Un’iniezione di fiducia per l’economia italiana in vista delle festività di fine anno. Secondo le ultime stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio, le tredicesime erogate a lavoratori e pensionati si tradurranno in una spesa per consumi pari a quasi 50 miliardi di euro (49,9 miliardi per la precisione). Questo dato segna un incremento significativo di 2,4 miliardi rispetto all’anno precedente, alimentando un “cauto ottimismo” tra gli operatori del settore.
L’analisi, basata sui dati di contabilità nazionale dell’ISTAT e su quelli delle gestioni pensionistiche INPS, evidenzia come l’importo complessivo delle tredicesime nette ammonti a 57,4 miliardi di euro. Una volta detratti i 9,4 miliardi necessari per le scadenze fiscali di dicembre, come il saldo IMU-TASI e il bollo auto, le famiglie avranno a disposizione una liquidità aggiuntiva considerevole da destinare alle spese.
Aumenta la spesa media per famiglia, ma i regali crescono poco
Nel dettaglio, la spesa media per i consumi a famiglia si attesterà a 1.064 euro, registrando un aumento del 2,8% rispetto al 2024. Se si considera la spesa complessiva media per famiglia nel mese di dicembre, la cifra sale a 1.964 euro, con un incremento di 53 euro sull’anno precedente. Tuttavia, è interessante notare come questo aumento di potere d’acquisto si trasferirà solo in parte sulla spesa strettamente legata ai regali di Natale. Quest’ultima raggiungerà i 10,1 miliardi di euro, il valore più alto dal 2020, ma con una spesa pro capite che vedrà solo un lieve ritocco, passando da 210 a 211 euro.
Questo fenomeno suggerisce un cambiamento nelle abitudini di consumo degli italiani. Oltre alle tradizionali “strenne”, sembra esserci una maggiore propensione a “regalarsi” qualcosa per sé o per la casa. I dati indicano un crescente interesse per l’acquisto di nuovi elettrodomestici, per esperienze legate al tempo libero come ristoranti, cinema, teatri e musei, e per una maggiore cura del benessere personale.
Un clima di fiducia sostenuto da fondamentali economici positivi
L’ottimismo di Confcommercio non nasce solo dall’entità delle tredicesime, ma si fonda su un’analisi più ampia del contesto macroeconomico. Diversi fattori contribuiscono a creare un clima favorevole:
- Inflazione sotto controllo: Dopo le fiammate degli anni scorsi, la dinamica dei prezzi si è normalizzata, riducendo l’erosione del potere d’acquisto.
- Occupazione ai massimi storici: Un mercato del lavoro solido garantisce maggiore stabilità e sicurezza economica alle famiglie.
- Maggior reddito disponibile: Le misure di decontribuzione e le riforme del cuneo fiscale hanno lasciato più soldi nelle tasche degli italiani.
- Successo della Black Week: Il buon andamento delle vendite durante la settimana di sconti di novembre, con un giro d’affari di 5 miliardi di euro (+20% sul 2024), ha anticipato una buona propensione alla spesa.
Questi elementi fanno ben sperare per un miglioramento dei consumi a dicembre, che tra il 2019 e il 2025 erano rimasti sostanzialmente stagnanti, con una crescita di appena lo 0,8%. Un sondaggio della stessa confederazione rivela inoltre un cambiamento nell’atteggiamento dei consumatori: diminuisce la percentuale di chi prevede di passare un Natale “dimesso” (dal 77,1% al 72,7%), mentre aumenta quella di chi affronta con piacere il rito dei regali (dal 44,4% al 47,8%).
L’appello di Sangalli al Governo: “Servono segnali concreti”
Nonostante le previsioni positive, il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, sottolinea la necessità di consolidare questa tendenza. “I buoni fondamentali della nostra economia e il risveglio dei consumi autorizzano un cauto ottimismo per le spese di Natale”, ha affermato Sangalli. “Per consolidare questa tendenza servono però segnali concreti”.
La richiesta principale al Governo è quella di introdurre la detassazione degli aumenti contrattuali. Secondo Sangalli, la norma attuale, che limita il beneficio fiscale ai soli rinnovi sottoscritti nel biennio 2025-2026, crea una “iniqua” discriminazione. Vengono infatti esclusi oltre cinque milioni di lavoratori di settori chiave come il terziario e il turismo, i cui contratti sono stati rinnovati nel 2024 ma con aumenti che entreranno a regime negli anni successivi. “Chiediamo di applicare la misura in modo coerente e universale a tutti i rinnovi”, ha concluso Sangalli, per non creare disparità tra lavoratori che svolgono la stessa mansione.
