Una giornata di “dolce tristezza”, come l’ha definita il Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi. Roma e l’Italia intera hanno reso omaggio a Nicola Pietrangeli, icona intramontabile del tennis italiano e mondiale, scomparso all’età di 92 anni. La camera ardente, allestita in un luogo carico di simbolismo, lo stadio del Foro Italico che porta il suo nome, ha accolto un flusso ininterrotto di amici, campioni di ieri e di oggi, istituzioni e semplici appassionati, tutti uniti nel ricordo di un uomo che è stato molto più di un atleta. Accanto al feretro, la Coppa Davis vinta da capitano nel 1976, quasi a sigillare un’eredità sportiva e umana ineguagliabile.

Le parole del ministro Abodi, presente alla commemorazione, hanno catturato l’essenza di Pietrangeli: “È una giornata di dolce tristezza, che è l’essenza di ciò che è stato Nicola. Ha sempre preso vita di petto”. Un ritratto che va oltre le vittorie sul campo, descrivendo un uomo dalla personalità forte e genuina. “Rappresenta l’eccellenza delle persone”, ha proseguito Abodi, sottolineando una delle sue qualità più ammirate: la capacità di trattare tutti allo stesso modo, “dal capo di Stato a chi lo salutava per strada”. Un campione del popolo, accessibile e umano, la cui grandezza non è mai stata offuscata dall’arroganza.

Un’eredità scolpita nella terra rossa

Nato a Tunisi l’11 settembre 1933, Nicola Pietrangeli è stato un pioniere e un rivoluzionario del tennis italiano. In un’epoca dominata da altri sport, ha saputo conquistare le prime pagine con uno stile di gioco elegante e un talento cristallino. La sua carriera è un’antologia di successi che ancora oggi risplendono nella storia di questo sport.

  • I trionfi al Roland Garros: Ha iscritto il suo nome nell’albo d’oro degli Internazionali di Francia per due volte consecutive, nel 1959 e nel 1960, un’impresa mai più riuscita a un tennista italiano in campo maschile.
  • Recordman in Coppa Davis: Il suo legame con la maglia azzurra è stato viscerale. Detiene tuttora il record mondiale di presenze (164) e di incontri vinti (120) nella massima competizione a squadre per nazioni.
  • Capitano vincente: Ha guidato da capitano non giocatore la storica spedizione italiana che conquistò la prima e unica Coppa Davis nel 1976, in Cile.
  • Unico italiano nella Hall of Fame: La sua grandezza è stata riconosciuta a livello globale con l’inserimento, unico italiano, nella prestigiosa International Tennis Hall of Fame di Newport.

Ma al di là dei numeri, Pietrangeli è stato un fenomeno di costume, un simbolo dell’Italia della “Dolce Vita”, capace di coniugare la classe in campo con un carisma e uno spirito che lo hanno reso un personaggio amato e rispettato in tutto il mondo.

L’ultimo saluto nel suo tempio

La camera ardente è stata un tributo sentito e commosso, organizzato secondo le sue stesse volontà. Le note delle canzoni di Charles Aznavour e “My Way” di Frank Sinatra, da lui scelte, hanno accompagnato l’ultimo saluto, mentre su un maxischermo scorrevano le immagini dei suoi trionfi. Tanti i volti noti presenti per rendergli omaggio: dal Presidente del CONI Giovanni Malagò, che lo ha ricordato come “uno di famiglia”, ad ex campioni come Adriano Panatta e Fabio Fognini, fino al Principe Alberto di Monaco, che ha sottolineato come Pietrangeli sia sempre stato presente nei momenti importanti della sua vita. I funerali si sono poi svolti in forma privata presso la chiesa della Gran Madre di Dio a Ponte Milvio.

Il figlio Marco ha ricordato l’emozione del padre per la recente vittoria dell’Italia in Coppa Davis, un cerchio che si chiude, un’eredità raccolta dai “suoi ragazzi”. L’Italia del tennis, oggi ai vertici mondiali, è anche figlia della sua passione, del suo esempio e della strada che ha saputo tracciare. Nicola Pietrangeli non è stato solo un campione, ma un maestro di sport e di vita, la cui leggenda continuerà a ispirare le future generazioni. Come ha detto Fognini, “oggi in Italia nel tennis siamo tutti figli di Nicola”.

Di nike

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