ROMA – Un grido di fiducia misto a un richiamo alla massima concentrazione. A pochi mesi dai decisivi playoff che valgono un pass per i Mondiali del 2026 in Canada, Messico e Stati Uniti, la voce autorevole di Gianluigi Buffon, oggi nel ruolo di capo delegazione della Nazionale italiana, risuona forte e chiara. Intervenendo ai microfoni di “Radio anch’io lo sport” su Rai Radio 1, l’ex capitano azzurro ha tracciato un’analisi lucida e senza filtri dello stato di salute della squadra, evidenziandone potenzialità e criticità in un momento cruciale per il futuro del nostro calcio.
Qualità individuale da top team, ma l’equilibrio è la chiave
Il punto di partenza dell’analisi di Buffon è un’innegabile constatazione sulla qualità della rosa a disposizione. “Penso che individualmente siamo una Nazionale molto forte, 6-7 undicesimi della squadra sono di grande livello”, ha esordito l’ex portiere. Una base di talento solida, che pone l’Italia sulla carta al pari delle migliori selezioni. Tuttavia, il talento da solo non basta. “In questo momento la difficoltà è trovare un equilibrio per far sì che si sentano a proprio agio e riescano a performare al 100%”. È questa la vera sfida: trasformare un insieme di ottimi solisti in un’orchestra capace di suonare una sinfonia vincente. Un compito che richiede alchimia tattica, intesa e una forte identità di gioco, elementi che si costruiscono con il lavoro e la coesione del gruppo.
Il tallone d’Achille: i “blackout” mentali
Se la qualità tecnica non è in discussione, il vero nemico dell’Italia, secondo Buffon, si annida nella mente. Un avversario insidioso che si manifesta sotto forma di cali di tensione improvvisi e fatali. “L’unica cosa su cui dobbiamo porre l’attenzione è riuscire a rimanere in partita in ogni istante”, ha ammonito il capo delegazione. Quando gli Azzurri riescono a mantenere alta la soglia dell’attenzione, dimostrano di potersela giocare con chiunque. “Poi, in certi momenti, abbiamo qualche black-out che ci fa uscire dalla gara e ce la fa compromettere. Secondo me è l’unico difetto che in questo momento abbiamo”. Questi passaggi a vuoto, costati cari in passato, sono un lusso che l’Italia non potrà permettersi nelle gare da dentro o fuori dei playoff, dove ogni singolo errore può avere un peso specifico enorme.
Il rebus del calendario e la collaborazione dei club
Un altro tema caldo toccato da Buffon riguarda la cronica difficoltà nel trovare spazi adeguati per permettere alla Nazionale di lavorare con continuità. Il calendario internazionale, sempre più congestionato, lascia poche finestre a disposizione per raduni e stage. “Per quanto riguarda il calendario è complicato, ma non perché non ci sia la predisposizione da parte delle società o perché troviamo un muro”, ha precisato Buffon. La criticità è strutturale: “Non ci sono proprie finestre per pensare a 2-3 giorni per poterci ritrovare”. Nonostante ciò, emerge una nota positiva. Buffon ha infatti sottolineato l’apertura e la collaborazione riscontrate da parte dei club di Serie A. “Per un piccolo stage, ad oggi non c’è nulla di certo, ma devo dire che abbiamo trovato un abbraccio sincero da parte delle società e questo ci ha fatto piacere. Qualcosina riusciremo a fare col loro conforto. Lo sentono tutti questo impegno”. Un segnale importante di unità d’intenti, fondamentale per preparare al meglio un appuntamento che sta a cuore all’intero movimento calcistico italiano.
Uno sguardo al passato per costruire il futuro
Le riflessioni di Buffon non si limitano all’attualità, ma affondano le radici in un passato che deve servire da lezione. In recenti interviste, aveva già evidenziato come i problemi attuali derivino da errori di programmazione commessi negli ultimi vent’anni. “Paghiamo gli errori del passato, a quando ci siamo adagiati sulla nostra forza… pensando che sarebbe stato eterno per grazia ricevuta”, aveva dichiarato alla Gazzetta dello Sport. Un monito a non dare nulla per scontato e a investire sulla crescita dei giovani talenti fin dalle fasce d’età più basse, per garantire un ricambio generazionale costante e di qualità. La strada per i Mondiali 2026 passa inevitabilmente dai playoff, un percorso a ostacoli che l’Italia, per la terza volta consecutiva, è chiamata ad affrontare. L’obiettivo è uno solo: scacciare i fantasmi del passato e riconquistare il palcoscenico mondiale che spetta alla nostra storia.
