Bruxelles – Una nuova, decisa presa di posizione contro lo stop alla vendita di motori a benzina e diesel a partire dal 2035 arriva dal governo italiano. Durante la sessione pubblica del Consiglio dei Trasporti dell’Unione Europea, in corso a Bruxelles, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha ribadito la sua ferma opposizione alla misura, invocando una “retromarcia” da parte delle istituzioni comunitarie. Le sue parole riaccendono un dibattito mai sopito, che vede contrapposte le esigenze della transizione ecologica con le preoccupazioni per l’impatto economico e sociale su un settore strategico come quello dell’automotive.
Un “Errore Strategico, Drammatico e Clamoroso”
“Non vorrei che ripetessimo gli errori del passato”, ha esordito Salvini, rievocando le discussioni di tre anni fa quando la proposta di phase-out dei motori a combustione interna iniziava a prendere forma. “Pochi Paesi ritenevano fosse un errore strategico, drammatico e clamoroso. La verità sta dimostrando che era tale”, ha affermato con forza il ministro. Questa dichiarazione sottolinea una convinzione radicata: la strada intrapresa dall’UE, focalizzata quasi esclusivamente sulla mobilità elettrica, sarebbe non solo dannosa ma anche ideologica, trascurando alternative valide e mettendo a rischio un intero comparto industriale.
La speranza, ha aggiunto Salvini, è in una “seppur tardiva retromarcia” che possa salvare i motori a combustione interna, garantendo al contempo un ruolo significativo ai biocarburanti come “alimentazione a impatto limitato”. Questa non è una posizione nuova per il governo italiano, che da tempo si batte per il principio della neutralità tecnologica. L’idea di fondo è che per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione non si debba puntare su un’unica soluzione, ma valorizzare un ventaglio di tecnologie, inclusi i carburanti rinnovabili e di origine non fossile, che possono contribuire alla riduzione delle emissioni senza imporre “sacrifici economici inattuabili ai cittadini”.
Il Contesto Europeo e la Posizione Italiana
La decisione dell’Unione Europea di vietare la vendita di nuove auto con motori termici dal 2035 fa parte del più ampio pacchetto “Fit for 55”, che mira a ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Sebbene l’obiettivo sia ampiamente condiviso, le modalità per raggiungerlo sono oggetto di un acceso dibattito. L’Italia, insieme ad altri Paesi, ha espresso preoccupazione per le possibili ripercussioni negative in termini occupazionali e produttivi.
La posizione italiana, come ribadito da Salvini, si concentra sulla necessità di bilanciare la sostenibilità ambientale con quella economica e sociale. Il timore è che una transizione troppo rapida e focalizzata solo sull’elettrico possa danneggiare la filiera automobilistica nazionale ed europea, favorendo invece competitori internazionali, in particolare la Cina, che detiene una posizione dominante nella produzione di batterie.
In questo scenario, i biocarburanti rappresentano per l’Italia un’alternativa strategica. Si tratta di carburanti prodotti da materie prime rinnovabili, come scarti agricoli e oli vegetali, che consentono un significativo abbattimento delle emissioni di CO2. L’Italia vanta una filiera avanzata in questo settore e ritiene che il loro impiego possa rappresentare una soluzione ponte, compatibile con i motori attuali e con la rete di distribuzione esistente.
Biocarburanti vs. E-fuels: Una Partita Aperta
Il dibattito a livello europeo ha già visto un’importante apertura a favore dei cosiddetti e-fuels, o carburanti sintetici. Grazie alla pressione della Germania, il regolamento approvato prevede una deroga per i veicoli alimentati esclusivamente con questi carburanti a zero emissioni nette. Gli e-fuels sono prodotti combinando idrogeno (ottenuto da fonti rinnovabili) e anidride carbonica catturata dall’atmosfera. Sebbene promettenti, presentano ancora criticità legate agli alti costi di produzione e alla disponibilità su larga scala.
L’Italia, pur non opponendosi agli e-fuels, continua a spingere affinché anche i biocarburanti vengano inclusi tra le opzioni valide post-2035. “La partita non è finita”, aveva dichiarato Salvini in passato, confidando che anche la sostenibilità dei biocarburanti possa essere pienamente riconosciuta. La Commissione Europea, dal canto suo, si è mostrata disponibile a rivalutare tutte le opzioni tecnologiche in vista della clausola di revisione prevista per il 2026, un appuntamento che sarà cruciale per il futuro del settore.
Le Prospettive Future: Tra Incertezza e Necessità di Pragmatismo
Le parole del Ministro Salvini a Bruxelles si inseriscono in un contesto di crescente riflessione in tutta Europa. Il rallentamento delle vendite di auto elettriche in alcuni mercati, le difficoltà legate allo sviluppo di un’infrastruttura di ricarica capillare e i costi ancora elevati dei veicoli a batteria stanno portando molti a interrogarsi sulla fattibilità e sui tempi della transizione. L’appello a un approccio più pragmatico e tecnologicamente neutrale, come quello sostenuto dall’Italia, sta guadagnando terreno.
La revisione del regolamento nel 2026 sarà un momento della verità. In quella sede, la Commissione dovrà valutare i progressi compiuti e l’impatto delle misure adottate, tenendo conto anche delle ricadute sociali ed economiche. La richiesta di non commettere “errori del passato” e di considerare tutte le alternative sul tavolo, dai biocarburanti ai motori termici ad alta efficienza, sarà certamente al centro del negoziato, in un delicato equilibrio tra ambizioni climatiche e sostenibilità industriale.
