Roma – Un nuovo spettro si aggira sui bilanci di famiglie e imprese italiane: si chiama ETS2 (Emission Trading System 2) e, a partire dal 2027, promette di rendere più salato il conto di bollette e carburanti. La nuova normativa europea, pensata per estendere il meccanismo di “chi inquina paga” anche ai settori degli edifici e del trasporto su strada, potrebbe comportare un aggravio della spesa energetica annuale per le famiglie fino a 230 euro. Questo dato allarmante, che rappresenta 2,5 volte la spesa media attuale delle bollette elettriche, è il cuore dello studio “La normativa EU ETS 2 e le sue conseguenze attese in Italia”, presentato durante la XVIII edizione del Forum QualEnergia, l’evento promosso da Nuova Ecologia, Legambiente e Kyoto Club.
L’analisi, curata dai ricercatori Simone Borghesi e Jacopo Cammeo, mette in luce come questa misura, pur essendo uno strumento cruciale per la decarbonizzazione e il raggiungimento della neutralità climatica, rischi di avere impatti sociali rilevanti, colpendo soprattutto le fasce più vulnerabili della popolazione, già provate dalla povertà energetica e dalla crisi dei prezzi.
Una “tassa sul carbonio” con impatti a macchia di leopardo
L’impatto dell’ETS2 non sarà uniforme su tutto il territorio nazionale, ma varierà sensibilmente a seconda delle diverse realtà energetiche regionali. Nello specifico, lo studio evidenzia una netta spaccatura tra Nord e Sud Italia:
- Sud e Isole: In queste regioni, caratterizzate da un mix energetico con una quota inferiore di fonti rinnovabili, l’aumento si farà sentire principalmente sulla bolletta elettrica, con rincari stimati fino a 56 euro l’anno.
- Nord Italia: Qui, l’aggravio maggiore riguarderà il costo del gas utilizzato per il riscaldamento domestico, un consumo tradizionalmente più elevato a causa del clima più rigido. Gli aumenti previsti potrebbero raggiungere i 195 euro annui per nucleo familiare.
Questa differenziazione geografica rischia di accentuare le disuguaglianze esistenti, penalizzando le aree del paese con minori alternative energetiche e infrastrutture meno moderne.
Non solo famiglie: l’impatto su piccole imprese e trasporti
A subire le conseguenze del nuovo sistema non saranno solo i cittadini. Anche il tessuto produttivo italiano, composto in larga parte da piccole e medie imprese, dovrà fare i conti con nuovi oneri. Ipotizzando un prezzo della CO2 di 50 euro a tonnellata, il costo aggiuntivo a livello europeo per negozi, artigiani e piccole attività industriali potrebbe oscillare tra i 7 e gli 8,75 miliardi di euro l’anno. Poiché l’Italia contribuisce per circa il 10% delle emissioni UE interessate dalla misura, il costo indiretto medio per abitante si attesterebbe tra i 12 e i 25 euro annui.
Il settore dei trasporti, uno dei più sensibili, subirà effetti significativi. Per le famiglie, l’aumento del prezzo di benzina e gasolio potrebbe tradursi in una spesa aggiuntiva compresa tra 60 e 176 euro l’anno. Per le piccole imprese, l’aggravio potrebbe essere ben più pesante, raggiungendo i 550 euro annui. Nemmeno il trasporto pubblico locale sarà immune, con un prevedibile, seppur più contenuto, aumento del costo per i passeggeri.
Le proposte per una transizione equa: trasformare un costo in opportunità
Di fronte a questo scenario, le associazioni ambientaliste lanciano un appello al Governo, che entro giugno 2025 dovrà presentare alla Commissione Europea il proprio Piano Sociale per il Clima. “L’ETS 2 è uno strumento fondamentale per ridurre le emissioni, ma deve essere accompagnato con politiche strutturali per trasformare questa tassa sul carbonio in un’opportunità di sviluppo per il Paese e sostegno per famiglie e microimprese“, ha dichiarato Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente.
Per mitigare gli impatti sociali ed economici e garantire una transizione ecologica equa, Legambiente e Kyoto Club hanno avanzato una serie di proposte concrete:
- Riqualificazione energetica: Sgravi fiscali al 100% per i redditi più bassi e prestiti agevolati per le famiglie a reddito medio-basso per interventi di efficientamento delle abitazioni.
- Reddito Energetico: Estensione della misura anche agli affittuari, promuovendo l’autoconsumo a distanza e l’installazione di accumuli e pompe di calore.
- Mobilità sostenibile: Sostegno ai cittadini con ISEE basso tramite abbonamenti agevolati al trasporto pubblico e incentivi per la sharing mobility.
- Lotta alle isole di calore: Interventi basati sulla natura (nature-based solutions) nei quartieri più vulnerabili delle città con oltre 50.000 abitanti.
- Supporto territoriale: Creazione di Nuclei territoriali permanenti per informare e assistere i cittadini nell’accesso alle misure di sostegno.
Per le microimprese, che costituiscono il 95% del tessuto produttivo italiano, si suggerisce la creazione di un fondo di microcredito a tasso zero per l’efficienza energetica e un contributo annuale per la transizione a veicoli commerciali a basse emissioni.
Il Contesto Europeo e il Fondo Sociale per il Clima
È fondamentale ricordare che l’ETS2 si inserisce nel più ampio pacchetto “Fit for 55”, la strategia europea per ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030. Per accompagnare questa transizione, l’UE ha istituito il Fondo Sociale per il Clima, che metterà a disposizione 86,7 miliardi di euro a livello comunitario tra il 2026 e il 2032. All’Italia spetteranno circa 7 miliardi di euro, risorse che dovranno essere utilizzate in modo strategico per finanziare le politiche di sostegno delineate nel Piano Sociale nazionale.
L’obiettivo è duplice: da un lato, incentivare la decarbonizzazione di settori che rappresentano circa il 36% delle emissioni totali dell’Unione; dall’altro, evitare che il costo della transizione gravi in modo sproporzionato sulle fasce più deboli, trasformando una sfida ambientale in una crisi sociale. La palla passa ora al Governo, chiamato a scelte politiche lungimiranti per guidare il Paese verso un futuro più sostenibile, senza lasciare indietro nessuno.
