ROMA – Può un controllo medico di routine, pensato per rinnovare l’idoneità a quello sport che è più di una passione, trasformarsi in un bivio esistenziale? Può una diagnosi inaspettata costringere a rimettere in discussione certezze e abitudini, aprendo al contempo uno squarcio su un’umanità sorprendente? A queste domande risponde, con la leggerezza dell’ironia e la profondità della riflessione, Aldo Tagliaferro, giornalista e vice caporedattore della Gazzetta di Parma, nel suo libro “Senza esagerare, cronaca semiseria del mio bypassante vincente” (Mattioli 1885, pp. 126, 14,00 euro).

L’opera è stata presentata oggi nel prestigioso contesto di “Più libri più liberi”, la fiera nazionale della piccola e media editoria che anima la Nuvola dell’Eur a Roma. In un dialogo intimo e partecipe con Guglielmo Nappi, caporedattore responsabile de ilmessaggero.it, Tagliaferro ha svelato il cuore pulsante del suo racconto: un viaggio a cuore aperto, è il caso di dirlo, che prende le mosse da un letto d’ospedale per dipanarsi tra i ricordi del passato e le sfide del presente.

Dal campo da tennis alla sala operatoria: il “match fantozziano” della vita

Tutto ha inizio con la passione viscerale dell’autore per il tennis, una “racchetta tardiva, ma ostinata e pugnace”, come la descrive lui stesso. È proprio un elettrocardiogramma annuale, obbligatorio per gli iscritti alla federazione, a far suonare il primo campanello d’allarme. Quella che doveva essere una semplice formalità si trasforma nell’anticamera di una serie di esami che porteranno alla luce una “lunga ateromasia” di una coronaria, una placca per cui un semplice stent non sarebbe sufficiente. La diagnosi è netta: serve un bypass.

Da quel momento, la vita di Tagliaferro si trasforma in un’inaspettata partita, ben più complessa di quelle giocate sotto il sole cocente sui campi da tennis. Il libro, infatti, si snoda tra diagnosi, operazioni e riabilitazioni, svelando un universo di inaspettata umanità. Medici, infermieri, compagni di stanza simpatici o silenziosi diventano i personaggi di una cronaca che, pur affrontando temi delicati, non perde mai il filo dell’ironia. Come sottolinea l’autore, “non prendersi sul serio aiuta, anche nei momenti più difficili”.

Un testamento generazionale tra flashback e ironia

Il ricovero diventa per Tagliaferro un’occasione per un potente faccia a faccia con se stesso. Dal letto d’ospedale si aprono continui flashback sul passato, che assumono i contorni di un vero e proprio testamento generazionale. I ricordi si intrecciano con le vicende ospedaliere, in un flusso narrativo che alterna il sorriso alla riflessione. L’ironia, cifra stilistica dell’autore, diventa lo strumento per esorcizzare la paura e per raccontare la fragilità umana con una sincerità disarmante.

Il titolo stesso, “Senza esagerare, cronaca semiseria del mio bypassante vincente”, è una dichiarazione d’intenti. Il “bypassante” è un colpo tennistico, ma in questo contesto diventa la metafora di un ostacolo superato, di una partita vinta contro un avversario temibile. Tornare in campo, dopo l’operazione, non è solo un gesto sportivo, ma una piccola, grande vittoria che simboleggia la riconquista della propria vita.

La presentazione alla Nuvola dell’Eur

L’incontro a “Più libri più liberi” ha visto un’intensa partecipazione, a testimonianza dell’interesse per una storia che tocca corde universali. Il dialogo con Guglielmo Nappi, giornalista di lungo corso ed esperto di comunicazione, ha permesso di approfondire i temi del libro, dall’importanza della prevenzione alla resilienza, fino al ruolo salvifico dell’autoironia. Il libro era già stato presentato in precedenza a Parma, all’Ape Museo, con la partecipazione di figure di spicco della città.

In un mondo che spesso ci impone di essere performanti e invincibili, la testimonianza di Aldo Tagliaferro ci ricorda che è nella nostra vulnerabilità che risiede la nostra più grande forza. E che, a volte, la partita più importante non si gioca su un campo da tennis, ma tra le corsie di un ospedale, armati di coraggio, speranza e una sana dose di ironia.

Di euterpe

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