Un vento di polemica sferza il mondo dell’editoria italiana, sollevando un polverone di opinioni contrastanti che vede al centro due figure di spicco del panorama culturale contemporaneo: il fumettista Zerocalcare e lo scrittore Marco Malvaldi. Il pomo della discordia è la partecipazione alla fiera della piccola e media editoria “Più Libri Più Liberi”, a Roma, e la controversa presenza di una casa editrice, Passaggio al Bosco, accusata di pubblicare testi di matrice neofascista. La decisione di Zerocalcare di disertare l’evento per non “condividere spazi con i nazisti” ha innescato una reazione a catena, culminata nelle dichiarazioni taglienti di Malvaldi, che all’ANSA ha parlato di una “vera e propria ritirata, incomprensibile”.

La “ritirata sull’Aventino” di Zerocalcare

Michele Rech, in arte Zerocalcare, ha annunciato la sua assenza dalla kermesse romana con un video-fumetto diffuso sui suoi canali social. La sua motivazione è netta e senza appello: la presenza di Passaggio al Bosco, il cui catalogo secondo il fumettista esalta “esperienze e figure fondanti del pantheon nazifascista e antisemita”, rappresenta un “paletto” invalicabile. “Stare in un contenitore insieme a loro,” ha spiegato Zerocalcare, “è come avere un catalogo e dire vedi qua ci sono i razzisti, qua gli antirazzisti, qua i fascisti e qua gli antifascisti. Cioè significa accettare che sono tutte opinioni uguali e una vale l’altra”. Una posizione di coerenza che ha raccolto il sostegno di numerosi autori e case editrici, concretizzatosi in un appello firmato da oltre 80 personalità del mondo della cultura, tra cui Alessandro Barbero e Antonio Scurati, per chiedere chiarimenti all’Associazione Italiana Editori (AIE).

La replica di Malvaldi: “Se ci sono i nazisti, combatto”

Di tutt’altro avviso è Marco Malvaldi, celebre autore della saga de “I romanzi del BarLume”. Per lo scrittore pisano, la scelta di Zerocalcare è un errore tattico e di principio. “Se Zerocalcare non vuole condividere lo spazio con i nazisti, adesso gli sta lasciando spazio,” ha dichiarato Malvaldi. “Io se ci sono i nazisti salgo sulla montagna, prendo il fucile, scelgo un nome d’arte e combatto”. Una metafora bellica per sottolineare la necessità del confronto diretto, del non abbandonare il campo di battaglia culturale.

Malvaldi ha confermato la sua presenza alla fiera, appellandosi al senso di responsabilità: “Ho preso un impegno e gli adulti quando prendono un impegno lo rispettano”. Lo scrittore ha poi allargato il campo del suo ragionamento, paragonando la presenza dell’editore contestato a quella di case editrici che pubblicano testi di astrologia o medicine alternative, contenuti che egli non condivide ma che non lo spingerebbero a boicottare un evento. “Cosa faccio? Il picchetto davanti a loro? […] O chiedo alla fiera di non invitare le case editrici di questo tipo perché altrimenti io che sono uno scienziato non vengo?”.

Pubblicità involontaria e il valore del confronto

Secondo Malvaldi, la polemica ha sortito l’effetto contrario a quello desiderato, trasformandosi in un “notevole capolavoro” di pubblicità per una casa editrice prima sconosciuta ai più. “Anche dal punto di vista tattico sono stati improvvidi,” ha aggiunto, criticando la strategia del boicottaggio. Il fulcro del suo pensiero risiede in un principio liberale: “Se non hai paura della bontà delle tue idee, non dovresti provare a censurare quelle degli altri”.

L’autore sostiene che proprio in contesti come una fiera del libro si dovrebbe cercare il dialogo, anche con chi la pensa in modo diametralmente opposto. “Magari avremmo proprio bisogno di te, per discutere con quelli che verranno a comprare libri da loro, avremmo bisogno di parlarci, di confrontarci, non abbiamo bisogno che tu ti ritiri sull’Aventino”. Un richiamo alla partecipazione attiva, al non lasciare campo libero a idee ritenute “agghiaccianti”, ma a contrastarle con la forza degli argomenti. Malvaldi ha concluso ricordando la sua esperienza con la lettura del ‘Mein Kampf’, definito “uno dei più noiosi, peggio scritti e più assurdi del mondo”, suggerendo che la conoscenza diretta, e non la censura, sia l’arma più efficace per depotenziare certe ideologie.

Il contesto della polemica e le reazioni

La vicenda si inserisce in un dibattito più ampio sulla libertà di espressione e i suoi limiti, specialmente quando si tratta di ideologie che si pongono in contrasto con i valori democratici e costituzionali. L’Associazione Italiana Editori, organizzatrice dell’evento, ha risposto all’appello degli intellettuali tramite il suo presidente, Innocenzo Cipolletta, ribadendo che la fiera deve rimanere “un luogo plurale e aperto a tutte le idee, anche a quelle che non ci piacciono”. L’AIE ha precisato che ogni espositore sottoscrive un regolamento in cui si impegna a rispettare i dettami della Costituzione. Sulla questione è intervenuto anche il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, che ha affermato come la risposta più giusta sia “non censurare e non assentarsi dal dibattito pubblico”.

La decisione di Zerocalcare, seguita da altre defezioni come quella del giornalista e regista Valerio Nicolosi, ha comunque acceso un faro su una questione complessa, che rievoca controversie passate, come quella legata alla casa editrice Altaforte, vicina a CasaPound, al Salone del Libro di Torino nel 2019. Il dibattito rimane aperto, spaccando il mondo della cultura tra chi, come Zerocalcare, traccia una linea netta di non condivisibilità di spazi con determinate realtà, e chi, come Malvaldi, crede fermamente nella necessità di presidiare ogni agorà culturale per combattere le idee considerate pericolose sul loro stesso terreno.

Di euterpe

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