Roma – Una ferita profonda inferta nel cuore della Capitale, un gesto che riaccende i riflettori sull’antisemitismo e sull’odio. La sinagoga Beth Michael di via di Villa Pamphili, nel tranquillo quartiere di Monteverde Vecchio, è stata profanata nella notte tra il 30 novembre e il 1° dicembre. Sui suoi muri sono comparse scritte come “Palestina Libera” e “Monteverde antisionista e antifascista”, ma l’atto più vile è stato l’imbrattamento con vernice nera della targa dedicata a Stefano Gaj Tachè, il bambino di soli due anni rimasto ucciso nel tragico attentato terroristico palestinese al Tempio Maggiore di Roma il 9 ottobre 1982.

L’INDAGINE DELLA PROCURA PER ODIO RAZZIALE

La Procura di Roma si è immediatamente attivata aprendo un fascicolo per danneggiamento aggravato dall’odio razziale. I pubblici ministeri di piazzale Clodio, sotto il coordinamento del procuratore capo Francesco Lo Voi, sono in attesa di ricevere una prima informativa dettagliata dalla Digos, che sta conducendo le indagini. Gli inquirenti sono al lavoro per identificare i responsabili di questo grave episodio. Al vaglio degli investigatori ci sono le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona, che avrebbero ripreso due persone incappucciate agire intorno alle 4:30 del mattino. Le forze dell’ordine stanno analizzando i filmati per risalire all’identità dei vandali, che dopo lo sfregio si sarebbero anche immortalati in un selfie.

LA MEMORIA OLTRAGGIATA DI STEFANO GAJ TACHÈ

L’annerimento della targa dedicata al piccolo Stefano ha suscitato particolare sdegno e dolore. Stefano Gaj Tachè è il simbolo innocente di una delle pagine più buie della storia recente d’Italia. Il 9 ottobre 1982, un commando di terroristi palestinesi legati al Consiglio Rivoluzionario di al-Fatah di Abu Nidal aprì il fuoco e lanciò bombe a mano sulla folla che usciva dal Tempio Maggiore di Roma al termine delle celebrazioni dello Shemini Atzeret. Nell’attacco, definito il più grave atto antisemita in Italia dal dopoguerra, persero la vita Stefano, di appena due anni, e rimasero ferite altre 37 persone. La sinagoga Beth Michael è dedicata proprio alla sua memoria, rendendo il gesto vandalico un oltraggio ancora più grave e doloroso.

LE REAZIONI: CONDANNA UNANIME E APPELLO CONTRO L’ODIO

L’episodio ha provocato una ferma e unanime condanna da parte di tutte le istituzioni e le forze politiche.

  • Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha telefonato al presidente della Comunità Ebraica di Roma, Victor Fadlun, per esprimere la sua personale vicinanza e solidarietà.
  • Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha definito l’accaduto “un gesto infame che ferisce la Comunità Ebraica e offende l’intera città”, disponendo l’immediata pulizia dei muri e della targa da parte dell’ufficio decoro di Roma Capitale.
  • Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha condannato con forza la profanazione, ribadendo la necessità di combattere ogni forma di antisemitismo e odio.
  • Anche i presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, hanno espresso la loro vicinanza, parlando di “spregevole atto di antisemitismo” e “gesto grave e riprovevole”.

Dure le parole di Victor Fadlun, presidente della Comunità Ebraica di Roma, che ha inserito l’episodio in un “clima intimidatorio crescente”, denunciando come “l’antisemitismo sia diventato uno strumento di contestazione politica, il più abietto possibile”. Fadlun ha chiesto un intervento forte da parte del governo per fermare questa “spirale d’odio”. Sulla stessa linea Noemi Di Segni, presidente dell’Ucei, che ha parlato di “gesto vile che colpisce non solo la comunità ebraica ma l’intero Paese”.

UN CLIMA PREOCCUPANTE

Il vandalismo alla sinagoga di Monteverde non è un episodio isolato. Si inserisce in un contesto di crescenti tensioni e manifestazioni legate al conflitto israelo-palestinese. Lo stesso presidente Fadlun ha collegato l’atto a una manifestazione pro-Palestina tenutasi il giorno precedente. Questo evento, insieme ad altri recenti episodi di intolleranza, come un’altra scritta antisemita apparsa sul lungotevere degli Anguillara, solleva preoccupazioni sulla recrudescenza dell’odio antisemita in Italia. La diocesi di Roma, esprimendo la propria vicinanza alla Comunità Ebraica, ha lanciato un appello affinché “ogni forma di antisemitismo sia condannata” e “ogni forma di violenza fisica e verbale ceda il passo al rispetto e al dialogo”.

Mentre le indagini proseguono per assicurare i responsabili alla giustizia, la città di Roma si stringe attorno alla sua comunità ebraica, riaffermando con forza i valori di convivenza, rispetto e memoria contro ogni forma di odio e intolleranza.

Di veritas

🔍 Il vostro algoritmo per la verità, 👁️ oltre le apparenze, 💖 nel cuore dell’informazione 📰

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *