RIMINI – In una serata intrisa di arte, memoria e poesia, la città di Rimini ha accolto uno dei più visionari cineasti contemporanei, il regista messicano Alfonso Cuarón. Sul prestigioso palco del Teatro Galli, il maestro, vincitore di due premi Oscar per la regia di ‘Gravity’ e ‘Roma’, è stato insignito del Premio Fellini 2025, un riconoscimento che torna a splendere dopo quindici anni di assenza. Un’occasione che ha visto Cuarón dialogare a cuore aperto sul significato profondo della settima arte e sul suo legame indissolubile con l’eredità del grande Federico Fellini.
Il Cinema come Atto Politico
Interpellato a margine della cerimonia sul complesso scenario internazionale, Cuarón ha offerto una visione netta e universale: “Tutto il cinema è politico, perché è un riflesso di tutta una visione”. Con queste parole, il regista ha elevato il discorso al di sopra della contingenza quotidiana, rifiutando di commentare specifiche figure politiche come Donald Trump. Ha liquidato tale dibattito come “tutto retorica e blablabla”, un rumore di fondo che odia, sottolineando come la sua posizione sia ovvia e intrinseca nel suo stesso lavoro. Per Cuarón, il cinema non ha il compito di fornire un commento didascalico sull’attualità, ma di illuminarla, svelandone le contraddizioni più profonde.
Nel Labirinto di Fellini: un’Ispirazione all’Impossibile
Visibilmente emozionato nel trovarsi nella città natale del maestro che ha definito “un’ispirazione come possibilità dell’impossibile”, Cuarón ha parlato in un fluente italiano, confessando la profonda influenza che Fellini ha avuto sul suo amore per il cinema fin dalla sua infanzia. “Stare nel posto dove il grande Fellini è nato e che ha marcato il resto del suo cinema, è veramente un’emozione”, ha dichiarato.
Il regista messicano ha descritto il cinema di Fellini come un universo solo apparentemente eterogeneo, ma in realtà “tremendamente collegato”. Non un modello da imitare per questioni formali, ma un faro che indica una direzione, un invito a esplorare l’inimmaginabile. “È impossibile scappare da Fellini, te lo porti addosso e non puoi che ringraziare”, ha affermato Cuarón, raccontando come, anche dopo aver cercato di liberarsi da ogni condizionamento durante la lavorazione del suo capolavoro autobiografico ‘Roma’, si sia accorto di quanto echi de ‘La strada’ e de ‘Le notti di Cabiria’ fossero rimasti impressi nei suoi fotogrammi.
“Alla fine di ogni suo film, c’è sempre la visione di una nuova possibilità, un mondo che finisce, ma con la vita che continua”, ha chiosato, cogliendo l’essenza più profonda e speranzosa della poetica felliniana.
Un Premio che Unisce Due Mondi Poetici
Il Premio Fellini, tornato in vita grazie alla collaborazione tra il Comune di Rimini e la Fondazione Cineteca di Bologna, ha celebrato proprio questo dialogo ideale tra due maestri della memoria. Le motivazioni del premio, lette dal sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad, hanno sottolineato la “forza morale” e la “forza etica” dell’opera di Cuarón, capace di trasformare i ricordi personali in memoria universale. Si è evidenziata “la capacità di guardare il mondo con la meraviglia della fanciullezza e della giovinezza”, un’attitudine che accomuna il quartiere Roma di Città del Messico alla Rimini di Fellini, trasformandoli in spazi dell’immaginario collettivo mondiale.
Il regista, ricevendo la statuetta che raffigura il rinoceronte de ‘E la nave va’, ha definito il riconoscimento “un incredibile dono della vita” e “un coronamento”. Ha ricordato la sua adolescenza, quando il cinema rappresentava un rifugio da un universo che appariva buio, e di come proprio in quel rifugio abbia imparato ad amare l’arte di Fellini.
Un’Immersione nella Rimini Felliniana
Il soggiorno di Alfonso Cuarón a Rimini è stato un vero e proprio pellegrinaggio nei luoghi del Maestro. Prima della cerimonia al Teatro Galli, ha incontrato la stampa nell’iconico Grand Hotel, confessando l’emozione di trovarsi in un luogo visto mille volte nei film: “Entrare qui è stato magico. Rimini l’ho conosciuta prima attraverso Amarcord che nella realtà”. Il suo intenso fine settimana si è concluso con una lunga e attenta visita al Fellini Museum, dove si è soffermato rapito dal “vento di Amarcord”.
Dopo la premiazione, Cuarón ha introdotto la proiezione del suo film ‘Roma’ al Cinema Fulgor, altro luogo simbolo del legame tra Fellini e la sua città, completando un ponte ideale tra due cinematografie, due culture e due modi di sognare che, grazie a questa occasione, sono apparsi più vicini che mai.
