NAPOLI – Si chiude il cerchio sul drammatico sequestro di persona a scopo di estorsione avvenuto lo scorso 8 aprile a San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli. La Polizia di Stato e la Guardia di Finanza, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Napoli, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di altre due persone, completando così l’identificazione dell’intero commando di tre uomini responsabile del rapimento del quindicenne figlio di un imprenditore locale, titolare di un autolavaggio. Ma la vicenda assume contorni ancora più complessi e inquietanti: la stessa indagine ha infatti portato all’iscrizione nel registro degli indagati del padre del ragazzo, con la pesante accusa di riciclaggio aggravato.
La dinamica del rapimento: otto ore di terrore
La mattina dell’8 aprile 2025, il giovane quindicenne è stato vittima di un’azione fulminea e brutale. Mentre si recava a scuola, è stato afferrato, trascinato con forza a bordo di un furgone e condotto in un’abitazione nel quartiere Barra di Napoli. Lì è rimasto ostaggio per circa otto ore, legato mani e piedi a una sedia e con un cappuccio che gli copriva la testa, in uno stato di profondo terrore. I rapitori hanno contattato la famiglia, formulando una richiesta di riscatto esorbitante: un milione e mezzo di euro, che non è mai stato pagato. Nel pomeriggio dello stesso giorno, il ragazzo è stato infine liberato nei pressi di uno svincolo della tangenziale di Napoli, in direzione Licola, ponendo fine a un incubo durato un’intera giornata.
Le indagini e gli arresti: il cerchio si chiude
Le indagini, condotte congiuntamente dalla Squadra Mobile e dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza, hanno dato i primi frutti già nelle ore immediatamente successive al rilascio. Il giorno stesso del rapimento, infatti, è stato individuato e fermato il primo componente del gruppo, Amaral Pacheco De Oliveira, un uomo di 24 anni. Il suo fermo è stato poi convalidato dal GIP, che ha disposto per lui la custodia cautelare in carcere.
La svolta definitiva è arrivata con l’arresto degli altri due membri del commando. Si tratta dei cugini Renato e Giovanni Franco, rispettivamente di 28 e 25 anni. Uno di loro è risultato essere un soggetto già noto alle forze dell’ordine e ritenuto vicino ad ambienti della criminalità organizzata dell’area orientale di Napoli. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, coordinati dal pm Henry John Woodcock, Renato Franco sarebbe stato l’organizzatore del sequestro. Avrebbe anche tentato di comprare il silenzio di Pacheco De Oliveira, offrendo denaro alla sua compagna e supporto legale per evitare che collaborasse con la giustizia. Tuttavia, Pacheco De Oliveira ha deciso di collaborare, fornendo dettagli cruciali per la ricostruzione dei fatti.
L’ombra del riciclaggio: indagato il padre della vittima
Parallelamente all’inchiesta sul sequestro, le attività investigative hanno aperto un secondo, preoccupante filone. Durante una perquisizione eseguita il 16 luglio 2025, sono emersi elementi che hanno portato la DDA a iscrivere nel registro degli indagati il padre del quindicenne rapito. L’ipotesi di reato contestata è quella di riciclaggio aggravato dal metodo mafioso. Secondo le prime indiscrezioni, l’imprenditore è sospettato di aver “ripulito” denaro per conto del clan Cuccaro, un’organizzazione camorristica attiva sul territorio. Questa nuova pista investigativa getta un’ombra sinistra sulla vicenda, intrecciando un crimine odioso come il sequestro di un minore con le dinamiche complesse e pervasive della criminalità organizzata locale. Le verifiche economico-finanziarie sono ancora in corso per definire il quadro completo e le eventuali connessioni tra i due fronti dell’indagine.
