Roma – “Complimenti per lo sciopero di ieri, avete dato un segnale forte. Forza e in bocca al lupo. Siamo molto contenti del fatto che lo sciopero sia riuscito perfettamente”. Con queste parole, cariche di solidarietà e apprezzamento, il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ha commentato l’esito dello sciopero nazionale dei giornalisti che ha visto un’ampia adesione in tutta Italia. La mobilitazione, proclamata dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI), ha messo in scena un vero e proprio blackout informativo per 24 ore, con siti di notizie non aggiornati, agenzie ferme e palinsesti radiotelevisivi modificati. Un’azione di protesta che non si vedeva da quasi vent’anni e che mira a riaccendere i riflettori su una crisi, quella del mondo dell’informazione, che rischia di minare uno dei pilastri della nostra democrazia.
Le ragioni di una protesta storica: un contratto fermo dal 2016
Il cuore della vertenza è il mancato rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) Fnsi-Fieg, scaduto da quasi dieci anni, nel lontano 2016. Un lasso di tempo enorme, durante il quale il settore editoriale è stato stravolto da cambiamenti epocali. La Fnsi denuncia come, in questo decennio, gli editori abbiano preferito tagliare il costo del lavoro piuttosto che investire nella trasformazione digitale, portando a una drastica riduzione degli organici, a licenziamenti e a ripetuti stati di crisi.
Le richieste dei giornalisti sono chiare e toccano punti nevralgici per la sopravvivenza di una professione essenziale:
- Adeguamento salariale: I sindacati evidenziano come gli stipendi abbiano perso quasi il 20% del potere d’acquisto a causa dell’inflazione, un dato certificato dall’Istat. La proposta degli editori di un “aumento irrisorio” è stata giudicata irricevibile.
- Lotta al precariato: Aumenta a dismisura lo sfruttamento di collaboratori e lavoratori autonomi, spesso pagati pochi euro a pezzo, senza diritti né tutele. Si chiede di favorire l’ingresso di giovani nelle redazioni con garanzie e retribuzioni adeguate.
- Regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale: Una delle sfide più recenti e delicate. I giornalisti chiedono norme chiare per il corretto utilizzo dell’IA, per evitare che diventi uno strumento per sostituire il lavoro umano anziché supportarlo.
- Dignità della professione: La protesta è una battaglia per il riconoscimento del valore sociale del giornalismo. Come sottolinea la Fnsi, un’informazione libera ha bisogno di professionisti indipendenti e non economicamente ricattabili.
La posizione degli editori e il muro contro muro
Dall’altra parte della barricata, la Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG) respinge le accuse. In un comunicato, la Fieg sostiene di aver fronteggiato un “sindacato che non ha voluto affrontare né il tema della complessiva modernizzazione di un contratto antiquato né l’introduzione di regole più flessibili”. Gli editori parlano di un settore in crisi drammatica, con ricavi dimezzati e una concorrenza sleale da parte delle grandi piattaforme digitali (gli Over The Top) che sfruttano i contenuti editoriali. Pur dichiarandosi aperti a un nuovo contratto che promuova l’innovazione, lamentano l’indisponibilità al confronto da parte sindacale su temi cruciali per la sostenibilità economica delle imprese.
Un fronte sindacale compatto
La dichiarazione di Pierpaolo Bombardieri non è un caso isolato. Lo sciopero ha ricevuto il sostegno compatto del mondo sindacale confederale. “La vostra battaglia è la nostra battaglia”, ha dichiarato Giulia Guida della Slc Cgil, sottolineando come le scelte degli editori non tutelino i lavoratori. La mobilitazione dei giornalisti si è inserita in una giornata di agitazione più ampia che ha coinvolto anche altri settori come trasporti e scuola, amplificandone la risonanza. La segretaria della Fnsi, Alessandra Costante, ha parlato di uno sciopero che arriva dopo 20 anni per difendere non solo gli stipendi, ma anche i diritti acquisiti e futuri delle nuove generazioni di giornalisti. La protesta ha visto manifestazioni e presidi in diverse città italiane, da Milano a Palermo, a testimonianza di un malessere diffuso in tutta la categoria.
La strada per il rinnovo del contratto appare ancora in salita. Tuttavia, lo sciopero ha già ottenuto un primo, importante risultato: riportare al centro del dibattito pubblico le condizioni di lavoro di chi ha il compito di garantire il diritto dei cittadini a essere informati. Un “segnale forte”, come lo ha definito Bombardieri, che editori e politica non potranno ignorare a lungo.
