Dalle celebrazioni di una vittoria leggendaria alle critiche più feroci. Nello stesso giorno in cui la Juventus celebra il 40° anniversario della sua prima, storica Coppa Intercontinentale vinta a Tokyo, una delle icone di quella notte, Stefano Tacconi, usa parole di fuoco per descrivere la situazione attuale del club. Ospite di “Radio Anch’io Lo Sport” su Rai Radio 1, l’ex portiere, eroe di quella finale contro l’Argentinos Juniors in cui parò due rigori, non ha usato mezzi termini per bocciare l’avvio di stagione della squadra guidata da Luciano Spalletti.
“UNO STATO CONFUSIONALE”: L’ACCUSA DI TACCONI
“La Juve è in uno stato confusionale, i risultati non arrivano”. L’analisi di Tacconi è netta e parte da una constatazione amara: dopo un inizio che aveva illuso, la squadra si è persa. “Si era partiti molto bene, ma i problemi sono arrivati dopo”, ha dichiarato, identificando un punto di svolta preciso. Secondo l’ex numero uno, un fattore determinante è stato di natura tecnica: “L’infortunio di Bremer è costato caro”. L’assenza del pilastro difensivo brasiliano avrebbe minato le certezze di un reparto che, anche a detta sua, non sta aiutando a sufficienza il nuovo portiere Di Gregorio. Il bilancio che ne consegue è impietoso: “Su 15 partite che ho visto, ad eccezione di Juve-Inter 4-3, sono state tutte fallimentari”.
SPALLETTI NEL MIRINO: “RICADUTI NEGLI STESSI ERRORI, GIOCATORI SCELTI MALE”
Il giudizio non risparmia l’allenatore, Luciano Spalletti. Sebbene l’ex portiere riconosca un avvio promettente, il prosieguo non lo ha convinto. “Era partito bene, si era intravista qualche miglioramento nell’organizzazione”, ha ammesso Tacconi, prima di affondare il colpo. “Siamo ricaduti negli stessi errori di sempre. Vuol dire che i giocatori sono stati scelti male”. Un’accusa pesante che chiama in causa non solo la guida tecnica, ma l’intero progetto e le scelte di mercato estive. La mancanza di continuità e il ripresentarsi di vecchi problemi sono, per Tacconi, il sintomo di una costruzione della rosa non adeguata.
LA SCONFITTA DI NAPOLI COME SIMBOLO DELLA CRISI
La partita persa contro il Napoli di Antonio Conte allo stadio Maradona è, secondo l’analisi di Tacconi, l’emblema delle difficoltà bianconere. Una prestazione che ha messo a nudo tutti i limiti attuali della squadra. “La Juve ieri è stata surclassata dal Napoli sotto tutti i punti di vista, ha fatto una bruttissima partita”, ha sentenziato. Le parole usate sono macigni che pesano sulla squadra e sul suo allenatore: “Senza mordente, carattere, personalità”. Un ritratto di una squadra apparsa svuotata, incapace di reagire e di imporre il proprio gioco, lontana parente di quella mentalità vincente che proprio Tacconi e i suoi compagni incarnarono quarant’anni fa.
DAL TRIONFO DI TOKYO ALLA REALTÀ ODIERNA
Le dichiarazioni di Stefano Tacconi assumono un peso specifico ancora maggiore perché pronunciate in una giornata dal forte valore simbolico. L’8 dicembre 1985, la Juventus di Trapattoni, con campioni come Platini, Scirea e lo stesso Tacconi, saliva sul tetto del mondo. Una squadra che, come ricordato anche da Antonio Cabrini, era “sempre unita” e “comunque compatta”. Proprio quei valori di unità, carattere e personalità che oggi Tacconi non rivede più nella Juventus. Le sue parole, dure ma appassionate, sono quelle di una leggenda che vede la propria creatura in difficoltà e non si nasconde, offrendo un’analisi severa ma che nasce da un profondo legame con i colori bianconeri.
