In un’intensa giornata di attività diplomatica con al centro il futuro dell’Ucraina, il presidente francese Emmanuel Macron ha avuto un colloquio telefonico con l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. La conversazione, come reso noto da fonti dell’Eliseo, si è concentrata sulle “condizioni di una pace forte e duratura in Ucraina” e sulle prossime tappe del lavoro di mediazione che vede attualmente impegnati gli Stati Uniti.
Questo dialogo transatlantico arriva in un momento cruciale, subito dopo la visita a Parigi del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, la sua decima in Francia dall’inizio del conflitto. Durante l’incontro all’Eliseo, Macron e Zelensky hanno fatto il punto sugli intensi negoziati in corso, in un tentativo di rafforzare il coordinamento occidentale di fronte alle complesse trattative di pace.
Il nodo delle garanzie di sicurezza
Un tema centrale, emerso con forza sia dal vertice parigino che dalla successiva telefonata tra Macron e Trump, è quello delle garanzie di sicurezza per Kiev. Il presidente francese ha sottolineato la “dimensione centrale” di tali garanzie, esprimendo la determinazione della Francia a collaborare strettamente con gli Stati Uniti su questo fronte. Si tratta di un punto considerato imprescindibile da Zelensky, che ha più volte ribadito come qualsiasi accordo di pace debba includere meccanismi solidi e “molto pratici” per proteggere la sovranità ucraina da future aggressioni.
Le garanzie di sicurezza sono un concetto complesso nel diritto internazionale. Non si tratta di un’illusione di sicurezza assoluta, ma di impegni vincolanti da parte dei paesi garanti a proteggere il destinatario. Nel contesto ucraino, si discute di un modello che possa ricalcare l’articolo 5 della NATO, impegnando gli alleati a considerare un attacco all’Ucraina come un attacco all’intera “comunità transatlantica”.
La mediazione americana e il piano di pace
La telefonata si inserisce nel quadro degli sforzi di mediazione portati avanti dall’amministrazione Trump, che secondo indiscrezioni avrebbe approvato un piano di pace in 28 punti. Questo piano, sviluppato in consultazione con funzionari ucraini e russi, si concentrerebbe proprio sul fornire a entrambe le parti le necessarie garanzie di sicurezza. Tuttavia, permangono nodi cruciali e sensibili, come la questione dei confini e la possibile cessione di territori, tra cui il Donbass, in cambio della firma di un accordo da parte di Mosca.
Mentre Washington esprime “grande ottimismo” sulle possibilità di un accordo, con l’inviato speciale Steve Witkoff atteso a Mosca per un incontro con Vladimir Putin, la parte europea, e in particolare Macron, sottolinea che nessun piano potrà essere finalizzato senza un pieno coinvolgimento dell’Europa al tavolo dei negoziati. “Siamo ancora in una fase preliminare”, ha dichiarato Macron, evidenziando la necessità di un approccio coordinato.
Un fronte occidentale compatto
La visita di Zelensky a Parigi e i successivi contatti diplomatici hanno messo in luce la volontà di mantenere un fronte occidentale unito. Dopo l’incontro con Macron, i due leader hanno tenuto una videoconferenza con l’inviato di Trump e il capo negoziatore ucraino, Rustem Umerov, impegnati a Miami in un nuovo round di trattative. Successivamente, si è svolta una conversazione allargata che ha coinvolto, tra gli altri, la premier italiana Giorgia Meloni, il premier britannico Keir Starmer e altri leader europei, per fare il punto sui risultati dei negoziati in Florida.
Da più parti è stato riconosciuto l’approccio costruttivo di Zelensky, ma anche la difficoltà delle trattative. Lo stesso presidente ucraino ha ammesso che, sebbene i colloqui siano stati produttivi, restano “questioni difficili su cui bisogna ancora lavorare”. La sfida principale rimane quella di conciliare la ricerca di una pace rapida con la necessità che questa sia giusta e, soprattutto, duratura, un equilibrio delicato che richiederà ancora un intenso lavoro diplomatico a tutti i livelli.
