ROMA – Un silenzio carico di commozione e rispetto ha avvolto la Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto a Roma, dove le più alte cariche istituzionali e sportive si sono riunite per commemorare una delle pagine più buie della storia dello sport. A quarant’anni dalla tragedia dell’Heysel, la Camera dei Deputati ha ospitato l’evento “Quella notte all’Heysel e la manutenzione della memoria”, un momento solenne per ricordare le 39 vittime, di cui 32 italiane, che persero la vita il 29 maggio 1985, poco prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool.
Le parole del presidente della Juventus, Gianluca Ferrero, hanno risuonato con particolare intensità, definendo quella notte un “trauma” indelebile per il mondo dello sport, per le famiglie delle vittime e per la società bianconera. “Quella che doveva essere una giornata di sport e gioia si è poi trasformata in un trauma”, ha dichiarato Ferrero, sottolineando come la volontà del club sia quella di “non dimenticare”. Un impegno che, come ha spiegato il presidente, si traduce in un percorso a due binari: la memoria e la sicurezza.
L’impegno della Juventus: tra memoria e sicurezza
Nel suo intervento, Ferrero ha ripercorso le “tantissime iniziative” che la Juventus ha messo in atto in questi quattro decenni per onorare la memoria delle vittime. Un percorso tangibile, fatto di gesti concreti per mantenere vivo il ricordo e trasformare il dolore in un messaggio positivo per le future generazioni. Tra queste iniziative spiccano:
- L’inaugurazione di una stele con i nomi delle 39 vittime, situata presso la vecchia sede del club, un luogo simbolico per non recidere il legame con il passato.
- La creazione di un monumento commemorativo permanente accanto all’attuale sede della società, a testimonianza di un ricordo che non svanisce con il tempo.
- Momenti di commemorazione specifici durante l’inaugurazione dell’Allianz Stadium e spazi dedicati all’interno dello Juventus Museum.
- Il progetto “Verso Altrove”, un’opera d’arte e memoriale che sorgerà vicino allo stadio, un luogo di riflessione che invita a guardare al futuro senza dimenticare il passato.
Accanto alla “manutenzione della memoria”, il presidente bianconero ha posto l’accento sul tema cruciale della sicurezza. “Ci siamo dedicati anche alla sicurezza, che si ritrova nello stadio, investendo per fare in modo che mai più si ripetano eventi di questo genere”, ha concluso Ferrero. L’Allianz Stadium, con i suoi moderni standard di sicurezza, rappresenta la concretizzazione di questo impegno, un monito architettonico affinché la violenza e la tragedia non trovino mai più spazio in un evento sportivo.
Le voci delle Istituzioni: un dovere civile e morale
L’evento alla Camera ha visto la partecipazione di numerose figure istituzionali, unite nel ribadire l’importanza di un ricordo collettivo. Il Presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha sottolineato come la memoria sia fondamentale “perché nel ricordo c’è la speranza che queste cose non accadano più”. Fontana ha condiviso un aneddoto personale, raccontando di come la visione di un documentario sulla tragedia non lo abbia fatto dormire, immedesimandosi in quei tifosi che volevano solo vivere un sogno.
Anche il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, in un videomessaggio, ha parlato della memoria come di una “responsabilità collettiva”, con il compito di “creare le condizioni affinché non accadano più eventi tragici come quello di 40 anni fa”. Sulla stessa linea si è espresso il deputato di Fratelli d’Italia, Fabrizio Comba, che ha annunciato la presentazione di una proposta di legge per istituire una Giornata della memoria dedicata alle vittime dell’Heysel.
Una ferita ancora aperta
La tragedia dell’Heysel, causata dal crollo del settore Z dello stadio di Bruxelles a seguito delle cariche degli hooligans del Liverpool e delle carenze strutturali dell’impianto, provocò la morte di 39 persone e il ferimento di oltre 600. Una ferita che, a distanza di quarant’anni, non si è ancora rimarginata. Lo ha ricordato Antonio Cabrini, in campo quella sera, che ha definito “assurdi” i cori che ancora oggi, vergognosamente, vengono intonati in alcuni stadi, sottolineando come provengano “da gente che non sa di che cosa parla”.
L’incontro, moderato dal direttore di “Tuttosport” Guido Vaciago, ha visto anche gli interventi di Andrea Lorentini, presidente dell’Associazione familiari vittime Heysel, e di ex calciatori come Sergio Brio, testimoni diretti di quella notte che ha cambiato per sempre il volto del calcio europeo. Un coro unanime di voci per ribadire un concetto semplice ma fondamentale: ricordare è un dovere, affinché lo sport rimanga sempre e solo un veicolo di gioia, passione e rispetto.
