NAPOLI – La giustizia non può fermarsi di fronte alla complessità. Con una decisione che segna una svolta decisiva nell’inchiesta sulla tragica frana di Casamicciola, il Giudice per le Indagini Preliminari (Gip) di Napoli, Nicola Matrone, ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura. In un’ordinanza depositata il 2 dicembre 2025, il giudice ha disposto la prosecuzione delle indagini per altri 30 giorni, con l’obiettivo preciso di identificare e iscrivere nel registro degli indagati i soggetti che potrebbero avere avuto un ruolo nella catena di responsabilità che ha portato alla morte di 12 persone il 26 novembre 2022.
La decisione del GIP: non fu solo una fatalità
La Procura di Napoli, rappresentata dai pubblici ministeri Mario Canale e Stella Castaldo, aveva concluso che non vi fossero responsabilità penali attribuibili a terzi, sostenendo che l’evento fosse di natura eccezionale e imprevedibile, tale da non poter essere evitato neanche con un piano di protezione civile aggiornato. Una conclusione che non ha convinto il Gip Matrone. Nella sua ordinanza, il giudice sottolinea come la tragedia non possa essere liquidata come una mera fatalità scatenata da piogge eccezionali. Al contrario, meritano un approfondimento le possibili concause materiali e le omissioni che hanno reso il territorio così vulnerabile.
Tra gli elementi chiave indicati dal giudice figurano:
- La scarsa manutenzione del territorio.
- L’urbanizzazione disordinata e la presenza di fabbricati non legittimi.
- Gli alvei tombati che hanno alterato il naturale deflusso delle acque.
- Precedenti dissesti e studi tecnici che segnalavano un rischio idrogeologico elevato o molto elevato (R3 e R4) in quelle aree.
Il nodo cruciale: il Piano di Protezione Civile mancante
Un punto ritenuto decisivo dal Gip Matrone è la mancata adozione del Piano di Protezione Civile comunale, un obbligo di legge fin dal 2012. Il Comune di Casamicciola Terme non aveva adempiuto a tale obbligo per un decennio. Per questo, il giudice ha ordinato alla Procura di identificare e iscrivere nel registro degli indagati i nominativi di coloro che si sono succeduti nella carica di sindaco e in altre posizioni apicali nel settore tecnico e della protezione civile dal 2012 fino alla data della tragedia. L’ordinanza esclude da queste responsabilità immediate la commissaria prefettizia in carica al momento della frana, la quale, pochi mesi dopo il suo insediamento, aveva avviato la procedura per l’adozione del piano.
L’inchiesta dovrà quindi ricostruire le scelte amministrative e le eventuali omissioni di un intero decennio, verificando perché non siano state attuate le necessarie misure di prevenzione nonostante gli allarmi e gli studi disponibili, come quelli sulla “microzonazione sismica di terzo livello”, che già evidenziavano un quadro di “multirischio”.
La reazione delle famiglie delle vittime e del Comune
La decisione del Gip è stata accolta con grande soddisfazione dai familiari delle 12 vittime, che da sempre si battono per ottenere verità e giustizia. I loro legali hanno sottolineato come il giudice abbia valorizzato gli elementi portati alla sua attenzione, che indicavano come la tragedia fosse tutt’altro che imprevedibile. Anche il Comune di Casamicciola Terme, costituitosi parte offesa, attraverso il suo legale, l’avvocato Alfredo Sorge, ha definito il provvedimento “approfondito”, vedendo in esso la possibilità di un dibattimento che faccia finalmente chiarezza e dia giustizia non solo ai parenti delle vittime, ma a un’intera comunità devastata.
Un precedente per l’Italia
La frana del 26 novembre 2022, scesa dal Monte Epomeo, ha cancellato case, strade e soprattutto vite, tra cui quelle di quattro bambini e un neonato. Ha lasciato una ferita profonda nel tessuto sociale e territoriale di Ischia, riaccendendo il dibattito nazionale sul dissesto idrogeologico e sull’abusivismo edilizio. La scelta di non archiviare l’inchiesta assume quindi un valore che va oltre il caso specifico: rappresenta un monito sulla necessità di accertare sempre le responsabilità umane dietro a disastri troppo spesso etichettati come “naturali”. La giustizia, come indicato dal Gip, ha ora il compito di ricostruire la catena di omissioni, ritardi e scelte mancate, non per restituire le vite perdute, ma per impedire che simili tragedie possano ripetersi in futuro.
