Un racconto senza filtri, denso di passione, aneddoti e visioni future. Maurizio Sarri, nel format della Lega Serie A “Storie di Serie A” realizzato con il coinvolgimento editoriale di DAZN, ha aperto le porte del suo mondo, offrendo una prospettiva intima e dettagliata sulla sua carriera e, in particolare, sulla sua esperienza alla guida della Lazio. Le sue parole, cariche di sincerità, dipingono il ritratto di un uomo visceralmente legato al calcio, un professionista che non ha mai smesso di considerare il suo lavoro una passione totalizzante.

“I cinque mesi più difficili della mia carriera, ma anche divertenti”

L’incipit della sua seconda vita in biancoceleste non è stato una passeggiata. Sarri non usa mezzi termini per descrivere le difficoltà incontrate: “Quali pensieri ho avuto prima di venire alla Lazio? Che sarebbe stato un anno difficilissimo. Penso che siano stati i cinque mesi più difficili della mia carriera”. Una dichiarazione forte, che testimonia la complessità di un progetto tecnico che ha richiesto tempo, pazienza e un lavoro meticoloso per inculcare i suoi principi di gioco. Tuttavia, anche nei momenti più complessi, il tecnico toscano ha saputo trovare un lato positivo, un elemento imprescindibile del suo approccio al calcio: “tra le altre cose però anche divertenti. La componente gusto c’è, questo è già tanto”. Una filosofia che mette al centro il piacere del gioco, la ricerca della bellezza estetica anche a costo di qualche difficoltà iniziale.

Il rapporto con i presidenti: “Meglio una litigata faccia a faccia che un fondo straniero”

Noto per il suo carattere diretto e talvolta spigoloso, Sarri ha affrontato il tema del suo rapporto con le figure presidenziali, spesso vulcaniche, che ha incontrato lungo il suo cammino. La sua posizione è netta e rappresenta una critica velata al calcio moderno, sempre più in mano a entità finanziarie astratte. “È sempre meglio un presidente tosto che un fondo straniero”, ha affermato con decisione. “È ovvio che il presidente sia una figura dominante, io per tutta la carriera ho avuto presidenti così. A volte meglio una litigata faccia a faccia che un fondo quando non sai con chi parlare”. Parole che sembrano calzare a pennello per il suo attuale presidente, Claudio Lotito, con il quale il confronto, anche acceso, è una costante finalizzata alla crescita del club.

Obiettivi, il ricordo indelebile di Napoli e il sogno Hamsik

Guardando al futuro prossimo, Sarri delinea la strada per una Lazio competitiva ai massimi livelli. L’obiettivo è chiaro: “Sarebbe bello riuscire a creare una base di calciatori che con due o tre innesti possa farti arrivare a un livello sopra rispetto a quello dove siamo. La speranza è che tutte le componenti ci diano una mano”. Un appello all’unità per costruire un progetto solido. L’intervista è stata anche l’occasione per un tuffo nel passato, in particolare nell’esperienza napoletana che lo ha consacrato a livello internazionale. “Da quando lo faccio di professione la sensazione di andare a lavorare non ce l’ho mai avuta”, ha confessato, sottolineando la bellezza di quel periodo. “Il Napoli giocava un calcio straordinario, divertente da vedere. Non abbiamo vinto niente ma è stato un calcio bellissimo. Nessuna squadra che ho avuto in seguito ha avuto la possibilità di replicarlo”. Un calcio talmente unico che, alla domanda su quale giocatore del passato vorrebbe oggi alla Lazio, la risposta è stata immediata: “Marek Hamsik. Avrebbe meritato di più in carriera. Era un calciatore da Barcellona e da Real Madrid”.

Il sogno nel cassetto: chiudere la carriera al Flaminio “Tommaso Maestrelli”

Il finale dell’intervista è un vero e proprio manifesto d’amore per la Lazio e la sua storia. Interrogato su come vorrebbe concludere la sua carriera, Sarri ha dipinto uno scenario da brividi per ogni tifoso biancoceleste. “Con la Lazio che riesca a prendere il Flaminio, che alla prima partita ci sia io in panchina e che lo stadio si chiami Tommaso Maestrelli”. Un desiderio che va oltre il semplice aspetto professionale, legandosi a doppio filo con l’identità e la memoria storica del club. Un omaggio al condottiero del primo, mitico scudetto del 1974, e un’apertura di credito verso il progetto del presidente Lotito di dotare la Lazio di uno stadio di proprietà. Un sogno romantico che, se realizzato, scriverebbe una pagina indelebile nella storia della società e nella carriera di un allenatore che, nonostante le difficoltà, ha trovato a Roma una nuova casa.

Di nike

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