CAIRO MONTENOTTE (SAVONA) – Una nuova, drammatica, pagina si aggiunge al bollettino delle morti bianche in Italia. Nella tarda mattinata di oggi, 27 novembre 2025, un artigiano edile di 39 anni, di nazionalità straniera, è deceduto a seguito di una caduta dal tetto di un capannone in fase di ristrutturazione. La tragedia si è consumata a Rocchetta di Cairo, una frazione di Cairo Montenotte, in Val Bormida, provincia di Savona. L’uomo, secondo le prime ricostruzioni, stava lavorando a un’altezza considerevole quando, per cause ancora in fase di accertamento, ha perso l’equilibrio ed è precipitato al suolo.
L’allarme è stato lanciato immediatamente dai suoi compagni di lavoro. Sul posto, in via Ponte Romano, sono intervenuti tempestivamente i soccorsi con un’ambulanza della Croce Bianca di Dego, l’automedica del 118 e anche l’elisoccorso Grifo, ma per il trentanovenne non c’è stato nulla da fare. I numerosi e gravi traumi riportati nella caduta, un volo di circa sei metri, si sono rivelati fatali e il personale sanitario non ha potuto far altro che constatarne il decesso sul colpo.
LE INDAGINI E LA REAZIONE DEI SINDACATI
Sul luogo dell’incidente sono giunti anche i Carabinieri della stazione di Cairo Montenotte e gli ispettori dell’Uopsal (Unità operativa di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro) dell’Asl 2 Savonese, ai quali è affidato il compito di ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto. Le indagini si concentreranno sulla verifica del rispetto di tutte le normative di sicurezza previste per i lavori in quota, come l’utilizzo di imbragature, parapetti e altri dispositivi di protezione individuale e collettiva. Stando alle prime informazioni, la salma sarebbe già stata restituita ai familiari.
L’episodio ha scatenato l’immediata e dura reazione delle organizzazioni sindacali. La Cgil di Savona ha definito l’accaduto “l’ottavo omicidio sul lavoro dall’inizio del 2025 nella nostra provincia”. “Otto, una cifra che da sola racconta una strage che non accenna a fermarsi. La verità è semplice e drammatica: non si sta facendo abbastanza”, si legge in una nota diffusa dal sindacato. La Cgil chiede a gran voce “più ispettori e più controlli sulla prevenzione, più risorse per la formazione e la sicurezza, una legge sugli appalti e subappalti che renda davvero responsabili le imprese affidatarie, senza scaricare rischi e obblighi sugli ultimi anelli della catena”. Un appello a passare dalle parole ai fatti: “Basta slogan, basta lacrime di circostanza, basta indignazione temporanea. Servono investimenti veri e immediati per fermare questa strage quotidiana. La sicurezza sul lavoro non è un costo: è un diritto. E lo Stato ha il dovere di garantirlo”.
Sulla stessa linea anche la Cisl, con il responsabile di Savona Simone Pesce e il segretario generale Filca Cisl Liguria Andrea Tafaria: “Siamo profondamente colpiti dall’ennesima tragedia. È inaccettabile che nel 2025 si continui a morire sul lavoro, spesso in contesti di ristrutturazione in cantieri in cui le attività non riescono ad essere monitorate, coordinate ed organizzate adeguatamente”. Anche la Cisl ribadisce la necessità di un impegno più forte su controlli, formazione e responsabilità condivisa, sottolineando come la cultura della prevenzione debba essere una “priorità quotidiana”.
UN’EMERGENZA NAZIONALE E LOCALE
Questa tragedia si inserisce in un quadro nazionale e locale estremamente preoccupante. Secondo i dati dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering, nei primi nove mesi del 2025 in Italia si sono registrate 784 vittime sul lavoro. La provincia di Savona, in particolare, si conferma un territorio ad alto rischio. Già nei primi mesi dell’anno era stata classificata come “maglia nera” in Liguria e tra le peggiori province d’Italia per incidenza di infortuni mortali. Il settore delle costruzioni, a livello nazionale, è costantemente tra i più colpiti, insieme a trasporti e attività manifatturiere.
Un altro dato drammatico che emerge dalle statistiche è la maggiore vulnerabilità dei lavoratori stranieri, che presentano un rischio di morte sul lavoro più che doppio rispetto ai colleghi italiani. Una realtà che impone una riflessione approfondita sulle condizioni di lavoro, sulla formazione e sulla tutela di tutte le maestranze, senza distinzione di nazionalità.
La morte dell’operaio a Cairo Montenotte non è dunque un caso isolato, ma il sintomo di un’emergenza strutturale che richiede risposte concrete e non più differibili da parte delle istituzioni, del mondo imprenditoriale e della società civile tutta. La sicurezza non può essere considerata un costo da tagliare, ma un investimento imprescindibile sulla vita e la dignità delle persone.
