Tensione in aula: la cittadinanza resta, per ora
Il Consiglio Comunale di Bologna ha deciso di non procedere con urgenza alla revoca della cittadinanza onoraria conferita a Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati. Durante una seduta pomeridiana carica di tensione, la maggioranza di centrosinistra ha votato a favore dell’ammissibilità dell’ordine del giorno presentato dalle opposizioni, ma ne ha respinto il carattere d’urgenza, di fatto “congelando” la discussione. Questa mossa politica ha confermato, almeno per il momento, l’onorificenza concessa alla giurista lo scorso 6 ottobre, nonostante un dibattito che ha messo in luce profonde fratture interne alla stessa maggioranza.
Le ragioni della discordia: le parole di Albanese su “La Stampa”
A innescare la richiesta di revoca da parte delle opposizioni sono state le recenti e controverse dichiarazioni di Francesca Albanese in merito all’assalto di manifestanti pro-Palestina alla redazione del quotidiano “La Stampa” a Torino. La relatrice ONU, pur condannando la violenza, aveva aggiunto che l’episodio dovesse servire da “monito alla stampa per tornare a fare il proprio lavoro”. Queste parole sono state interpretate da molti come un’ambigua giustificazione di un atto intimidatorio e un attacco alla libertà di stampa, principio tutelato dall’articolo 21 della Costituzione. La reazione del mondo politico è stata immediata e trasversale, alimentando un dibattito già acceso al momento del conferimento della cittadinanza.
L’attacco delle opposizioni: “Una scelta vergognosa”
Le forze di centrodestra in Consiglio Comunale non hanno usato mezzi termini per criticare la decisione della maggioranza. Matteo Di Benedetto, capogruppo della Lega e primo firmatario di uno degli ordini del giorno per la revoca, ha definito “vergognosa” la presa di posizione della sinistra, accusandola di non riuscire a prendere le distanze da Albanese. Sulla stessa lunghezza d’onda si è espresso Nicola Stanzani di Forza Italia, che con la metafora “tanto tuonò che poi non venne la pioggia” ha sottolineato l’incoerenza di alcuni membri della maggioranza. Stanzani ha fatto notare come consiglieri che in precedenza si erano detti critici verso l’onorificenza, al momento del voto abbiano cambiato posizione, votando contro la revoca o uscendo dall’aula. Il riferimento era in particolare a Cristina Ceretti del Partito Democratico e a Filippo Diaco della lista “Anche tu conti”.
La difesa della maggioranza: “Dalla parte giusta della storia”
A difendere la scelta di non revocare la cittadinanza sono intervenuti diversi esponenti della maggioranza. Il consigliere Detjon Begaj di Coalizione Civica ha spostato il focus della discussione, affermando: “sul banco degli imputati non c’è Francesca Albanese, ma la scelta di questa maggioranza di essere dalla parte giusta della storia, cioè dalla parte di chi, in una istituzione internazionale, ha definito un genocidio quello che è un genocidio non ancora concluso”. Begaj ha definito la polemica “assurda”, ribadendo che il valore di Albanese risiede nel suo “lavoro meticoloso sul genocidio” in Palestina. Gli ha fatto eco Giacomo Tarsitano, della lista civica del sindaco Matteo Lepore, che si è detto preoccupato per “l’attenzione ossessiva che si rivolge alle parole di Francesca Albanese, mentre la stessa attenzione non è stata mai data ai contenuti dei suoi report sul genocidio a Gaza”.
Fratture interne e posizioni illustri
La vicenda ha creato un solco non solo tra maggioranza e opposizione, ma anche all’interno del Partito Democratico e del centrosinistra. Figure di spicco hanno espresso il loro dissenso. L’ex sindaco di Bologna e oggi deputato PD, Virginio Merola, ha definito il riconoscimento “una decisione affrettata”, suggerendo che andrebbe revocata. Anche il parlamentare dem Andrea De Maria ha parlato di parole “inaccettabili e incompatibili con la cittadinanza onoraria di Bologna”. A queste voci si è aggiunta quella del Presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, che ha criticato la relatrice ONU affermando: “Non ho condiviso le parole di Albanese, perché se si condanna si condanna, senza i se e senza i ma”. Nonostante queste critiche interne, la linea della maggioranza in Consiglio Comunale ha tenuto, portando al “congelamento” della discussione sulla revoca.
Un dibattito che travalica i confini di Bologna
Il caso della cittadinanza a Francesca Albanese a Bologna si inserisce in un contesto nazionale di acceso dibattito sulla sua figura. Mentre a Bologna si sceglie di non decidere, a Firenze la sindaca Sara Funaro ha annunciato di non ritenere opportuno conferire la cittadinanza alla relatrice ONU, definendo i suoi messaggi “divisivi”. Parallelamente, a Roma, un murale dedicato ad Albanese è stato vandalizzato, a testimonianza di un clima di forte tensione che circonda il suo operato e le sue dichiarazioni. La vicenda bolognese, quindi, non è un caso isolato, ma il riflesso di una polarizzazione più ampia che interroga la politica e la società civile sul rapporto tra attivismo, ruoli istituzionali e libertà di espressione.
