Una luce si è spenta nel panorama culturale italiano, lasciando un vuoto incolmabile. Si è spenta all’età di 77 anni, dopo una breve malattia, Bambi Lazzati (all’anagrafe Maria Federica Bianchi Lazzati), la donna che per oltre trent’anni è stata l’anima, la mente e il cuore del prestigioso Premio Chiara. La notizia, comunicata dall’Associazione Amici di Piero Chiara, ha suscitato un’ondata di commozione e cordoglio unanime, testimoniando l’impronta indelebile che Lazzati ha lasciato non solo a Varese, sua città d’adozione, ma in tutto il tessuto culturale nazionale e transfrontaliero.
Una vita per l’arte e la cultura
Nata a Milano nel 1948, con origini ferraresi da parte di madre a cui teneva sempre a rendere omaggio, Bambi Lazzati si trasferì a Varese “per amore”, come lei stessa amava dire. La sua esistenza è stata un inno alla bellezza e alla conoscenza. Dopo aver conseguito il diploma presso la prestigiosa Accademia di Belle Arti di Brera, ha intrapreso con passione la carriera di docente di storia dell’arte e disegno, trasmettendo il suo sapere a generazioni di studenti nelle scuole medie e superiori, anche in contesti complessi come i rioni popolari di Quarto Oggiaro a Milano e San Fermo a Varese.
Parallelamente all’insegnamento, la sua inesauribile energia l’ha portata a diventare una figura di spicco nel campo delle pubbliche relazioni e del coordinamento di mostre ed eventi culturali. Il suo curriculum è un mosaico di collaborazioni eccellenti con enti pubblici e privati di primissimo piano:
- Regione Lombardia
- Comune di Milano e Comune di Varese
- Accademia di Brera
- Fondazione Mazzotta
- La Permanente
- Studio Marconi e Studio Reggiani
- Museo MAGA di Gallarate
- Musei Civici di Varese (Castello di Masnago e Villa Mirabello)
- FAI – Fondo Ambiente Italiano, per cui fu direttrice di Villa Panza per quattro anni
Ha curato mostre dialogando con critici e artisti del calibro di Gillo Dorfles, Gae Aulenti, Enrico Baj, Flaminio Gualdoni ed Elena Pontiggia, dimostrando una sensibilità e una competenza critica fuori dal comune. Per oltre vent’anni, inoltre, è stata la colonna portante dell’Associazione Amici dei Musei di Varese in qualità di presidente.
L’anima del Premio Chiara
Il legame indissolubile, quello che ha definito la sua carriera e la sua eredità, è stato però con il Premio Chiara. Un’avventura iniziata nel 1989, prima come responsabile ufficio stampa e poi, in un crescendo di dedizione e passione, come direttrice e vera e propria “anima” della manifestazione. Sotto la sua guida visionaria e grazie a un ineguagliabile talento organizzativo, il Premio, dedicato alla narrativa breve e alla figura dello scrittore luinese Piero Chiara, si è trasformato.
Da evento locale è diventato un appuntamento letterario di rilievo nazionale e transfrontaliero, un crocevia di talenti e di grandi personalità della cultura. Grazie a lei, Varese ha accolto nomi come Ermanno Olmi e Andrea Camilleri, e ha visto le sale di Ville Ponti gremite di giovani per incontrare artisti come Luciano Ligabue. La sua visione era quella di una cultura “alta e popolare”, accessibile a tutti, aperta alle contaminazioni e capace di valorizzare i giovani, offrendo loro concrete opportunità di crescita e confronto.
Un’eredità di passione e bellezza
Bambi Lazzati è stata descritta da tutti come una donna vulcanica, un’instancabile lavoratrice mossa da un’enorme curiosità intellettuale e da una passione contagiosa. Il suo impegno le è valso numerosi riconoscimenti, tra cui la Martinella del Broletto, massima onorificenza della città di Varese, a suggello del suo ruolo di ambasciatrice culturale del territorio. Le istituzioni, dal Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana al Sindaco di Varese Davide Galimberti, hanno espresso profondo cordoglio, riconoscendole il merito di aver portato il nome di Varese oltre i confini provinciali e di aver arricchito la comunità con la sua instancabile opera.
L’Associazione Amici di Piero Chiara ha promesso di onorarne la memoria portando avanti il suo lavoro con lo stesso impegno e la stessa passione, affinché la sua visione di una cultura per tutti non si spenga. I funerali si sono tenuti sabato 6 dicembre nella Basilica di San Vittore a Varese, gremita di persone che hanno voluto renderle l’ultimo saluto, a testimonianza dell’affetto e della stima che ha saputo conquistare. Lascia il marito Mariano e i figli Valentina e Filippo. Varese e l’Italia intera perdono una donna straordinaria, ma la sua eredità, intessuta di bellezza, parole e arte, continuerà a vivere e a ispirare.
