Il mondo dello sport italiano piange la scomparsa di una delle sue leggende più luminose e carismatiche. Nicola Pietrangeli, icona del tennis tricolore e simbolo di un’intera epoca, si è spento a Roma all’età di 92 anni. La notizia ha scosso profondamente non solo gli appassionati della racchetta, ma l’intero panorama sportivo e culturale del Paese, che oggi rende omaggio a un uomo che è stato molto più di un semplice atleta.

La sua è stata una vita dedicata al tennis, vissuta sempre da protagonista. Un talento purissimo, capace di incantare le platee di tutto il mondo con un gioco elegante e allo stesso tempo efficace, fatto di rovesci magistrali e smorzate geniali. Pietrangeli è stato il primo tennista italiano a trionfare in un torneo del Grande Slam, conquistando per ben due volte consecutive il Roland Garros, nel 1959 e nel 1960. Successi che lo proiettarono fino al terzo posto del ranking mondiale, scrivendo il suo nome nell’Olimpo del tennis.

Il ricordo commosso di Giovanni Malagò: “Mi chiamava Giovannino”

Tra i ricordi più toccanti e personali, spicca quello di Giovanni Malagò, presidente della fondazione Milano Cortina 2026 ed ex numero uno del CONI. Le sue parole, pronunciate a margine della camera ardente allestita al Foro Italico, nello stadio che porta proprio il nome del campione, dipingono un ritratto intimo e affettuoso. “Un fenomeno come atleta, ma faccio fatica a staccare il tennista dall’uomo perché mi ha visto crescere. Mi chiamava ‘Giovannino’ anche se tanto ‘ino’ non sono”, ha raccontato Malagò con la voce rotta dall’emozione.

Un legame profondo, quello tra i due, che andava ben oltre i campi da gioco. “Era scanzonato e ironico, ma soprattutto un amico di famiglia”, ha aggiunto Malagò, sottolineando come le famiglie Pietrangeli, Pesci e Malagò fossero unite da un’amicizia storica. Un rapporto consolidato da vacanze e momenti di vita condivisa, che rende l’addio ancora più doloroso. “Vedere un uomo come Nicola, forte come una quercia, sempre così energico, sempre al centro della vita, in quelle condizioni, mi ha fatto pensare: speriamo che il prima possibile finisca questo calvario”, ha confessato Malagò, ricordando la sua ultima visita al campione.

Un Palmarès Ineguagliabile e l’Amore per la Maglia Azzurra

La carriera di Nicola Pietrangeli è un monumento ai successi e alla dedizione. Oltre ai due trionfi parigini, il suo palmarès vanta 48 titoli complessivi, tra cui due edizioni degli Internazionali d’Italia. Ma è in Coppa Davis che il suo nome è diventato leggenda. Detiene ancora oggi i record mondiali per partite giocate (164), incontri vinti in singolare (78) e in doppio (42).

La maglia azzurra era per lui una seconda pelle. Se da giocatore ha sfiorato l’impresa, portando l’Italia a due finali nel 1960 e 1961, da capitano non giocatore ha realizzato il sogno di un’intera nazione. È stato lui a guidare la squadra composta da Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli alla storica vittoria in Cile nel 1976, la prima e per lungo tempo unica “Insalatiera” della storia del tennis italiano. Un trionfo che ha segnato una generazione e che è stato celebrato con l’esposizione del trofeo accanto al suo feretro durante la camera ardente.

L’Ultimo Saluto al Foro Italico

L’ultimo omaggio a Nicola Pietrangeli non poteva che essere al Foro Italico, la sua casa. La camera ardente è stata allestita proprio sul campo a lui intitolato, un luogo carico di storia e di ricordi. In tanti, tra amici, ex colleghi, autorità e semplici tifosi, hanno voluto rendergli l’ultimo saluto. Dalla compagna di una vita Licia Colò al Principe Alberto di Monaco, che ha ricordato un’amicizia solida e sincera.

La cerimonia, organizzata secondo le sue stesse volontà, è stata accompagnata dalle note di Charles Aznavour e di “My Way” di Frank Sinatra, brano che riassume perfettamente una vita vissuta intensamente e senza compromessi. Un uomo che, come ha ricordato la stessa Colò, “diceva sempre le cose così come le pensava, andando spesso contro corrente”. Un carattere forte, a volte spigoloso, ma sempre autentico, che lascia un vuoto incolmabile nel cuore di chi lo ha conosciuto e ammirato.

Gli ultimi mesi della sua vita sono stati segnati dalla sofferenza, a causa di problemi di salute e, soprattutto, dal dolore immenso per la prematura scomparsa del figlio Giorgio. Un calvario che ora si è concluso, lasciando però un’eredità sportiva e umana che non verrà dimenticata.

Di nike

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