Siena – Una giornata ad alta tensione per il sistema bancario italiano, che vede al centro il Monte dei Paschi di Siena e il suo complesso rapporto con la neo-acquisita Mediobanca. Il Consiglio di Amministrazione di MPS, riunitosi sotto la presidenza di Nicola Maione, ha deliberato all’unanimità il rinnovo della piena fiducia all’amministratore delegato Luigi Lovaglio. Una decisione tutt’altro che scontata, arrivata al termine di un’approfondita istruttoria interna durata oltre tre ore e volta a verificare la sussistenza dei requisiti di correttezza del manager, alla luce della bufera giudiziaria che lo vede coinvolto.

L’inchiesta della Procura di Milano e la difesa del CdA

L’AD Lovaglio è infatti indagato dalla Procura di Milano, insieme ai maggiori azionisti di MPS Francesco Gaetano Caltagirone e Francesco Milleri (presidente di Delfin), con le pesanti ipotesi di reato di aggiotaggio e ostacolo all’attività di vigilanza. Al centro delle indagini vi è la recente scalata di MPS su Mediobanca, un’operazione da oltre 13 miliardi di euro che ha portato la banca senese a controllare circa l’86% dell’istituto milanese. Secondo l’impianto accusatorio, i tre avrebbero agito “di concerto” senza le dovute comunicazioni alle autorità di controllo (Consob, BCE e Ivass), influenzando così il mercato e ostacolando la vigilanza. Nonostante la gravità delle accuse, che hanno portato a perquisizioni e al sequestro di dispositivi elettronici, il board di MPS ha voluto lanciare un segnale forte di compattezza e stabilità, confermando che Lovaglio possiede i requisiti previsti dal DM 169/2020 e dagli orientamenti della Banca Centrale Europea. La stessa banca senese non risulta indagata come entità giuridica.

L’addio dorato di Nagel e Vinci a Mediobanca

In parallelo alle vicende senesi, a Milano si chiudeva un’era. Mediobanca ha ufficializzato di aver siglato gli accordi per la risoluzione dei rapporti di lavoro con l’ex amministratore delegato Alberto Nagel e l’ex direttore generale Francesco Saverio Vinci. Le buonuscite sono da capogiro: a ciascuno dei due manager andrà una somma che tocca il tetto massimo di 5 milioni di euro previsto dalle politiche di remunerazione dell’istituto, corrispondente a 24 mensilità.

Nel dettaglio, gli accordi prevedono:

  • Per Alberto Nagel: un importo lordo di 4,3 milioni di euro alla cessazione del rapporto, a cui si aggiungono 700.000 euro per impegni di non concorrenza e non sollecitazione per un periodo compreso tra sei e dodici mesi.
  • Per Francesco Saverio Vinci: un importo lordo di 4,625 milioni di euro, più 375.000 euro per impegni analoghi ma di durata inferiore, pari a tre mesi.

Queste cifre, approvate dal CdA di Mediobanca nel rispetto di tutte le normative, pongono fine alla lunga carriera dei due banchieri in Piazzetta Cuccia, segnata negli ultimi tempi dal duro scontro proprio per impedire la scalata da parte di MPS.

Il futuro dell’aggregazione e la reazione dei mercati

Nonostante la tempesta giudiziaria, il CdA di MPS ha tenuto a precisare che il processo di aggregazione con Mediobanca “prosegue a pieno regime”. I gruppi di lavoro congiunti sono all’opera per “realizzare in tempi brevi le sinergie industriali e di accelerare la crescita e la creazione di valore”, allontanando i timori di un possibile rallentamento causato dall’inchiesta. Anzi, secondo alcune indiscrezioni, MPS potrebbe addirittura anticipare la presentazione del nuovo piano industriale, attualmente prevista per il primo trimestre del 2026.

La Borsa, tuttavia, mostra segnali di nervosismo. Nella giornata di venerdì, il titolo MPS ha chiuso in calo dello 0,6%, mentre Mediobanca ha registrato una perdita più marcata dell’1,84%. A influenzare gli scambi sono stati anche i giudizi degli analisti di Barclays. La banca d’affari inglese ha infatti alzato il target price su Monte dei Paschi da 7,8 a 8,2 euro (confermando il giudizio ‘equal weight’), ma ha contemporaneamente tagliato il prezzo obiettivo di Mediobanca da 17,9 a 17,5 euro, declassando la raccomandazione a ‘underweight’. Secondo Barclays, la valutazione attuale di Siena è “interessante”, ma l’incertezza legata all’indagine potrebbe persistere fino a quando il mercato non potrà escludere del tutto impatti diretti o indiretti sulla banca.

Di atlante

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