Roma – Una data da cerchiare in rosso sul calendario per milioni di automobilisti italiani. A partire dal 29 novembre, il panorama del controllo elettronico della velocità sulle strade nazionali subisce una trasformazione radicale. Si è infatti concluso il 28 novembre il censimento nazionale degli autovelox, un’iniziativa promossa dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) per portare trasparenza e legalità in un settore spesso percepito come una mera fonte di guadagno per le casse comunali. La conseguenza diretta è tanto semplice quanto dirompente: tutti i dispositivi di rilevamento della velocità non comunicati e registrati sull’apposita piattaforma telematica ministeriale dovranno essere spenti. Le eventuali sanzioni emesse da tali apparecchi saranno, a tutti gli effetti, nulle e quindi contestabili.
Una banca dati per la trasparenza: ecco il portale del MIT
Il cuore di questa rivoluzione è il decreto ministeriale del 29 settembre 2025, che ha reso operativa la piattaforma online dove Comuni, enti locali e forze dell’ordine avevano 60 giorni di tempo per registrare ogni singolo dispositivo. Come specificato dallo stesso decreto, “La comunicazione dei dati […] è condizione necessaria per il legittimo utilizzo dei dispositivi“. Sul portale, accessibile a tutti i cittadini all’indirizzo https://velox.mit.gov.it/dispositivi, è ora possibile consultare l’elenco ufficiale degli apparecchi autorizzati. Per ogni autovelox censito sono disponibili informazioni dettagliate: marca, modello, matricola, gli estremi del decreto di approvazione o omologazione e la sua esatta collocazione chilometrica. Un passo fondamentale verso la trasparenza, che mira a eliminare i cosiddetti “autovelox fantasma” e a fornire agli automobilisti certezze giuridiche.
Secondo i dati raccolti, a fronte di una stima che parlava di oltre 11.000 apparecchi sul territorio nazionale, quelli regolarmente censiti sarebbero poco più di 3.600. Questo significa che migliaia di dispositivi sono attualmente inutilizzabili ai fini sanzionatori, fino a quando gli enti proprietari non provvederanno a regolarizzare la loro posizione sulla piattaforma, che rimane comunque aggiornabile.
Il nodo irrisolto dell’omologazione: una spada di Damocle sulle multe
Se il censimento rappresenta un punto di svolta per la legalità formale, non risolve però la questione più spinosa e tecnicamente complessa: quella dell’omologazione. A gettare un’ombra lunga sul sistema è una storica sentenza della Corte di Cassazione dell’aprile 2024, la quale ha stabilito un principio fondamentale: per la validità di una multa, non è sufficiente che un autovelox sia “approvato” dal Ministero, ma deve essere specificamente “omologato”. L’approvazione, infatti, attesta la conformità di un prototipo a determinate caratteristiche, mentre l’omologazione è una procedura più rigorosa che certifica la rispondenza di ogni singolo esemplare a quel prototipo, garantendone la precisione e l’affidabilità nel tempo.
Questa distinzione, tutt’altro che formale, ha aperto la strada a una valanga di ricorsi. Secondo le stime del Codacons, quasi il 60% degli autovelox fissi e oltre il 67% di quelli mobili attualmente in uso, oltre a non essere omologato, sarebbe stato approvato prima del 2017, data considerata uno spartiacque normativo in materia. Nonostante le ripetute pronunce della Cassazione, il Ministero ha in passato sostenuto, attraverso circolari, una sostanziale equivalenza tra i due termini, alimentando un clima di incertezza giuridica. Questo caos normativo, che dura da oltre 20 mesi, rimane il vero tallone d’Achille del sistema e la principale leva per gli automobilisti che intendono contestare una sanzione, anche se elevata da un dispositivo regolarmente censito.
Implicazioni per gli automobilisti e le amministrazioni
Cosa cambia, in pratica, per chi si mette al volante?
- Verifica preventiva: Prima di pagare una multa per eccesso di velocità, è ora possibile e consigliabile verificare se il dispositivo che ha rilevato l’infrazione è presente nell’elenco ufficiale del MIT.
- Nullità delle sanzioni: Se l’autovelox non risulta censito, la multa è nulla e può essere impugnata con elevate probabilità di successo.
- Ricorso per mancata omologazione: Anche se il dispositivo è regolarmente registrato, rimane aperta la possibilità di ricorso basato sulla mancanza della specifica omologazione, come sancito dalla Cassazione.
Per le amministrazioni comunali, questa nuova realtà comporta l’obbligo immediato di disattivare gli apparecchi non conformi per evitare contenziosi. Inoltre, si apre una riflessione sul futuro degli investimenti in questi strumenti. Il “tesoretto” derivante dalle multe, che secondo il Codacons solo nelle 20 principali città italiane ha raggiunto i 203 milioni di euro nel triennio 2022-2024, potrebbe subire un drastico ridimensionamento. Sarà necessario un adeguamento tecnologico e procedurale per garantire che i controlli sulla velocità siano non solo strumenti di sicurezza stradale, ma anche procedure legalmente inattaccabili.
In conclusione, l’operazione trasparenza voluta dal MIT segna un passo importante verso un rapporto più equilibrato tra cittadini e pubblica amministrazione. Tuttavia, la strada per una piena chiarezza è ancora lunga. Fino a quando il legislatore non definirà in modo inequivocabile le procedure tecniche per l’omologazione, distinguendole nettamente dalla semplice approvazione, il rischio di contenziosi e l’incertezza sulla validità delle sanzioni continueranno a caratterizzare il lifestyle di ogni automobilista italiano.
