Un vero e proprio scontro frontale, che unisce il mondo dorato di Hollywood, le complesse dinamiche della politica californiana e una questione di salute pubblica cruciale ma spesso trascurata: la menopausa. Protagonisti di questa vicenda sono l’attrice premio Oscar Halle Berry e il Governatore della California, il democratico Gavin Newsom, le cui ambizioni per una futura corsa alla Casa Bianca nel 2028 sono ormai note.

Il palco scelto per l’affondo è stato quello prestigioso del Dealbook Summit del New York Times. Con un intervento appassionato e diretto, Halle Berry ha pubblicamente criticato Newsom per la sua decisione di porre il veto, per il secondo anno consecutivo, a una proposta di legge statale volta a migliorare l’assistenza sanitaria per le donne in menopausa. “Ma va bene, perché non sarà governatore per sempre”, ha dichiarato l’attrice davanti a una platea attenta, “e visto il modo in cui ha ignorato le donne — metà della popolazione — svalutandoci, probabilmente non dovrebbe essere neppure il nostro prossimo presidente”. Parole che hanno provocato reazioni udibili tra il pubblico e che hanno immediatamente acceso i riflettori su un tema tanto delicato quanto politicamente carico.

Il “Menopause Care Equity Act”: cosa prevedeva la legge

Al centro della controversia c’è il cosiddetto “Menopause Care Equity Act” (AB 432), una proposta di legge fortemente sostenuta da Halle Berry e da numerosi attivisti per la salute femminile. Il disegno di legge, presentato dalla deputata democratica Rebecca Bauer-Kahan, mirava a introdurre due cambiamenti fondamentali nel sistema sanitario californiano:

  • Obbligare i piani sanitari a fornire una copertura assicurativa completa per i trattamenti legati alla menopausa, sia ormonali che non, ritenuti medicalmente necessari.
  • Incentivare una formazione specifica per gli operatori sanitari sulla gestione dei sintomi e delle patologie correlate alla perimenopausa e alla menopausa, per colmare un vuoto informativo che spesso porta a diagnosi errate o tardive.

La legge aveva ottenuto un sostegno bipartisan quasi unanime in entrambe le camere del parlamento californiano, con un voto di 70-1 all’Assemblea e 39-0 al Senato, a testimonianza di un consenso diffuso sulla necessità di affrontare la questione. Halle Berry, che ha fondato una piattaforma dedicata al benessere femminile chiamata Respin, si è spesa in prima persona per questa causa, partecipando anche a eventi a Capitol Hill per promuovere una maggiore consapevolezza e finanziamenti federali per la ricerca sulla menopausa.

Le ragioni del veto e la risposta di Newsom

Nonostante l’ampio supporto politico e la pressione mediatica, il Governatore Newsom ha deciso di bloccare la legge per la seconda volta. Nella sua motivazione ufficiale, Newsom ha espresso preoccupazione per i potenziali costi che la legge avrebbe generato. Secondo il governatore, un mandato di copertura così ampio, unito alla proibizione per le assicurazioni di utilizzare pratiche di “utilization management” (meccanismi di controllo dei costi e dell’appropriatezza delle cure), avrebbe potuto “involontariamente aumentare i costi dell’assistenza sanitaria per milioni di donne e famiglie lavoratrici già in difficoltà”.

Un portavoce dell’ufficio di Newsom ha successivamente rilasciato una dichiarazione, affermando che il governatore “ammira profondamente l’attivismo della signora Berry” e condivide l’obiettivo di espandere l’accesso alle cure per la menopausa. La nota aggiunge che Newsom è fiducioso di poter lavorare insieme ai sostenitori della legge per trovare una “soluzione più mirata” e raggiungere un equilibrio tra l’accesso alle cure e la sostenibilità economica del sistema.

Implicazioni politiche e il dibattito sulla salute femminile

L’attacco di Halle Berry ha sollevato un polverone che va ben oltre i confini della California. La vicenda interseca diverse tematiche di rilevanza nazionale: il ruolo delle celebrità nell’attivismo politico, le ambizioni presidenziali di una delle figure di spicco del Partito Democratico e, soprattutto, la necessità di porre maggiore attenzione alla salute femminile, in particolare a una fase della vita, la menopausa, che riguarda milioni di donne ma che rimane ancora un tabù in molti contesti.

Critici del veto di Newsom sostengono che i costi dell’inazione siano di gran lunga superiori. Sintomi non trattati della menopausa possono portare a una diminuzione della produttività sul lavoro, con un costo stimato di 1,8 miliardi di dollari all’anno solo negli Stati Uniti, oltre a un impatto significativo sulla qualità della vita e sul benessere psicofisico delle donne. La stessa Halle Berry ha raccontato la sua esperienza personale, rivelando come i suoi sintomi di perimenopausa siano stati inizialmente diagnosticati erroneamente come un grave caso di herpes, evidenziando la diffusa impreparazione del personale medico.

Per Gavin Newsom, il cui mandato scade alla fine del 2026, l’episodio rappresenta un ostacolo inatteso nel suo percorso verso una possibile candidatura alle presidenziali del 2028. Essere accusato di “svalutare” metà della popolazione da una figura così popolare e influente come Halle Berry potrebbe danneggiare la sua immagine, specialmente tra l’elettorato femminile, un segmento fondamentale per qualsiasi candidato democratico. La sfida per il governatore sarà ora quella di dimostrare con i fatti il suo impegno sulla questione, trasformando questa controversia in un’opportunità per affrontare concretamente un problema di sanità pubblica a lungo ignorato.

Di davinci

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