Il Cile si avvicina al decisivo ballottaggio del 14 dicembre per le elezioni presidenziali con un colpo di scena che potrebbe ridisegnare gli equilibri politici. Il Partito della Gente (PdG), guidato dal carismatico e controverso leader populista Franco Parisi, ha ufficialmente indicato ai suoi elettori la via del voto nullo o della scheda bianca. Questa scelta, emersa da una consultazione interna online, pone una seria ipoteca sulle aspirazioni dei due contendenti, la candidata della coalizione di governo progressista “Unidad por Chile”, Jeannette Jara, e l’esponente del Partito Repubblicano, José Antonio Kast.
Con un sorprendente 19,71% dei consensi al primo turno, equivalente a circa 2,5 milioni di voti, Franco Parisi si è imposto come la terza forza politica nazionale, diventando di fatto l’ago della bilancia per il risultato finale. L’esito della consultazione interna del PdG è stato inequivocabile: un massiccio 78% dei militanti ha espresso la propria preferenza per l’astensione attiva, manifestando una profonda sfiducia verso entrambe le opzioni in campo. Solo una minoranza si è schierata: il 20% a favore del candidato di destra Kast e un esiguo 2% per la candidata comunista Jara.
La “terza via” del Partito della Gente
In una nota ufficiale, il partito ha dichiarato che “questo esito evidenzia la giustificata insoddisfazione dei nostri sostenitori nei confronti delle opzioni al prossimo turno”. La posizione del PdG riflette una strategia precisa, riassumibile nello slogan “Ni facho, ni comunacho” (Né fascista, né comunista), che ha caratterizzato la campagna elettorale di Parisi. Questo approccio mira a intercettare il malcontento di una fetta consistente dell’elettorato cileno, delusa tanto dalle forze tradizionali di centro-sinistra quanto dalla destra più radicale. Parisi, economista noto per la sua capacità di comunicare concetti complessi in modo semplice, ha costruito il suo successo su una piattaforma “anti-politica” e un forte utilizzo dei social media, rivolgendosi a quella che definisce la “classe media”.
Il risultato del primo turno ha mostrato una netta divisione geografica del voto: Jara ha prevalso nella regione metropolitana di Santiago, Kast ha ottenuto la maggioranza nelle regioni meridionali, mentre Parisi ha conquistato le zone minerarie del nord, aree particolarmente colpite dalle problematiche legate all’immigrazione irregolare e alla criminalità. Proprio su questi temi, sicurezza e immigrazione, si è concentrata gran parte della campagna elettorale, riflettendo le principali preoccupazioni dei cittadini cileni.
I due candidati alla prova del nove
Jeannette Jara, esponente del Partito Comunista e candidata di un’ampia coalizione di centro-sinistra, si trova ora di fronte alla difficile sfida di convincere un elettorato che, almeno nella base del PdG, si è dimostrato quasi totalmente refrattario al suo messaggio. Il suo programma, incentrato su un “crescita economica giusta, inclusiva e sostenibile” e sulla costruzione di uno “Stato Sociale”, dovrà trovare nuovi argomenti per attrarre i voti moderati e quelli degli insoddisfatti. Le sue proposte includono il rafforzamento della sicurezza pubblica e un maggiore controllo statale sull’economia.
Dall’altra parte, José Antonio Kast, leader del Partito Repubblicano e figura di spicco della destra conservatrice, pur partendo da una base di potenziale consenso più ampia all’interno dell’elettorato di Parisi, non è riuscito a sfondare. Il suo programma, “la forza del cambio”, si focalizza su tre emergenze: sicurezza, economia e sociale, con proposte come un drastico taglio alla spesa pubblica, la costruzione di fossati alle frontiere per fermare l’immigrazione clandestina e la deportazione di massa degli immigrati irregolari. Nonostante il sostegno già annunciato da parte degli altri candidati di destra sconfitti al primo turno, come Evelyn Matthei e Johannes Kaiser, l’appoggio degli elettori di Parisi appare tutt’altro che scontato.
Un Paese polarizzato verso un futuro incerto
Il ballottaggio del 14 dicembre si preannuncia quindi come uno dei più incerti della storia recente del Cile. La decisione del Partito della Gente di non schierarsi riflette la profonda polarizzazione del paese e la crescente sfiducia verso la classe politica tradizionale. L’alta affluenza registrata al primo turno, superiore all’85% grazie all’introduzione del voto obbligatorio, dimostra un forte desiderio di partecipazione, ma anche una profonda divisione interna. Il risultato finale dipenderà dalla capacità dei due candidati di mobilitare le proprie basi e, soprattutto, di interpretare e dare una risposta al malcontento espresso da quei 2,5 milioni di cileni che, per ora, sembrano non volere né Jara né Kast alla guida del paese.
