Il Giappone ha tirato un sospiro di sollievo dopo che l’allerta tsunami, scattata in seguito a un potente terremoto di magnitudo 7.5, è stata revocata nelle prime ore di martedì. La forte scossa, registrata al largo della prefettura di Aomori, nell’isola settentrionale di Honshu, aveva fatto temere il peggio, riportando alla mente il tragico evento del 2011. Fortunatamente, le onde generate dal sisma si sono rivelate di altezza contenuta, scongiurando conseguenze catastrofiche.

La dinamica del sisma e l’allerta tsunami

Il terremoto ha colpito alle 23:15 ora locale di lunedì, con un epicentro localizzato in mare a una profondità di circa 50-54 chilometri e a circa 80 chilometri dalla costa. L’Agenzia Meteorologica Giapponese (JMA) ha immediatamente emesso un’allerta tsunami per le prefetture di Hokkaido, Aomori e Iwate, nella regione di Tohoku, prevedendo onde che avrebbero potuto raggiungere i tre metri di altezza. Questa misura precauzionale ha portato all’ordine di evacuazione per circa 90.000 residenti delle aree costiere, invitati a spostarsi verso alture o edifici sicuri nonostante le rigide temperature notturne.

Le prime onde hanno raggiunto la costa poco dopo la mezzanotte, ma la loro altezza si è rivelata fortunatamente inferiore alle previsioni. Onde di circa 70 centimetri sono state misurate nel porto di Kuji, nella prefettura di Iwate, mentre in altre località si sono registrate onde tra i 20 e i 50 centimetri. Visto il ridimensionamento del pericolo, l’allerta è stata prima declassata ad “avvertenza” e poi completamente revocata nelle prime ore del mattino di martedì. Le autorità hanno comunque invitato la popolazione a non avvicinarsi alle coste per precauzione.

Danni, feriti e disagi

Nonostante lo tsunami scampato, il terremoto ha causato diversi danni e alcuni feriti. Secondo le prime stime, si contano almeno 23 feriti, di cui uno in condizioni gravi. La maggior parte delle persone è stata colpita da oggetti caduti all’interno delle proprie abitazioni o in luoghi pubblici, come un hotel nella città di Hachinohe. Si sono registrati anche danni a edifici e infrastrutture, come il crollo di una porzione di strada a Tohoku.

Il sisma ha provocato anche disagi significativi. Migliaia di abitazioni sono rimaste senza corrente elettrica nelle regioni di Hokkaido e Tohoku, anche se il servizio è stato in gran parte ripristinato entro la mattinata. Importanti ripercussioni si sono avute anche sul sistema dei trasporti: i servizi dei treni ad alta velocità Shinkansen sono stati sospesi nel nord-est del paese per consentire le verifiche sulla sicurezza delle linee. Anche alcuni aeroporti, come il New Chitose di Hokkaido, hanno subito disagi, con circa 200 passeggeri costretti a trascorrere la notte nello scalo.

La sicurezza delle centrali nucleari e il timore di nuove scosse

Un’attenzione particolare è stata immediatamente rivolta alle centrali nucleari presenti nella regione, tra cui quelle di Fukushima, Onagawa e Higashidori. Fortunatamente, le autorità e le compagnie elettriche hanno confermato che non sono state rilevate anomalie negli impianti, che hanno continuato a funzionare in sicurezza. A scopo precauzionale, è stato temporaneamente sospeso lo scarico di acqua trattata dalla centrale di Fukushima.

Nonostante il rientro dell’allarme, l’Agenzia Meteorologica Giapponese ha messo in guardia la popolazione sulla possibilità di forti scosse di assestamento nei prossimi giorni, con un rischio aumentato, seppur basso, di un “megaquake” di magnitudo 8 o superiore lungo la costa pacifica del Giappone. Si tratta di un avvertimento che sottolinea la costante vulnerabilità del paese all’attività sismica, trovandosi sulla cosiddetta “Cintura di Fuoco” del Pacifico.

Il governo giapponese, attraverso la premier Sanae Takaichi e il Segretario Capo di Gabinetto Minoru Kihara, ha assicurato di aver attivato una task force di emergenza per monitorare la situazione e coordinare gli interventi, ribadendo che la priorità assoluta è la sicurezza e la vita dei cittadini.

Di atlante

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