Roma – La trattativa tra il Governo e il settore finanziario sul contributo alla manovra di bilancio sembra essere giunta a un punto di svolta. Dopo giorni di intense interlocuzioni, seguite all’incontro di venerdì scorso a Palazzo Chigi, si profila un’intesa di massima che potrebbe sbloccare risorse cruciali per le modifiche richieste dalla maggioranza. Il cuore del compromesso riguarda l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive (Irap), il cui aumento per banche e assicurazioni dovrebbe fermarsi a due punti percentuali, evitando il più oneroso scatto al 2,5% inizialmente ipotizzato.
A fronte di questo “sconto” sull’aliquota, gli istituti di credito e le compagnie assicurative dovrebbero garantire un sostegno alternativo attraverso un meccanismo di anticipo di liquidità, ricalcando un modello già utilizzato nella precedente legge di bilancio. Questa soluzione, caldeggiata in particolare da Forza Italia, permetterebbe al Governo di reperire i fondi necessari, quantificati in oltre un miliardo di euro, per finanziare una serie di interventi concordati dalla maggioranza.
Il braccio di ferro sull’Irap e la posizione delle banche
La discussione sull’aumento dell’Irap è stata al centro del dibattito nelle ultime settimane. La proposta iniziale del Governo, spinta in particolare dalla Lega, prevedeva un incremento dello 0,5% rispetto a un accordo già raggiunto a ottobre, portando l’aliquota complessiva a un livello giudicato “non sostenibile” dall’Associazione Bancaria Italiana (ABI). Gli istituti di credito, pur comprendendo le necessità del bilancio pubblico, avevano sottolineato come il pacchetto di misure già varato fosse sufficientemente oneroso. La prospettiva di un aumento più contenuto, al 2%, viene quindi accolta con un certo sollievo nel comparto, anche perché eventuali meccanismi di detrazione avrebbero favorito quasi esclusivamente gli istituti di dimensioni molto piccole.
Il malcontento del settore era stato espresso chiaramente anche da figure di spicco come Carlo Messina, CEO di Intesa Sanpaolo, che aveva richiamato a un “maggior rispetto” per il ruolo delle banche nel finanziare il debito pubblico, e Mauro Pastore, direttore generale di Iccrea, che pur assicurando l’applicazione delle decisioni finali, ha sottolineato come le banche non debbano essere viste come colpevoli.
Le altre coperture sul tavolo: da polizze e Tobin Tax alla stretta sui pacchi extra-UE
Per raggiungere la quota necessaria a coprire le modifiche, il Governo sta esplorando diverse altre strade. Oltre al contributo del settore bancario, si guarda con interesse a un possibile incremento delle polizze per gli infortuni del conducente. Un’altra fonte di entrate potrebbe derivare da una nuova tassa sui piccoli pacchi provenienti da Paesi extra-Unione Europea, una misura che andrebbe a colpire principalmente gli acquisti online.
Sul tavolo rimangono anche ipotesi più tecniche, come un ritocco alla cosiddetta Tobin Tax, l’imposta sulle transazioni finanziarie, e un innalzamento dal 18% al 21% dell’aliquota sulla rivalutazione di partecipazioni societarie e terreni, come previsto da un emendamento di Fratelli d’Italia.
Le modifiche della maggioranza: affitti brevi, Isee e libri di testo
I fondi raccolti serviranno a finanziare una serie di modifiche alla manovra fortemente volute dai partiti di maggioranza. Tra le più attese c’è la revisione della normativa sugli affitti brevi. L’accordo raggiunto tra Forza Italia e Lega prevede che l’aumento della cedolare secca al 26% scatti solo a partire dal terzo immobile locato, una misura che dovrebbe autofinanziarsi.
Si sta lavorando anche per trovare una soluzione sul tema delle compensazioni dei contributi e sull’estensione della soglia di valore catastale della prima casa da escludere dal calcolo dell’Isee. Un altro capitolo aperto riguarda i libri di testo, con l’idea lanciata dal Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti di prevedere finanziamenti per le scuole che acquistano direttamente i testi per gli studenti.
I tempi e i prossimi passi
Mentre si limano gli ultimi dettagli sull’accordo con le banche, che secondo fonti di Forza Italia potrebbero includere anche una modifica della norma sui dividendi, i tempi si fanno sempre più stretti. Da martedì inizierà il lavoro in commissione Bilancio al Senato sulle proposte di modifica segnalate, con incontri bilaterali tra i gruppi parlamentari e il Governo per una prima scrematura degli emendamenti. L’obiettivo è quello di approdare in Aula per la discussione generale entro il 15 dicembre.
Resta sullo sfondo, ma non meno importante, il dibattito sull’emendamento di Fratelli d’Italia, a prima firma Marco Osnato, relativo all’oro di Bankitalia. Dopo una riformulazione, il partito della premier Meloni insiste sulla necessità di un confronto “sul tema della maggiore democratizzazione della banca centrale”.
