Un boato di applausi, lungo quasi dieci minuti, ha salutato la conclusione della “Lady Macbeth del distretto di Mcensk” di Dmitrij Šostakovič, andata in scena per l’anteprima riservata al pubblico Under 30 al Teatro alla Scala. Un successo clamoroso per una scommessa audace, che ha visto il capolavoro del compositore russo, mai rappresentato prima per un’inaugurazione di stagione, conquistare una platea di giovani attenti, curiosi e preparati. L’iniziativa, giunta al suo ventesimo anno, si conferma un appuntamento cruciale per avvicinare le nuove generazioni al mondo dell’opera, e la risposta entusiasta del pubblico ne è la prova più lampante.

Una Regia Cinematografica e Sconvolgente

A colpire nel segno è stata la visione del regista russo Vasily Barkhatov, al suo debutto scaligero, che ha scelto di allontanarsi dall’ambientazione originale, un villaggio russo di metà Ottocento, per trasportare la cupa vicenda in un ristorante della Roma degli anni ’50. Una scelta stilistica forte, che utilizza la tecnica del flashback per narrare la tragica storia di Katerina Izmajlova, interpretata dalla soprano americana Sara Jakubiak. La protagonista, intrappolata in un matrimonio senza amore, si ribella alla tirannia del suocero (il basso Alexander Roslavets) e alla mediocrità del marito (Yevgeny Akimov), trovando una via di fuga illusoria nella passione per il bracciante Sergej (il tenore Najmiddin Mavlyanov), qui trasformato in un cuoco.

La regia, definita “cinematografica” e “modernissima” dallo stesso sovrintendente Fortunato Ortombina, non ha edulcorato la violenza esplicita richiesta dal testo, presentando scene crude e di forte impatto emotivo che hanno “sconvolto” ma allo stesso tempo affascinato il giovane pubblico. “La musica grottesca all’opera calza a pennello con temi sonori molto forti”, ha commentato uno studente di conservatorio, sottolineando la perfetta simbiosi tra la partitura potente di Šostakovič e la messa in scena. Un allestimento che, come avvisato da una nota sul libretto di sala, includeva scene che avrebbero potuto turbare la sensibilità degli spettatori, mantenendo fede alla natura abrasiva e visionaria dell’opera.

La Scelta “Doverosa” di un’Opera Russa

La decisione di inaugurare la stagione con un’opera russa, in un momento storico segnato dal conflitto in Ucraina, è stata al centro di un acceso dibattito. Tuttavia, sia il direttore musicale Riccardo Chailly, al suo ultimo 7 dicembre alla guida della Scala, sia il sovrintendente Fortunato Ortombina hanno difeso con fermezza questa scelta. Per Chailly non si è trattato di un “atto coraggioso, ma doveroso”, un omaggio a un gigante della musica del Novecento nel cinquantesimo anniversario della sua morte. Ortombina ha rincarato la dose, affermando che “criticare un’opera perché russa sia una offesa alla civiltà” e che la musica è “fondamentalmente superiore a ogni conflitto ideologico”.

Una posizione condivisa pienamente dai giovani in sala, che hanno apprezzato l’opportunità di confrontarsi con un capolavoro complesso e controverso, capace di sollevare interrogativi profondi sulla condizione umana, sulla violenza e sulla ricerca della libertà. La vicenda di Katerina, una donna che uccide per liberarsi dall’oppressione, è stata letta anche come una potente riflessione sulla violenza di genere, un tema di tragica attualità.

Un Pubblico Giovane, Elegante e Appassionato

L’anteprima Under 30 non è stata solo un evento culturale, ma anche un’occasione mondana. Molti i giovani elegantissimi, tra paillettes e pizzi d’argento, alcuni invitati da Armani, a conferma di un legame che prosegue anche dopo la scomparsa dello stilista. Ma al di là dell’eleganza, ciò che ha colpito è stata la preparazione e la passione di un pubblico che non era lì solo per curiosità, ma per vivere un’esperienza artistica profonda. Un segnale importante per il futuro del teatro, che con iniziative come “La Scala Under 30” e il nuovo progetto “30/35” mira a fidelizzare un pubblico sempre più ampio e diversificato.

Il successo di questa “Lady Macbeth” dimostra che il pubblico giovane non solo non teme le proposte complesse, ma le accoglie con entusiasmo quando sono presentate con intelligenza e qualità. Come ha sottolineato Ortombina, l’obiettivo è che questi giovani “tornino”, e la scommessa vinta con Šostakovič sembra essere un passo deciso nella giusta direzione. Il prossimo anno si tornerà alla tradizione con “Otello” di Verdi, ma l’auspicio del sovrintendente è di poter, un giorno, “inaugurare con una nuova commissione del teatro”, segnando un’ulteriore evoluzione per il tempio della lirica milanese.

Di euterpe

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