiz Inácio Lula da Silva. Tuttavia, con una dichiarazione che non lascia spazio a interpretazioni, ha messo a tacere le speculazioni, riaffermando il suo legame con l’ex presidente. “Ho sempre detto che sarei stato leale a (Jair) Bolsonaro, che gli sono grato, che ho questa lealtà e che non è negoziabile”, ha sottolineato Freitas, confermando di aver parlato con il senatore e di voler appoggiare il suo nome. Questo gesto, secondo i sostenitori, rappresenta la maturità di una “nuova destra” che mette da parte le ambizioni personali per un obiettivo comune: sconfiggere il Partito dei Lavoratori (PT) di Lula.
L’ombra lunga di Jair Bolsonaro: una condanna che cambia tutto
La decisione di candidare Flávio Bolsonaro è una conseguenza diretta delle vicende giudiziarie che hanno travolto suo padre. L’ex presidente Jair Bolsonaro è stato condannato a una pena di 27 anni e tre mesi di reclusione dalla Corte Suprema brasiliana per una serie di reati, tra cui tentato colpo di Stato, associazione a delinquere armata e tentata abolizione violenta dello Stato di diritto democratico. I fatti si riferiscono al suo presunto ruolo nell’orchestrare un piano per sovvertire l’esito delle elezioni del 2022, vinte da Lula, che culminò con l’assalto ai palazzi del potere a Brasilia l’8 gennaio 2023.
Oltre alla pena detentiva, che attualmente sconta ai domiciliari in attesa dei ricorsi, Bolsonaro è stato dichiarato ineleggibile per otto anni già nel giugno 2023 dal Tribunale Superiore Elettorale (TSE) per abuso di potere politico e uso indebito dei mezzi di comunicazione. Questa prima condanna si riferiva a una riunione con ambasciatori stranieri nel luglio 2022, in cui aveva attaccato senza prove l’affidabilità del sistema di voto elettronico brasiliano. Con la successiva condanna penale, la sua ineleggibilità potrebbe estendersi addirittura fino al 2060, rendendo di fatto impossibile un suo ritorno sulla scena elettorale.
Flávio Bolsonaro: un’eredità pesante e una candidatura “irreversibile”
In questo vuoto di potere, si inserisce la figura di Flávio Bolsonaro. Senatore e primogenito dell’ex presidente, a 44 anni si fa carico di rappresentare l’elettorato conservatore e bolsonarista. La sua candidatura, annunciata e poi messa in discussione in un gioco tattico, sembra ora definitiva. Inizialmente, Flávio aveva dichiarato che avrebbe potuto fare un passo indietro in cambio di un’amnistia per il padre e gli altri condannati per il tentato golpe. Successivamente, ha chiarito la sua posizione in un’intervista al quotidiano Folha de S. Paulo: “L’unica condizione per cui Flávio Bolsonaro non sarà candidato è che il candidato sia Jair Messias Bolsonaro”. Una condizione, al momento, puramente ipotetica.
La sua candidatura riceve l’imprimatur diretto del padre dal carcere, un passaggio fondamentale per consolidare il sostegno della base. Flávio incarna una linea politica più identitaria e intransigente rispetto a quella, considerata più moderata e pragmatica, di Tarcísio de Freitas.
Gli scenari per il 2026: una destra frammentata?
L’appoggio di Tarcísio a Flávio Bolsonaro non chiude però completamente i giochi all’interno del centro-destra. Lo stesso governatore di San Paolo ha sottolineato come il senatore si unisca a un gruppo di altre figure di spicco dell’opposizione che si sono già messe in gioco, citando i governatori Romeu Zema (Minas Gerais), Ronaldo Caiado (Goiás) e Ratinho Júnior (Paraná). Secondo de Freitas, la presenza di più candidati al primo turno potrebbe rafforzare il dibattito e portare a una convergenza al secondo turno contro il candidato del governo.
Resta da vedere come reagiranno le altre forze politiche, in particolare il cosiddetto “Centrão”, il potente blocco di partiti di centro che spesso determina gli equilibri nel Congresso brasiliano. Le prime reazioni sono state caute, e l’effettivo sostegno a Flávio Bolsonaro non è scontato. Nel frattempo, sul fronte opposto, l’attuale presidente Lula da Silva, nonostante l’età e le questioni di salute, ha già annunciato l’intenzione di ricandidarsi per un quarto mandato, forte di un carisma ancora radicato in una parte significativa della popolazione.
Le elezioni del 2026 si preannunciano quindi come un momento cruciale per il futuro del Brasile. La destra, orfana del suo leader più carismatico, cerca di riorganizzarsi attorno al nome dei Bolsonaro, puntando sulla continuità dinastica. La sfida sarà quella di unire un fronte conservatore variegato e convincere l’elettorato che, dopo la turbolenta presidenza di Jair Bolsonaro e la sua drammatica uscita di scena, la famiglia è ancora la risposta giusta per guidare il gigante sudamericano.
