Tegucigalpa – L’Honduras sprofonda in una grave crisi di incertezza politica. La chiusura del processo elettorale per le elezioni presidenziali è stata bruscamente interrotta da una nuova sospensione nella divulgazione dei risultati, alimentando un clima di tensione e sospetto che paralizza il Paese centroamericano. La situazione, già critica per un testa a testa tra i principali candidati, rischia di degenerare a causa di accuse reciproche di frode e di ripetuti problemi tecnici al sistema di conteggio.

La denuncia: “Manutenzione non autorizzata”

A gettare benzina sul fuoco è stata la denuncia di uno dei tre membri del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE), Cossette López-Osorio. Secondo quanto da lei dichiarato, la società ASD, responsabile della piattaforma informatica per la trasmissione dei risultati, ha interrotto il flusso delle schede elettorali per una presunta “manutenzione” non autorizzata e senza alcun preavviso. López-Osorio ha definito la decisione “inammissibile”, sottolineando come questa sia solo l’ultima di una serie di interruzioni che hanno minato la fiducia nel processo sin dall’inizio della diffusione dei dati.

Le ripetute cadute del sistema hanno spinto il CNE a rafforzare le misure di sicurezza attorno al centro di calcolo di Tegucigalpa, presidiato da sostenitori dei diversi partiti e dalla stampa internazionale, tutti in spasmodica attesa di aggiornamenti che tardano ad arrivare. La presidente del CNE, Ana Paola Hall, ha convocato una riunione d’urgenza con i responsabili dell’azienda fornitrice del servizio per chiedere spiegazioni.

Un testa a testa all’ultimo voto

La tensione è esacerbata da un risultato elettorale che si profila estremamente combattuto. Con circa l’84,4% delle schede scrutinate, il candidato conservatore del Partito Nazionale, Nasry Asfura, ha registrato un leggero sorpasso, attestandosi al 40,05%. Segue a brevissima distanza il candidato centrista del Partito Liberale, Salvador Nasralla, con il 39,75%. Un margine di poche migliaia di voti che rende ogni scheda decisiva e ogni anomalia nel conteggio un potenziale casus belli.

Più staccata, ma non per questo meno agguerrita, la candidata del partito di sinistra al governo, Libre (Libertà e Rifondazione), Rixi Moncada, ferma al 19% circa. Nonostante il distacco, Moncada e i suoi sostenitori non hanno alcuna intenzione di arrendersi e denunciano un piano per alterare il voto.

Proteste e ombre sul voto

Il clima di sfiducia ha dato vita a forme di protesta eclatanti. Un militante del partito Libre ha iniziato uno sciopero della fame all’interno di una bara, un gesto plateale per denunciare quella che definisce una palese manipolazione del voto ai danni della propria candidata. Già prima delle elezioni, Rixi Moncada aveva denunciato l’esistenza di un piano della destra per “hackerare” la piattaforma elettorale e sottrarre la vittoria al suo partito.

Le preoccupazioni sulla trasparenza del processo elettorale non sono nuove. Già a novembre, uno dei consiglieri del CNE, Marlon Ochoa, aveva messo in guardia su possibili boicottaggi e sulla vulnerabilità del sistema di trasmissione dei risultati preliminari (TREP), che durante le simulazioni aveva mostrato gravi lacune.

L’ingerenza di Trump e le reazioni internazionali

A complicare ulteriormente il quadro, si è inserita con forza la figura del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Con un insolito endorsement, Trump ha apertamente sostenuto Nasry Asfura, definendolo “l’unico vero amico della libertà in Honduras”. Attraverso la sua piattaforma social, Trump ha accusato le autorità honduregne di voler “alterare i risultati”, minacciando conseguenze economiche per il Paese in caso di brogli. “Sembra che l’Honduras stia cercando di cambiare i risultati delle elezioni presidenziali. Se lo facesse, ne pagherebbe le conseguenze!”, ha scritto il presidente americano, chiedendo che il conteggio venga completato.

L’intervento di Trump ha avuto un impatto significativo, specialmente sulla diaspora honduregna negli Stati Uniti e sulle famiglie che dipendono dalle rimesse. Il suo sostegno ad Asfura è stato interpretato come un tentativo di influenzare l’esito del voto in un Paese strategicamente importante per Washington.

Un futuro incerto

Al momento, le autorità elettorali non hanno fornito tempistiche certe per il ripristino completo del sistema e la conclusione dello spoglio. Il CNE ha per legge fino a 30 giorni per ufficializzare i risultati, ma ogni ora che passa senza una risposta chiara non fa che aumentare la polarizzazione e il rischio di disordini. L’Honduras resta con il fiato sospeso, in bilico tra la speranza di una risoluzione pacifica e il timore di una crisi istituzionale dalle conseguenze imprevedibili.

Di atlante

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