ROMA – Un Paese a due, anzi, a più velocità. L’Italia del trasporto pubblico locale (TPL) arranca vistosamente, distanziata da una media europea che viaggia su ben altri binari. A certificarlo, con dati impietosi, è il nuovo report “Mind the Gap”, pubblicato dall’associazione ambientalista Clean Cities, una coalizione di oltre 130 ONG che punta a una mobilità urbana a zero emissioni entro il 2030. L’analisi mette a nudo un sistema fragile, sottofinanziato e profondamente disomogeneo, che lascia i cittadini, soprattutto nel Centro-Sud, sempre più dipendenti dall’auto privata.

Il quadro che emerge è a tinte fosche: le grandi città italiane offrono la metà dei servizi di trasporto pubblico rispetto alle principali metropoli europee e dispongono di appena un quinto delle infrastrutture di trasporto rapido di massa come metro, tram e filobus. Un ritardo strutturale che, come vedremo, ha radici profonde e conseguenze tangibili sulla vita quotidiana di milioni di persone e sull’economia del Paese.

Un Divario Abissale: I Numeri del Confronto

Per comprendere la portata del problema, basta guardare ai dati. Il report confronta l’offerta di TPL, misurata in posti-km pro capite, tra le città italiane e le eccellenze europee.

  • Offerta di servizio: Il rapporto tra la top 3 europea (Praga, Madrid, Varsavia) e le principali città del Centro-Sud Italia è di 8 a 1. Questo significa che per ogni posto disponibile su un mezzo pubblico in città come Napoli, Palermo, Bari o Catania, ce ne sono otto nelle capitali dell’Est e in Spagna.
  • Utilizzo del servizio: Il divario nell’offerta si riflette specularmente sull’utilizzo. Per ogni passeggero che usa i mezzi pubblici a Napoli, Palermo, Bari o Catania, ce ne sono otto a Varsavia, Parigi e Praga.
  • Passeggeri pro capite: Di conseguenza, il numero di viaggi annui per abitante è drasticamente inferiore in Italia, fino a 6 volte in meno rispetto alla media europea. Se il valore mediano europeo si attesta su 410 viaggi pro capite, nelle città del Centro-Nord Italia si scende a meno di 300, per crollare ad appena 70 in quelle del Centro-Sud.

Questi numeri non sono solo statistiche, ma rappresentano una “dipendenza forzata dall’auto privata”, come sottolinea Claudio Magliulo, Head of Italy di Clean Cities. Una mancanza di alternative reali che limita la libertà di scelta e movimento dei cittadini.

Infrastrutture e Soddisfazione: Note Dolenti

Il deficit italiano non riguarda solo la quantità di corse o di posti a sedere, ma anche e soprattutto la qualità e l’estensione delle infrastrutture. Le città italiane, in media, hanno un quinto dei chilometri di rete su ferro (metro e tram) rispetto alle altre metropoli europee. Un dato emblematico è che l’intera rete metropolitana italiana è meno estesa di quella della sola città di Madrid.

Questa carenza strutturale si traduce inevitabilmente in un basso grado di soddisfazione da parte degli utenti. Mentre città come Vienna e Praga vantano un 90% di cittadini soddisfatti del proprio trasporto pubblico, e Berlino o Varsavia si attestano sull’80%, i dati italiani sono sconfortanti:

  • A Palermo, appena 1 cittadino su 5 si dichiara soddisfatto.
  • A Napoli e Roma, meno di 1 su 3 esprime un parere positivo.

Frequenza, affidabilità e sicurezza sono i problemi più sentiti, specialmente nel Mezzogiorno, dove la mancanza di un servizio efficiente ha ripercussioni sociali ed economiche gravi, limitando l’accesso a lavoro, istruzione e cure mediche.

La Crisi Finanziaria: 4 Miliardi “Bruciati” dall’Inflazione

Alla base di questo divario c’è una questione economica cruciale: il sottofinanziamento cronico del settore. La principale fonte di sostentamento per le aziende di TPL è il Fondo Nazionale Trasporti (FNT). Negli ultimi dieci anni, il suo valore nominale ha oscillato tra 4,8 e 5,3 miliardi di euro. Tuttavia, questi numeri non tengono conto dell’impatto dell’inflazione.

Il report di Clean Cities calcola che, negli ultimi cinque anni, l’erosione dovuta all’aumento dei costi ha generato un ammanco complessivo di 4 miliardi di euro per le casse del TPL. In pratica, le risorse reali a disposizione sono diminuite drasticamente, rendendo impossibile non solo potenziare il servizio, ma persino mantenere gli standard esistenti. Basti pensare che un euro del FNT nel 2014 valeva quanto 1,25 euro di oggi, a fronte di un’inflazione specifica del settore trasporti del 25% nello stesso periodo.

Le Proposte di Clean Cities per “Colmare il Vuoto”

Di fronte a questa emergenza, l’associazione ambientalista non si limita alla denuncia ma avanza proposte concrete, lanciando l’omonima campagna nazionale “Mind the Gap” con una raccolta firme e iniziative in diverse città. La richiesta principale è un intervento deciso da parte di Governo e Parlamento.

  1. Aumentare il Fondo Nazionale Trasporti: La proposta è di riportare la dotazione del FNT ai livelli reali del 2010-2011. Questo richiederebbe uno stanziamento aggiuntivo in legge di bilancio di 1,2 miliardi di euro, portando il fondo a circa 6,5 miliardi a prezzi attuali.
  2. Investimenti in Infrastrutture: Servono risorse dedicate per colmare il gap infrastrutturale, finanziando nuove linee di metro, tram e filobus.
  3. Accelerare l’Elettrificazione: È fondamentale spingere sulla transizione ecologica, rinnovando il parco mezzi con autobus a zero emissioni.

Investire nel trasporto pubblico, conclude il report, non è solo una questione ambientale, ma una leva strategica per la coesione sociale, la riduzione delle disuguaglianze e la crescita economica, garantendo a tutti i cittadini un accesso equo a opportunità di lavoro, studio e servizi essenziali.

Di atlante

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