Tegucigalpa – L’Honduras è sospeso in un limbo di incertezza e tensione politica. A una settimana dalle elezioni presidenziali, il paese centroamericano non ha ancora un vincitore chiaro e definito, ma si ritrova al centro di una crisi istituzionale che minaccia di destabilizzare ulteriormente un contesto già fragile. Il partito al governo, Libertà e Rifondazione (Libre), ha gettato benzina sul fuoco chiedendo formalmente l’annullamento completo del processo elettorale, denunciando gravi irregolarità e un “disastro” nel sistema di conteggio dei voti che, a loro dire, avrebbe “alterato” la volontà popolare.

Caos nel conteggio: un sistema in tilt e accuse di “golpe elettorale”

La richiesta di Libre, presentata ufficialmente alla segreteria del Consiglio Elettorale Nazionale (Cne), si fonda su una serie di criticità emerse durante lo spoglio. Il pomo della discordia è il sistema di Trasmissione dei Risultati Elettorali Preliminari (TREP), che ha subito un blackout prolungato e inspiegabile. Venerdì alle 16:30 locali, la trasmissione dei dati è stata bruscamente interrotta, lasciando il paese nell’incertezza. La presidente dell’autorità elettorale, Ana Paola Hall, ha attribuito il crollo a “problemi tecnici indipendenti dal controllo del Consiglio”, una spiegazione che non ha convinto l’opposizione e ha alimentato sospetti di manipolazione.

Le accuse più pesanti arrivano dal consigliere dello stesso Cne, Marlon Ochoa, che non ha esitato a parlare apertamente di un “golpe elettorale” in corso. Tra le irregolarità segnalate figurano l’eliminazione del controllo biometrico, errori nelle schede, la presunta manipolazione automatica dei voti e la manomissione di verbali cruciali. Questa situazione ha creato un clima di sfiducia diffusa, con il sito del consiglio elettorale bloccato a più riprese, aumentando i timori di scarsa trasparenza.

Un testa a testa al fotofinish

Mentre le polemiche infuriano, i dati parziali, fermi a circa l’88% delle schede scrutinate, delineano una sfida all’ultimo voto tra i due principali candidati conservatori. In testa, seppur con un margine minimo, si trova Nasry “Tito” Asfura del Partito Nazionale, con il 40,19% delle preferenze. Ex sindaco della capitale Tegucigalpa e imprenditore nel settore edile, Asfura ha ricevuto l’insolito e discusso endorsement del presidente statunitense Donald Trump. Lo tallona a strettissimo giro il candidato centrista Salvador Nasralla del Partito Liberale, fermo al 39,49%. La differenza tra i due, in alcuni momenti dello spoglio, è stata di appena poche centinaia di voti, parlando di una vera e propria “parità tecnica”.

Nettamente distanziata la candidata del partito di governo Libre, Rixi Moncada, che si attesta al 19,30%, segnando un brusco arretramento per la sinistra al potere della presidente uscente Xiomara Castro.

Le reazioni e le pressioni internazionali

La lentezza e le criticità dello scrutinio hanno generato non solo incertezza interna, ma anche la ferma reazione della comunità internazionale. La Missione di Osservazione Elettorale dell’Organizzazione degli Stati Americani (Osa) è intervenuta con un appello urgente alle autorità honduregne, chiedendo di accelerare il processo e garantire la massima trasparenza. Anche Washington segue con attenzione la situazione, come dichiarato dal vice segretario di Stato statunitense Christopher Landau, che ha affermato: “Gli occhi del mondo, compresi i nostri, sono puntati sull’Honduras”.

A complicare ulteriormente il quadro, sono emerse accuse di ingerenze esterne. Un video diffuso dall’avvocato Ric Soto mostrerebbe un consulente argentino del Partito Nazionale ammettere di aver lavorato per ottenere un tweet di supporto da parte di Donald Trump a favore di Asfura, configurando un potenziale intervento illegale nel processo elettorale.

Proroghe e ricorsi: il futuro incerto dell’Honduras

In risposta al caos, il Consiglio Elettorale Nazionale ha annunciato una proroga dei termini per la presentazione dei ricorsi. I partiti avranno tempo fino a domani, 8 dicembre, per presentare istanze di annullamento amministrativo, e fino al 15 dicembre per le richieste di revisione degli spogli e riconteggi speciali. Questa decisione, se da un lato offre una via legale per contestare i risultati, dall’altro prolunga l’agonia di un paese in attesa di una guida stabile.

Curiosamente, mentre il suo partito chiede l’annullamento, il candidato Salvador Nasralla ha espresso una posizione più cauta, affermando che “le elezioni non dovrebbero essere annullate” ma che è necessario nominare qualcuno per contare correttamente i voti già espressi. La sua critica si è concentrata sulla società colombiana incaricata della trasmissione dati, assunta, a suo dire, all’ultimo minuto.

L’Honduras si trova a un bivio cruciale. La risoluzione di questa crisi elettorale determinerà non solo il prossimo presidente, ma anche la tenuta delle sue istituzioni democratiche e la fiducia dei cittadini nel processo elettorale. La strada verso la stabilità appare, al momento, ancora lunga e irta di ostacoli.

Di atlante

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