In un gesto che intreccia mirabilmente letteratura, storia dell’arte e amore per il patrimonio culturale, il Museo di Palazzo Ducale di Mantova ha annunciato l’acquisizione di un’opera di straordinaria intensità e bellezza: “Il Suicidio di Didone” del pittore cremonese Giuseppe Bottani. Questo capolavoro del Settecento, che raffigura uno degli episodi più drammatici dell’Eneide di Virgilio, non è solo un arricchimento per le collezioni permanenti del museo, ma rappresenta anche un tassello fondamentale nella riscoperta e valorizzazione di un artista che fu protagonista del rinnovamento artistico nella Mantova del XVIII secolo.

Un’Acquisizione Strategica per la Cultura Mantovana

L’arrivo del dipinto a Palazzo Ducale è il frutto di una visione culturale ampia e lungimirante, resa possibile grazie al fondamentale contributo della Direzione Generale Musei di Roma. Come sottolineato dal direttore di Palazzo Ducale, Stefano L’Occaso, questa acquisizione si inserisce in una serie di prestigiosi acquisti sostenuti a partire dal 2020, finalizzati non solo ad incrementare il patrimonio museale, ma anche a fungere da catalizzatore per la riqualificazione e la riapertura di spazi a lungo trascurati. “Gli acquisti sostenuti dalla Direzione Generale sono tutti finalizzati all’esposizione e, anzi, intorno a essi il Museo ha impostato la riqualificazione e la riapertura di spazi trascurati o abbandonati”, ha dichiarato L’Occaso, evidenziando come ogni nuova opera diventi il fulcro di un progetto di rinnovamento più vasto.

Il “Suicidio di Didone”, identificato oltre cinquant’anni fa dalla storica dell’arte Chiara Tellini Perina, colma una lacuna importante, arricchendo la narrazione museale con un’opera di soggetto virgiliano di eccezionale impatto visivo ed emotivo. Prima di questa acquisizione, infatti, il Palazzo Ducale possedeva solo una pala d’altare del Bottani, la “Predica di san Vincenzo Ferrer”.

Giuseppe Bottani: un Ponte tra Classicismo e Neoclassicismo

Nato a Cremona nel 1717 e morto a Mantova nel 1784, Giuseppe Bottani è stato una figura chiave nel panorama artistico del suo tempo. La sua formazione artistica si svolse tra Firenze, alla bottega di Antonio Puglieschi e Vincenzo Meucci, e Roma, dove perfezionò il suo stile sotto la guida di Agostino Masucci, assorbendo i dettami del classicismo seicentesco, in particolare di Carlo Maratta. La sua carriera fu costellata di successi, culminata con l’ammissione all’Accademia di San Luca nel 1758 e, soprattutto, con la nomina nel 1769, per volere di Maria Teresa d’Austria, a direttore della neonata Accademia di Belle Arti di Mantova.

Il suo arrivo nella città virgiliana segnò una svolta, introducendo una pittura di stampo illuminista, didattica e vicina ai canoni del Neoclassicismo, in netto contrasto con le tendenze precedenti. Bottani non fu solo un pittore, ma un vero e proprio operatore culturale, portando con sé da Roma una vasta collezione di gessi e calchi di opere antiche e rinascimentali, fondamentali per la formazione delle nuove generazioni di artisti.

La Tragica Passione di Didone: un’Icona Letteraria e Artistica

Il dipinto acquistato da Palazzo Ducale dà vita a uno dei momenti più alti e commoventi della letteratura latina: il suicidio della regina di Cartagine, Didone, narrato nel IV libro dell’Eneide. Abbandonata dall’eroe troiano Enea, destinato dal Fato a fondare una nuova civiltà in Italia, Didone, consumata dal dolore e dalla disperazione, sceglie di togliersi la vita.

L’opera di Bottani cattura con maestria la drammaticità della scena: la regina giace sulla pira funeraria, trafitta dalla spada che fu dono dello stesso Enea, mentre la sorella Anna e le ancelle accorrono disperate nel vano tentativo di soccorrerla. In alto, la dea Giunone, impietosita, invia Iride a recidere il capello della regina per liberarne l’anima dal corpo, un dettaglio che testimonia la fedeltà dell’artista al testo virgiliano. L’opera non è solo una rappresentazione fedele, ma un’interpretazione profonda della complessità emotiva del personaggio, un’eroina tragica sospesa tra amore, tradimento e disperazione.

Una Nuova Cornice per un Capolavoro: l’Appartamento dell’Imperatrice

Per accogliere degnamente il “Suicidio di Didone”, è stato scelto un luogo di grande prestigio all’interno di Palazzo Ducale: l’Appartamento dell’Imperatrice. Quest’area del complesso museale, attualmente in fase di restauro, offrirà dal prossimo gennaio una cornice suggestiva e storicamente coerente per l’opera. La collocazione nel salottino giallo o di Ercole, all’interno di un ambiente che evoca il gusto neoclassico, creerà un dialogo fecondo tra il dipinto e l’architettura circostante, valorizzando entrambi. Questo progetto di riallestimento, curato dalla funzionaria architetto Verena Frignani, testimonia ancora una volta l’attenzione del museo nel creare percorsi espositivi coerenti e capaci di offrire al visitatore un’esperienza immersiva e arricchente.

Di euterpe

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