Un’onda di dissenso ha attraversato i corridoi della Nuvola dell’Eur, a Roma, durante la fiera della piccola e media editoria “Più Libri Più Liberi”. Nel pomeriggio del 6 dicembre, tra le 15:00 e le 15:30, numerosi editori hanno dato vita a una protesta plateale contro la presenza della casa editrice “Passaggio al Bosco”, identificata da molti come vicina ad ambienti dell’estrema destra e promotrice di una cultura neofascista. L’azione, simbolica ma potente, ha visto decine di stand oscurati da teli e libri coperti, un gesto di silenziosa ma ferma opposizione che ha acceso il dibattito culturale e politico all’interno e all’esterno della manifestazione.

La genesi della protesta: “Non accettiamo che la cultura fascista sia al pari delle altre”

La controversia non è nata dal nulla, ma è stata preceduta da giorni di polemiche e da un appello firmato da oltre cento autori ed editori, tra cui spiccano nomi come Alessandro Barbero e Antonio Scurati, che contestavano la partecipazione della casa editrice alla fiera. Il culmine della protesta si è manifestato in una riunione spontanea, durante la quale gli editori aderenti hanno chiesto “risposte dall’Aie” (Associazione Italiana Editori), organizzatrice dell’evento. La posizione dei manifestanti è stata riassunta in una frase netta e inequivocabile: “Non accettiamo che la cultura fascista sia al pari delle altre”.

La protesta ha visto l’adesione di un numero significativo di case editrici, testimoniando un fronte compatto e variegato. Tra i nomi che hanno scelto di coprire i propri libri figurano, tra gli altri: Altreconomia, Futura editrice, Fandango Libri, Editori Laterza, Voland, Lonely Planet, Coconino Press, Beccogiallo Edizioni, Meltemi Editore, e molti altri, a dimostrazione di una sensibilità trasversale nel mondo dell’editoria indipendente.

Il confronto e i cori: “Fuori i fascisti dalla fiera”

La tensione è salita quando all’assemblea si è presentato l’editore Francesco Giubilei, il quale ha interpellato i presenti chiedendo la loro opinione sui libri dedicati alla figura di Stalin, nel tentativo di evidenziare una presunta incoerenza. La replica non si è fatta attendere: “Di Stalin nessuno fa apologia, del fascismo sì”, hanno ribattuto alcuni editori, tracciando una distinzione fondamentale tra l’analisi storica e la glorificazione di un’ideologia. Questo scambio ha infiammato ulteriormente gli animi e il pubblico presente ha iniziato a intonare cori come “Fuori i fascisti dalla fiera” e “Siamo tutti antifascisti”, per poi culminare nel canto di “Bella Ciao”, inno della Resistenza italiana.

Successivamente, un gruppo di manifestanti si è mosso in un piccolo corteo all’interno della fiera, dirigendosi verso lo stand di “Passaggio al Bosco”. Qui, si era radunato un gruppo di acquirenti e sostenitori della casa editrice. La situazione, sebbene tesa, si è conclusa senza incidenti. Un acquirente ha invitato i manifestanti a esaminare i libri, suggerendo che avrebbero potuto trovare punti di convergenza, un appello al dialogo in un momento di forte contrapposizione.

La replica di “Passaggio al Bosco” e l’effetto mediatico

Dal canto suo, Marco Scatarzi, editore di “Passaggio al Bosco”, ha risposto alle contestazioni con calma, affermando: “Non siamo un movimento politico, siamo qui per svolgere il nostro lavoro”. Ha sottolineato la varietà di autori e collaboratori della casa editrice, ribadendo l’intento di “fare cultura” e di continuare il proprio percorso di approfondimento in piena libertà. Scatarzi ha inoltre evidenziato come la polemica abbia, di fatto, generato un notevole interesse attorno al loro stand, con un evidente incremento delle vendite. “Beh, mi sembra evidente”, ha commentato, mostrando un bancone con un numero di volumi sensibilmente diminuito. Questo paradosso, per cui la protesta mirata a isolare una realtà editoriale ne ha di fatto aumentato la visibilità e il successo commerciale, è stato sottolineato da diversi osservatori.

Il dibattito sulla libertà di espressione e i valori costituzionali

La vicenda ha inevitabilmente riaperto il complesso dibattito sui limiti della libertà di espressione e sul ruolo delle istituzioni culturali nel definire i confini dell’accettabilità. L’AIE, in una nota precedente alla fiera, aveva chiarito la propria posizione, ribadendo il “no ad ogni forma di censura” come principio pregiudiziale. Tuttavia, l’associazione ha anche specificato che il rispetto delle leggi vigenti e della Costituzione italiana, “che nasce antifascista”, rappresenta un prerequisito fondamentale. La questione, quindi, si sposta sul piano giuridico e culturale: dove finisce la libertà di opinione e dove inizia l’apologia di ideologie condannate dalla storia e dalla legge? La protesta di “Più Libri Più Liberi” ha reso questa domanda non più un’astrazione teorica, ma un nodo concreto e pulsante nel cuore del mondo del libro.

Di euterpe

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