Milano, la capitale italiana della modernità e dell’innovazione, un tempo faro internazionale per la mobilità condivisa, si trova oggi ad affrontare un’inversione di rotta tanto improvvisa quanto preoccupante. Zity by Mobilize, operatore di car sharing free floating, ha annunciato ufficialmente il suo ritiro dal capoluogo lombardo a partire dal prossimo 18 dicembre. Una decisione drastica che vedrà la scomparsa dalle strade di ben 650 Dacia Spring elettriche, veicoli che in questi anni hanno rappresentato per molti cittadini un’alternativa sostenibile all’auto di proprietà.

La notizia, comunicata dall’azienda attraverso una nota intitolata “💔 Dobbiamo dirci arrivederci”, ha scatenato un’immediata e durissima reazione da parte di Assosharing, la principale associazione di categoria del settore. Per l’associazione non si tratta di un caso isolato, ma della “conferma di una crisi più volte evidenziata” e di un “segnale particolarmente preoccupante” che rischia di innescare un effetto domino devastante per l’intero ecosistema della sharing mobility milanese.

Le ragioni di un addio annunciato: un canone insostenibile

Ma quali sono le cause profonde di questa ritirata strategica? Zity, nata dalla joint venture tra Ferrovial e il Gruppo Renault, motiva la sua scelta parlando di “circostanze del mercato e la sostenibilità a lungo termine del business nel suo formato attuale” che hanno imposto una “rivalutazione della nostra operazione”. Dietro questa formula diplomatica si cela una realtà economica divenuta insostenibile. Assosharing è esplicita e punta il dito direttamente contro l’Amministrazione comunale: il problema cruciale è il canone comunale.

Secondo l’associazione, ogni veicolo in condivisione a Milano genera perdite stimate superiori ai 400 euro al mese. Un dato allarmante, determinato in larga parte da un canone che viene definito “di gran lunga il più elevato tra le grandi città italiane”. Si crea così un paradosso: mentre città come Roma, Torino e Bologna hanno scelto di rivedere o addirittura azzerare i canoni per sostenere un servizio ritenuto essenziale, Milano ha mantenuto una linea rigida, nonostante i ripetuti appelli e le proposte tecniche avanzate dagli operatori.

Un ecosistema a rischio collasso

L’addio di Zity, che a Milano ha servito circa 136mila utenti con 1,7 milioni di noleggi dal suo arrivo nel giugno 2022, non è solo la perdita di un operatore. Come sottolinea Assosharing, “il ritiro di un operatore riduce la massa critica del servizio e indebolisce l’intero ecosistema della mobilità condivisa”. Meno veicoli disponibili si traducono inevitabilmente in minori possibilità di utilizzo per i cittadini, con il concreto rischio di un ritorno all’uso massiccio dell’auto privata. Uno scenario che stride con gli obiettivi di sostenibilità e riduzione del traffico che una metropoli come Milano si prefigge.

L’allarme lanciato è forte e chiaro: “Senza un intervento immediato da parte dell’Amministrazione, il rischio è quello di un collasso dell’intero servizio“. Un’eventualità che metterebbe fine al più grande e avanzato sistema di car sharing d’Italia, con conseguenze negative tangibili sulla mobilità urbana, sulla qualità dell’aria e sulle abitudini quotidiane di migliaia di persone. Un paradosso per una città che, solo pochi anni fa, veniva celebrata come modello di riferimento nazionale e internazionale in questo campo.

Il contesto globale e le prospettive future

La crisi del car sharing milanese, sebbene aggravata da criticità locali, si inserisce in un contesto più ampio di difficoltà per il settore a livello globale. Anche altre realtà internazionali, come dimostra il recente ritiro di Zipcar dal Regno Unito, stanno affrontando problemi di sostenibilità economica. I costi operativi elevati, la manutenzione delle flotte, gli atti vandalici e una concorrenza sempre più forte da parte di altri servizi di micromobilità (come monopattini e bici elettriche) contribuiscono a rendere il modello di business complesso.

A Milano, i dati confermano una contrazione del mercato già prima dell’addio di Zity. Secondo un report di Amat, i noleggi giornalieri sono crollati dai 17.000 del 2018 agli 8.179 del 2024. Anche altri operatori, come Free2move, avevano già ridotto la propria flotta. Persino Enjoy, uno dei pionieri del servizio, starebbe valutando un cambio di modello, passando da un sistema free floating a uno basato su stalli dedicati in punti strategici.

Per gli utenti di Zity, la chiusura sarà operativa dalle 23:59 del 17 dicembre. Il credito residuo non utilizzato entro tale data non sarà rimborsato. L’azienda, tuttavia, non abbandonerà completamente la città ma confluirà nella piattaforma Mobilize Share, offrendo altri servizi di mobilità condivisa.

Resta ora da vedere quale sarà la risposta di Palazzo Marino. L’appello di Assosharing è un invito a un’azione rapida e decisa per rivedere il quadro regolatorio e creare condizioni più sostenibili. In gioco non c’è solo il destino di un servizio, ma una visione di città più moderna, connessa e rispettosa dell’ambiente. La palla, ora, è nel campo dell’Amministrazione, chiamata a decidere se invertire la rotta o assistere impotente al declino di un modello di mobilità che sembrava rappresentare il futuro.

Di davinci

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