Un vento di polemica sferza la Nuvola dell’Eur, sede della fiera della piccola e media editoria “Più libri più liberi” a Roma. Al centro del dibattito, che ha rapidamente trasceso i confini letterari per approdare sulla scena politica e culturale nazionale, vi è la presenza della casa editrice di estrema destra Passaggio al Bosco. Una partecipazione che ha innescato una catena di reazioni, culminate nella clamorosa decisione del fumettista Zerocalcare di non prendere parte all’evento e nelle taglienti dichiarazioni all’ANSA dello storico e filologo Luciano Canfora.

La genesi della controversia: l’appello degli 80

La miccia si è accesa nei giorni precedenti l’inaugurazione della fiera, quando oltre ottanta tra autori, editori e personalità di spicco del mondo culturale italiano hanno sottoscritto una lettera aperta. Tra i firmatari nomi del calibro di Alessandro Barbero, Antonio Scurati, Daria Bignardi, Caparezza e lo stesso Zerocalcare. L’appello esprimeva “sorpresa” per la concessione di uno stand a Passaggio al Bosco, definita una “casa editrice il cui catalogo si basa in larga parte sull’esaltazione di esperienze e figure fondanti del pantheon nazifascista e antisemita”. La lettera, indirizzata all’Associazione Italiana Editori (AIE), organizzatrice dell’evento, sollevava un quesito fondamentale: come può una proposta editoriale apologetica di tali ideologie essere compatibile con i valori di una fiera che dovrebbe promuovere la cultura democratica?

I firmatari hanno puntato il dito contro specifici titoli in catalogo, citando pamphlet di figure come Léon Degrelle, fondatore della divisione vallona delle Waffen SS, descritto dall’editore come un “impareggiabile contributo alla formazione dell’élite militante”. Secondo gli estensori dell’appello, non si tratterebbe di testi di approfondimento storico, ma di un “progetto apologetico” che glorifica i fascismi europei.

La risposta dell’AIE e la posizione di Canfora

La replica dell’Associazione Italiana Editori, per voce del suo presidente Innocenzo Cipolletta, non si è fatta attendere. L’AIE ha chiarito che non vi sarebbe stata alcuna esclusione, motivando la decisione su basi regolamentari. Cipolletta ha spiegato che Passaggio al Bosco, come tutti gli altri espositori, ha sottoscritto un contratto che impegna al rispetto dei valori espressi nella Costituzione Italiana. “Noi non ammettiamo gli editori sulla base delle loro linee editoriali”, ha affermato, sottolineando che la fiera deve rimanere un “luogo plurale e aperto a tutte le idee, anche a quelle che non ci piacciono”. Spetterà poi ai lettori valutare e alla magistratura vigilare sulla liceità dei contenuti.

In questo scenario si inserisce la voce autorevole di Luciano Canfora. Interpellato dall’ANSA, il classicista ha definito “giusta” la decisione di non escludere la casa editrice, affermando con nettezza: “non siamo tornati alla controriforma che aveva l’elenco dei libri proibiti”. Canfora ha poi rivolto una critica caustica ai firmatari dell’appello, bollando le loro azioni come una forma di esibizionismo, una “specie di malattia mentale delle primedonne” finalizzata a guadagnare le prime pagine dei giornali. Secondo lo storico, i rigurgiti del fascismo non si combattono “con i divieti” o “con la censura che è molto comoda”, bensì “facendo cultura, discutendo, vincendo politicamente”.

Con una stoccata diretta, ha etichettato la protesta come “antifascismo da salotto”, un atteggiamento che a suo dire “fa ridere”. Ha inoltre sollevato una provocazione, chiedendosi perché la pubblicazione da parte di Adelphi di autori come Céline, noto per il suo feroce antisemitismo, non susciti le medesime reazioni.

La scelta di Zerocalcare: “Non condivido spazi con i nazisti”

Di tutt’altro avviso la posizione di Michele Rech, in arte Zerocalcare. Il fumettista, con un video-fumetto diffuso sui suoi canali social, ha annunciato la sua sofferta decisione di rinunciare alla partecipazione a “Più libri più liberi”. “Ho un paletto rigido: non si condividono gli spazi con i nazisti”, ha spiegato. Per Zerocalcare, la presenza in un medesimo contenitore culturale equivale a una legittimazione, a presentare fascismo e antifascismo come opinioni equivalenti in un catalogo di scelte possibili. “Davvero le SS sono un orientamento politico che va garantito?”, si è chiesto polemicamente. La sua non è una richiesta di censura, ma una scelta personale di coerenza, un rifiuto di contribuire a normalizzare ciò che ritiene inaccettabile, pur rispettando le decisioni diverse di altri colleghi.

Un dibattito che divide: tra pluralismo e apologia

La vicenda ha acceso un faro su una questione complessa e stratificata, che tocca i nervi scoperti della società contemporanea. Da un lato, si erge il principio della libertà di espressione e del pluralismo, difeso da Canfora e dall’AIE, secondo cui la cultura si nutre di confronto e non di censure preventive. Dall’altro, si leva la voce di chi, come Zerocalcare e gli altri firmatari, pone un limite invalicabile là dove la libertà di opinione sconfina nell’apologia di ideologie condannate dalla storia e dalla Costituzione. La protesta si è manifestata anche all’interno della fiera, con alcune case editrici che hanno deciso di oscurare simbolicamente i propri stand per protestare contro la presenza di Passaggio al Bosco.

La polemica di “Più libri più liberi” non è un episodio isolato, ma si inserisce in un dibattito più ampio che ha già visto casi simili, come quello della casa editrice Altaforte al Salone del Libro di Torino. Ancora una volta, il mondo del libro si scopre arena di un confronto cruciale: dove finisce la libertà di stampa e dove inizia la responsabilità culturale? La risposta, tutt’altro che scontata, continua a interrogare le coscienze e a definire i contorni del nostro vivere civile.

Di euterpe

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