Un nuovo, inquietante episodio di antisemitismo scuote la capitale. Nella notte, la sinagoga Beth Michael di via Giuseppe Pianese, nel cuore del quartiere Monteverde a Roma, è stata teatro di un vile atto vandalico. Sui muri esterni del luogo di culto sono state vergate con vernice nera scritte come “Monteverde antisionista e antifascista” e “Palestina Libera“. A rendere il gesto ancora più grave e doloroso, è stata profanata la targa commemorativa dedicata a Micheal Stefano Gaj Taché, il bambino di soli due anni tragicamente ucciso nell’attentato terroristico palestinese che colpì il Tempio Maggiore di Roma il 9 ottobre 1982. La targa è stata deliberatamente imbrattata con vernice nera, un oltraggio alla memoria di una piccola vittima innocente e un affronto a tutta la Comunità Ebraica e alla città di Roma.

LA MEMORIA INFRANTA: STEFANO GAJ TACHÉ

La scelta di colpire la targa dedicata al piccolo Stefano non è casuale e assume un significato particolarmente sinistro. Stefano Gaj Taché divenne il simbolo innocente della ferocia del terrorismo il 9 ottobre 1982, quando un commando di terroristi palestinesi legati al gruppo di Abu Nidal aprì il fuoco e lanciò bombe a mano contro i fedeli in uscita dal Tempio Maggiore di Roma, al termine della celebrazione dello Shemini Atzeret. In quel brutale attacco persero la vita Stefano, di appena due anni, e rimasero ferite 37 persone. La sinagoga di Monteverde, Beth Michael, è dedicata proprio alla sua memoria, rendendo l’atto vandalico un’offesa diretta a un simbolo di dolore e memoria collettiva per la comunità ebraica romana e per l’intera nazione.

LA FERMA CONDANNA DELLA COMUNITÀ EBRAICA

Immediata e ferma è stata la reazione di Victor Fadlun, Presidente della Comunità Ebraica di Roma. “All’indomani dell’ennesima manifestazione pro Pal, al tempio di Monteverde è stata profanata la targa di intitolazione”, ha dichiarato Fadlun, sottolineando la coincidenza temporale con recenti manifestazioni. “Il tempio è dedicato a Micheal Stefano Gaj Tachè, un bambino di soli due anni assassinato dal terrorismo palestinese nel 1982 in un attacco al Tempio maggiore”. Fadlun ha parlato di un “clima intimidatorio” e ha affermato che “l’antisemitismo è diventato uno strumento di contestazione politica, il più abietto possibile”. Ha poi concluso con un appello: “Confidiamo nelle forze dell’ordine e chiediamo un intervento forte del governo per fermare questa spirale d’odio”. Anche Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI), ha definito il gesto “vile” e un atto che “colpisce non solo la comunità ebraica ma l’intero Paese”.

REAZIONI ISTITUZIONALI: UNA SOLIDARIETÀ BIPARTISAN

L’atto vandalico ha suscitato una pronta e unanime ondata di sdegno e solidarietà da parte di tutte le forze politiche e delle istituzioni, a partire dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha telefonato al presidente Fadlun per esprimere la sua personale vicinanza.

Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha definito le scritte “un gesto infame che ferisce la Comunità Ebraica e offende l’intera città”. Ha poi aggiunto: “Colpire un luogo di culto e vandalizzare la targa dedicata a Stefano Gaj Taché, bambino vittima del terrorismo, è un atto gravissimo che mira a incrinare il rispetto che tiene unita la nostra comunità civica, ma non accadrà”.

Anche le più alte cariche dello Stato hanno espresso la loro condanna. Il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha rivolto alla Comunità Ebraica “la vicinanza mia personale e del Senato della Repubblica per lo spregevole atto di antisemitismo”. Il Presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha parlato di “gesti gravi e riprovevoli, che feriscono la memoria”. Il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha scritto sui social: “Contro ogni fantasma del passato, basta antisemitismo, basta odio”.

LE INDAGINI E IL CLIMA D’ODIO

Sull’episodio indagano gli agenti della Digos, che stanno analizzando le immagini delle telecamere di sorveglianza della zona. Secondo le prime ricostruzioni, gli autori del gesto sarebbero due persone incappucciate che hanno agito in piena notte. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per danneggiamento aggravato dall’odio razziale. Questo vile attacco si inserisce in un contesto nazionale e internazionale di crescente tensione, dove l’antisionismo si fonde troppo spesso con un mai sopito antisemitismo, trasformando la critica politica in atti di odio e intolleranza che colpiscono intere comunità. Le scritte sulla sinagoga di Monteverde non sono solo un atto di vandalismo, ma un pericoloso segnale che richiama alla necessità di una vigilanza costante e di una ferma educazione contro ogni forma di discriminazione e violenza.

Di veritas

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