ROMA – L’Aula di Montecitorio ha approvato in via definitiva il disegno di legge sull’educazione sessuale e affettiva a scuola, firmato dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Con 151 voti a favore e 113 contrari, il provvedimento, che ora passerà all’esame del Senato, ha concluso un iter parlamentare turbolento, caratterizzato da un aspro scontro politico e da significative modifiche in corso d’opera. Il cuore della nuova normativa risiede nell’estensione dell’obbligo del consenso informato dei genitori per le attività relative alla sfera della sessualità anche per gli studenti delle scuole medie, equiparandole di fatto alle superiori.
La “retromarcia” della Lega e il nuovo assetto
Il punto più dibattuto e controverso del ddl è stato oggetto di una vera e propria “retromarcia”, come l’hanno definita le opposizioni. Inizialmente, un emendamento a firma Lega, approvato in commissione Cultura, aveva introdotto un divieto totale per l’educazione affettiva e sessuale non solo per infanzia ed elementari, ma anche per le scuole secondarie di primo grado. Questa misura aveva scatenato un’ondata di proteste da parte del mondo della scuola, associazioni e partiti di opposizione, che l’avevano bollata come “oscurantista” e “dannosa”.
Di fronte alle crescenti critiche, la stessa Lega ha presentato un nuovo emendamento correttivo che ha cancellato il divieto per le medie, mantenendolo solo per la scuola dell’infanzia e primaria. Il nuovo testo, ora legge dopo il voto della Camera, stabilisce quindi che qualsiasi attività, curriculare o extracurriculare, attinente alla sessualità potrà essere svolta nelle scuole medie e superiori solo previo consenso scritto e preventivo dei genitori degli alunni minorenni. Le famiglie dovranno essere informate dettagliatamente su finalità, contenuti, materiali didattici e eventuali esperti esterni coinvolti, con almeno una settimana di anticipo. In caso di mancato consenso, la scuola sarà tenuta a garantire attività alternative.
Lo scontro in Aula e le accuse di Valditara
L’approvazione finale del testo è arrivata dopo settimane di alta tensione, culminate in una seduta infuocata lo scorso 12 novembre. In quell’occasione, un durissimo scontro verbale tra il ministro Valditara e i banchi dell’opposizione aveva portato alla sospensione dei lavori e a una bagarre. Il ministro aveva accusato le opposizioni di “sfruttare un tema delicato come i femminicidi” per attaccare il provvedimento, pronunciando un “vergognatevi” che ha scatenato la reazione indignata di PD, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra.
Valditara aveva difeso il suo ddl, affermando che fosse “falso” sostenere che la legge impedisse la lotta alla violenza di genere o l’informazione sulle malattie sessualmente trasmissibili. Le opposizioni, dal canto loro, hanno parlato di un atteggiamento “arrogante” e “offensivo” da parte del ministro, creando una “frattura profonda tra Parlamento e governo”.
Le reazioni politiche: maggioranza esulta, opposizioni critiche
Il via libera della Camera è stato accolto con soddisfazione dalla maggioranza. Il deputato della Lega Rossano Sasso, relatore del provvedimento, ha dichiarato che “la Lega e il governo restituiscono dignità alla famiglia e alla libertà di scelta educativa”, affermando che “nell’educazione dei figli vengono prima i genitori”. L’obiettivo, secondo il centrodestra, è porre un “argine al gender” e all’ideologia nelle scuole.
Di tenore opposto le reazioni delle opposizioni. Nonostante la modifica sulle scuole medie sia stata definita una “vittoria del buonsenso” e una “correzione necessaria”, il giudizio complessivo sul ddl rimane fortemente critico. Secondo i partiti di minoranza, la legge impone un “modello censorio” che attacca l’autonomia scolastica e rischia di ostacolare la formazione dei giovani al rispetto e alla parità. Esponenti del Partito Democratico hanno sottolineato come il provvedimento, pur corretto, non cancelli “l’errore di fondo: quello di pensare che la scuola debba tacere su tutto ciò che riguarda la crescita emotiva, relazionale e sessuale degli adolescenti”. Vi è il timore che la norma possa limitare l’accesso a informazioni cruciali per la prevenzione della violenza di genere e per una crescita sana e consapevole.
Dopo l’approvazione, le opposizioni hanno inscenato un flash mob davanti a Montecitorio con cartelli come “Più educazione, meno violenza”, a testimonianza di una battaglia politica che, con il passaggio del testo al Senato, è destinata a continuare.
