Milano piange la scomparsa di Padre Eligio Gelmini, frate francescano e figura di riferimento nel panorama sociale italiano, morto all’età di 94 anni. Conosciuto per il suo spirito anticonformista e la sua incrollabile dedizione agli ultimi, Padre Eligio lascia un’eredità di opere pionieristiche che hanno segnato la storia dell’assistenza e del volontariato in Italia. Dalla creazione del primo Telefono Amico alla fondazione della comunità Mondo X, la sua vita è stata un faro di speranza per migliaia di persone travolte dalla solitudine e dalla dipendenza.
Una Vocazione Inquieta al Servizio degli Ultimi
Nato nel 1931 a Bisentrate, una frazione di Pozzuolo Martesana in provincia di Milano, Angelo Gelmini, questo il suo nome all’anagrafe, ha intrapreso un cammino religioso che lo ha portato lontano dalle sacrestie per immergersi nelle periferie esistenziali della società. Fratello minore di un altro noto religioso, Pierino Gelmini, fondatore delle “Comunità Incontro”, Padre Eligio ha sempre manifestato una vocazione inquieta e libera, convinto che il Vangelo andasse vissuto “in uscita”, tra la gente. Questa sua visione lo portò, negli anni Sessanta, a confrontarsi con il dramma crescente della tossicodipendenza e della solitudine che attanagliava la metropoli milanese.
La Nascita di Telefono Amico: Una Voce nella Notte
Nel 1964, da un’intuizione tanto semplice quanto rivoluzionaria, Padre Eligio fondò il primo Telefono Amico d’Italia. In un’epoca in cui il disagio psicologico era ancora un tabù, offrì una linea telefonica attiva giorno e notte, un porto sicuro per chiunque si sentisse sopraffatto dalla disperazione. La prima chiamata, ricevuta da una donna che aveva appena tentato il suicidio, segnò l’inizio di un servizio che, in sessant’anni di attività, ha salvato innumerevoli vite, diventando una “banca dell’amore e una mappa della solitudine”, come amava definirla lo stesso fondatore.
Mondo X: Un’Utopia di Rinascita
Pochi anni dopo, nel 1967, di fronte all’emergenza eroina che mieteva vittime tra i giovani, Padre Eligio diede vita a Mondo X, la sua prima comunità per il recupero dei tossicodipendenti. Quella che lui stesso definì “un’utopia nata tra le ciminiere di Milano” divenne ben presto una rete di accoglienza diffusa in tutta Italia e oltre. Le comunità di Mondo X sorsero in luoghi carichi di spiritualità e bellezza, trasformati in spazi di rigenerazione: dal castello di Cozzo in provincia di Pavia, al convento di San Francesco a Cetona (Siena), fino all’isolotto di Formica, nell’arcipelago delle Egadi, e persino sul monte Tabor in Israele. In questi luoghi, migliaia di giovani hanno trovato non solo un rifugio, ma un percorso esigente di disciplina, lavoro e spiritualità per ricostruire la propria vita.
“Frate Dribbling”: L’Amicizia con Gianni Rivera e il Legame con il Milan
La figura di Padre Eligio è indissolubilmente legata anche al mondo del calcio. A partire dal 1965, divenne consigliere spirituale del Milan, guadagnandosi soprannomi come “Frate by night” o “Fratel dribbling” per il suo stile informale e la sua assidua presenza a San Siro e alle feste mondane. Un’amicizia fraterna lo legò a Gianni Rivera, il “Golden Boy” del calcio italiano. Fu proprio Rivera a scoprire, grazie al frate, una realtà diversa dal “mondo dorato” in cui viveva, innamorandosi del progetto di Mondo X e diventandone un sostenitore. Insieme, i due tentarono persino di acquistare il Milan attraverso un’iniziativa di azionariato popolare, un sogno che, sebbene non realizzato, testimonia la visione innovativa del religioso.
Il legame era così profondo che Rivera, dopo la vittoria della Coppa dei Campioni nel 1969, volle dedicarla proprio a Padre Eligio. Il frate, a sua volta, invitava spesso il campione nelle sue comunità per parlare ai ragazzi di valori come il rispetto e la dignità.
Una Vita tra Luci e Ombre
La vita di Padre Eligio non è stata esente da difficoltà e controversie. Nel 1976 fu arrestato insieme al fratello Pierino con l’accusa di truffa, vicenda dalla quale fu poi scagionato. Questo episodio non fermò la sua opera; anzi, dopo un periodo di difficoltà, si rifugiò in Sicilia dove trasformò l’isola di Formica in una delle sue comunità più simboliche. La sua figura, a volte discussa per i suoi modi eccentrici e la frequentazione dell’alta società, ha sempre mantenuto una coerenza di fondo: la fedeltà ostinata agli ultimi.
Come ha detto lui stesso: “Non sarò un figlio quieto ma la libertà da ogni cosa e l’amore all’Uomo hanno dato pace al mio cuore e passione alla mia vita”. Una frase che racchiude l’essenza di un uomo che ha saputo essere un prete vero, un pioniere dell’accoglienza e un punto di riferimento per chi aveva perso la speranza.
